« C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico… » (G. Pascoli)
E’ davvero incredibile la sfacciataggine della vecchia nomenclatura del PD (intendo quegli uomini e donne come D’Alema, Bindi, Bersani ed altri) che dopo aver devastato per venti anni e più il paese in complicità con Berlusconi (ma vi sono alcuni, già protagonisti da prima. Il baffino D’Alema per esempio, era il segretario della FIGC, giovani comunisti ben 42 anni fa).
Alludo alla necessaria riforma del lavoro proposta da Renzi che accolta a larga maggioranza dalla direzione del partito, ampiamente rinnovata grazia al voto democratico delle primarie, rischia di avere vita difficile in un Parlamento che è sotto la guida della vecchia nomenclatura, trattandosi di nominati, all’epoca, da Bersani & soci, e che sembra non voler tenere in nessun conto la scelta della propria direzione, pronti a nuove pratiche ostruzionistiche per paralizzare Camera e Senato, impedendo cosi che la riforma si faccia, mantenendo cosi l’anacronistico e sostanzialmente inapplicato art. 18 della L. 300/70, ovvero lo Statuto dei lavoratori.
Un job già visto per la riforma del sistema elettorale e del Senato, dove i vecchi capoccia del circo, imposero, contro la stessa maggioranza del partito, con la complicità dei conservatori di SEL, un ritardo immane per l’approvazione delle riforme in prima lettura e poi dicono, ipocritamente, che il premier non rispetta il timing.
Una sinistra che è bene ricordarlo all’epoca osteggiò furiosamente lo statuto dei lavoratori, addirittura l’estrema sinistra inscenò scontri di piazza e le Brigate rosse addirittura ne gambizzarono il padre, il povero giuslavorista Gino Giugni. Oggi quella stessa sinistra lo difende a spada tratta in particolare innalzando a simbolo l’art.18, non dopo averlo modificato in modo indigeribile, appena due anni fa, con la Fornero con mille compromessi che, la premiata ditta del baffino e del bevitore solitario di birra, hanno reso intraducibile.
Certo, quello Statuto fu un grande passo avanti per la democrazia in anni in cui lo scontro di classe era fortissimo, si veniva dal più celebre “autunno caldo” che la storia ricordi, quello del 1969, ma oggi, alla luce del rapporto impresa lavoro, risulta assolutamente vecchio e fuori dal tempo.
Il problema è che fuori dal tempo, chiusi nel loro compiaciuto mito della “sinistra, sinistra!”, sono anche quelli della vecchia guardia, capace anche di fare breccia in alcuni giovani come Fassina (Fassina chi?), Cuperlo ed altri conservatori, che si fanno piatti continuatori della sciagurata e perdente sinistra che fu quella che garanti venti anni di dominio di Berlusconi al governo o all’opposizione che fosse. Quella sinistra che annunciava e mai risolveva i conflitti d’interessi del Berlusca, che quando c’era ancora la crescita non era in grado di rilanciare una politica industriale.
E’ il caso di ricordare che il declino della destra e del cavaliere inizio’ nel 2004 una erosione di consensi continua e tuttavia quella sinistra, che è oggi minoranza nel partito, fu incapace di far crescere i suoi consensi. La destra arretrava e la sinistra restava in stallo. Con Renzi tutto ciò, può piacere o meno, è cambiato. Il PD ha fatto un salto di consensi incredibile, qualcosa che dovrebbe gratificare non solo tutti i suoi iscritti ma tutto il gruppo dirigente, cosi non è, ed ancora oggi la vecchia guardia cerca ogni occasione per far pagare a Renzi la rottamazione degli incapaci e di una classe politica segnata da un eterno insuccesso, che Nanni Moretti certifico’ con la famosa nascita dei girotondi quando disse ai vari D’Alema e Bersani: “Con questa classe dirigente non vinceremo mai”.
Eppure, occuparsi degli ultimi, come il nuovo PD cerca di fare, dovrebbe essere una cosa di sinistra. Ma sembra che l’altra sinistra, quella vecchia e gli attuali sindacati, non abbiano occhi per vedere e orecchie per intendere.
Una nomenclatura che ha devastato con la sua vanità ed inettitudine il paese per decenni, lasciandolo prima in una stagnazione economica senza fine e poi facendolo precipitare in recessione.
Una sinistra che ancora due anni fa, reprimeva ogni tentativo di modernizzare il paese e che imponeva il voto unitario nel nome della disciplina di partito, che ha bruciato la possibilità di Prodi di diventare presidente della repubblica, che seppe finanche impedire a Monti di fare, in piena emergenza, il suo lavoro di tecnico. Una sinistra che è stata coprotagonista di una degenerazione politica attraverso meccanismi di corruttele come a Milano e altrove. Questa sinistra oggi vuole la rivincita dopo aver perso molti dei suoi azionisti di riferimento, classe operaia e disoccupati in primis, che di fatto sono stati traditi e poi abbandonati.
Oggi quella minoranza, che rappresenta e male solo se stesso, invoca l’autonomia parlamentare, le mani libere anche rispetto alle decisioni democratiche dei propri organismi direttivi che hanno deliberato liberamente e a grande maggioranza per il cambiamento.
Una sinistra che, come in un incubo, continua a rappresentarsi un paese che non c’è, che si raffigura una lotta di classe che non esiste più, che diffida trucemente delle imprese, senza capire che le imprese sono vittime in solido con i lavoratori dell’attuale crisi economica, i cui motivi sono si finanziari, internazionali, complessi, esiste una responsabilità anche europea, ma stringi, stringi, esiste anche uno specifico italiano della crisi cha va rintracciato proprio in quelle mancate riforme, in quell’incapacità di cambiamento il cui peso non può non ricadere, in buona misura, anche su questa nomenclatura che non le fece e che oggi si picca di dire cose di sinistra.
Ma si può essere più sfacciati di cosi?
Veleno
La sfacciataggine della vecchia sinistra italiana.
Leggo con divertita sorpresa un intervento pro-Renzi di “Veleno”. Un “veleno” in effetti tanto lieve ed impalpabile da assomigliare all’aria fritta.
Mi stupisce apprendere di un Renzi che si batte per gli ultimi, quando dalla demagogica regalia dagli 80 euro proprio gli “ultimi” (penso ai pensionati, anziani che “sopravvivono” con 600 euro al mese, e sono milioni) ne furono esclusi. Mi colpisce l’accusa di collisione con Berlusconi lanciata contro la Nomenklatura del PD (nessuna simpatia, per altro, da parte mia nei confronti di quei “piccoli vecchi”) quando Renzi si appresta a cambiare l’Italia a partire da un accordo con Berlusconi, il famoso e misterioso “patto del Nazareno” (oltre che a guardarsi bene dal proporre una vera legge sul conflitto interessi, quella legge che gli italiani della “sinistra diffusa” invocano da anni). Un Berlusconi che, finalmente condannato, rientra alla grande grazie a Renzi nel gioco politico ai livelli più alti. Mi diverte la tesi di un incredibile aumento dei consensi per il PD renziano, quando il 40 per cento dei voti ottenuti dal PD alle Europee (alle Europee, si badi bene e non lo si dimentichi!) vanno calcolati su quel 59 per cento degli aventi diritto che si scomodò ad andare ai seggi (il che vuol dire, se la matematica non è un opinione, il 25 per cento ca. dell’elettorato complessivo).
Mi turba leggere la richiesta di riattivare forme di “centralismo democratico” (per il quale Debora Serracchiani si spende con grottesca e petulante insistenza) mentre sappiamo bene che la Costituzione (articolo 67) prevede che non vi sia vincolo di mandato per i parlamentari. Una Costituzione che, per “Veleno”, è certo una carta conservatrice, da mandare in soffitta, insieme a quei passatisti di SEL, all’articolo 18, al Senato elettivo, alla “lotta di classe” (ah, che bel sogno da realizzare in Italia, la Silicon Valley, fiore all’occhiello di un Paese dove un quarto dei cittadini non ha diritto all’assistenza sanitaria!), ecc. Tenendo però ben ferma una legge elettorale che non prevede la libera scelta, se non in uno spettro di candidature decise dalla segreteria. Mi infastidisce l’esaltazione di Monti (parli, “veleno” con quei non-pensionati che hanno visto dalla sera alla mattina sconvolta la loro vita, con il regalo di 5 o 6 anni supplementari di lavoro, o con qualcuno del totalmente dimenticato gruppuscolo degli “esodati”), capofila dei tecnocrati neo-liberisti di Bruxelles.
Che dire? Se a “Veleno” piace la nuova DC in formalina PD (mi si perdoni il gioco di parole, ma rendo sicuramente l’idea) che è il partito sognato/guidato dal verbosissimo e inconcludente Renzi, sullo spartito di sofisticatissime messe a fuoco intellettuali (nuovo contro vecchio, velocità contro lentezza, innovatori contro gufi, ecc.) si accomodi.
Ha bisogno però di altri argomenti per convincere gli scettici, quelli che sognano un’Italia più democratica, più equa, più attenta ai bisogni degli ultimi.
Fulvio Senardi (alias “rosolio”)
La sfacciataggine della vecchia sinistra italiana.
Gentile Rosolio, è vero normalmente il veleno della satira e della rabbia va riversato contro il governo, simbolo di potere. Ma dopo venti anni di questa sinistra che ci ha fatto bere un veleno chiamato Berlusconi, Lei non si è stancato? E’ vero Renzi con il cavaliere ci ha fatto il patto del Nazareno, ma a Lei sembra che Berlusconi oggi sia più potente di quando c’erano D’Alema, Bindi e Bersani? O piuttosto si puo’ dire che Renzi con quel patto ha sigillato una pietra tombale su cavaliere e il suo berlusconismo? A me questa ipotesi sembra più probabile. Lei sente più parlare del cavaliere? Renzi l’ha fatto prigioniero, è la migliore garanzia che le riforme si faranno piacciano o no a quella inetta nomenclatura che ci ha soffocati per un ventennio. Oggi si parla di Statuto del Lavoro e art. 18, il sindacato che si straccia le vesti, in questi venti anni ha fatto qualcosa? Molte imprese hanno chiuso, i disoccupati sono aumentati in modo esponenziale, i giovani non hanno futuro. Rosolio, ma Lei si ricorda una sola cosa che ha fatto il sindacato per salvare posti di lavoro, si ricorda una sola vittoria sindacale in questi 20 anni? Io mi ricordo che Renzi ha risolto la vertenza Electrolux, ma non mi pare che il sindacato abbia fatto molto. E del resto se Renzi è cosi spregevole, mentre gli amici di Peinati erano cosi buoni e bravi, come si spiega che il PD era arrivato con Bersani ad essere il quarto partito tra gli operai ed il quinto tra i disoccupati, la sinistra non dovrebbe avere consensi specie tra i soggetti più sofferenti? Convengo sulla libertà dal vincolo di mandato, ma senza richiamarsi al centralismo democratico, a lei sembra giusto che un gruppo di nominati in parlamento impediscano l’attuazione di scelte politiche votate a larghissima maggioranza da organismi scelti con primarie democratiche? E perché era giusta la disciplina di partito quando la imponeva la Finocchiaro per ordine di Bersani e non è democratica se esercitato da chi oggi è maggioranza nel partito? Lei dice che il 40,8% dei voti erano per l’Europee, ma mi scusi Rosolio, faccio appello alla sua intelligenza, ma ci crede davvero a quello che dice? Davvero crede che quei voti erano solo per l’Europa e non anche un segnale di rinnovamento per il paese? Suvvia non faccia l’ingenuo; è vero voto’ solo il 59% degli aventi diritto, ma tutti gli studi convengono sul fatto che molti che non esercitavano più il diritto al voto sono ritornati grazie alla speranza e alla novità di Renzi. Non le sembra un successo della democrazia? E, allora Rosolio, perché unirsi al vomitevole coro di gufi. Renzi puo’ essere simpatico o antipatico, non amo i suoi gigionismi ed eccede in annunci, ma è una speranza, il segno di un mondo giovanile, guardi i tanti ministri under 30, che cerca di riprendersi la vita per fare quello che per decenni tra una ruberia e un’altra, la vecchia classe politica non ha fatto. Non le sembra un buon motivo per tifare per loro? In fondo a tanti giovani come loro, noi (anziani, forse Lei non lo è) gli abbiamo distrutto la vita, credo che un po glielo dobbiamo. O no?