Itinerario natalizio a Napoli da San Gregorio Armeno al lungomare.

Siete alberisti o presepisti? Quest’articolo non ha dubbi. Ne parla nel suo libro “Gesù è nato a Napoli, la mia storia del presepe” il simpaticamente “filosofo” Luciano De Crescenzo, e ce lo racconta la città partenopea a Natale con le sue mille occasioni da non perdere. Da San Gregorio Armeno, la via degli artigiani presepisti, con la sua moltitudine di botteghe, negozietti e coloratissime bancarelle, alle stazioni dell’arte della nuova metropolitana, alla via Caracciolo sul lungomare senza auto.

Per i napoletani vivere l’atmosfera natalizia, significa inoltrarsi nel dedalo di viuzze di San Gregorio Armeno, nel corpo antico della città, ormai famoso in tutto il mondo per la mirabile arte di pochi superstiti artigiani che riescono a tenere viva la tradizione centenaria di statuine per il presepe realizzate a mano.

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Per gli anziani e i genitori che accompagnano i pargoletti nel pellegrinaggio tra personaggi del presepe che suscitano curiosità e fantasia ogni novità risulta blasfema. Lo scorso anno (vedi un mio precedente articolo: Il presepe dell’allegria nel cuore di Spaccanapoli), a suscitare non poche perplessità fu il libro di Papa Benedetto XVI, “L’Infanzia di Gesù”, dove il Papa sostenne che nei pressi della grotta della natività non c’erano animali ne pastori che cantavano. Come è possibile si chiedevano in coro commercianti ed avventori? Il presepe è pieno di personaggi e animali.

Quest’anno, per fortuna, da fine dicitore è arrivato Luciano De Crescenzo, presentatosi nel Complesso Monumentale di San Gennaro all’Olmo, nella medesima strada dei pastori con il suo nuovo libro “Gesù è nato a Napoli. La mia storia del presepe”, edito da Mondadori:

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La suddivisione tra quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire sui documenti di identità – racconta Luciano De Crescenzo. Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia.

Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello”.

I pastori debbono essere quelli di creta, fatti un poco brutti e soprattutto nati a San Gregorio Armeno, e non quelli di plastica che vendono al supermercato, e che sembrano finti; continua De Crescenzo – i pastori debbono essere quelli degli anni precedenti e non fa niente se sono quasi tutti scassati, l’importante è che il capofamiglia li conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per ogni pastore nu bello fattariello…”

Vorrei che leggendo questo libro – spiega l’ingegnere-scrittore – i pastori del presepe diventassero come dei vostri parenti, degli zii o dei cugini, dei personaggi di famiglia a cui si vuole bene.”

L’itinerario, per il turista, parte dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore con i suoi magnifici scavi, all’inizio della strada dei pastori con un esemplare ligneo, la cui origine risale al 1654, costituito da ventuno pezzi a grandezza naturale.

Chiesa San Gregorio Armeno

Proseguendo su Via San Gregorio Armeno, affollata in questi giorni per la visita al fantasmagorico mercatino dei pastori, sughero e presepi, non può sfuggire anche una visita all’omonima chiesa, affrescata da Luca Giordano con i due grandi organi ridondanti d’oro e l’annesso chiostro e, poco più avanti le chiese di San Gennaro all’Olmo e San Biagio Maggiore restaurate e riaperte al pubblico dopo quasi quarant’anni.

Dopo un periodo di oblio, l’arte dei maestri pastorai riprende quota con nuove forme, rispettando l’antica tradizione del modellare manualmente le statuine di terracotta. Una tradizione che si tramanda da padre in figlio. Una testimonianza di Marco Ferrigno che, pur avendo frequentato l’Accademia delle Belle Arti, volendone seguire le orme è ritornato nella bottega che è stata dei suoi avi e del padre don Peppino, venuto a mancare da poco. Al discendente della dinastia è stato chiesto quante statuine riesce a produrre in un giorno. “Una al massimo due – ha risposto – se fatte a mano con vestiti ripresi da cataloghi di cui dispongo o attingendo alla mia fantasia che davvero non mi manca, mentre con gli stampi se ne possono realizzare oltre cento”.

Nella stradina dove nacque Giuseppe Sanmartino, uno dei fini scultori e pittori che si cimentava nel costruire pastori alti 30-40 centimetri con stoppa, fil di ferro e testa, mani e piedi in terracotta, vestiti con abiti sgargianti e, nei vicoli adiacenti non è difficile assistere all’antica arte che affascina grandi e piccini. Ignoti artisti, muniti di microscopici utensili intenti a lavorare minuscole figure da collocare sotto campane di vetro, altri nel modellare volti, animali creati a mano o con calchi. Nei cortili dei palazzi storici operai a costruire “scogli”, scenografie con la grotta, casette coperte da muschio, prati verdi, cascate, mulini azionati con sistemi meccanici, abilmente nascosti.

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Tra balze e ripiani delle bancarelle non è raro scorgere personaggi pubblici – politici, attori, attrici, calciatori, grandi chef stellati rappresentativi della gastronomia italiana…, da Papa Francesco, De Laurentis, Higuain, Maggio, Dzemaili, Renzi, che nulla hanno a che vedere con la sacra rappresentazione ma richiesti da curiosi venuti da fuori come souvenir.

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Il presepe degli chef stellati. In primo piano Ernesto Iaccarino e Ciccio Sultano

La tradizione della via dei pastori, incastonata tra il decumano superiore e quello inferiore nel corpo di Napoli, risale, secondo alcuni al 930 d.C. Sotto le fondamenta del monumentale Monastero di San Gregorio, da visitare con un bellissimo chiostro, c’era un antico tempio dedicato a Cerere; a lei i fedeli portavano statuine votive e da qui sembra nascere la stradina di botteghe di oggetti di adorazione. Ora la chiesa è conosciuta come Santa Patrizia per le spoglie della Santa venuta da Costantinopoli e, ogni martedì, si verifica il miracolo con il bacio della teca.

La rappresentazione della nascita di Gesù si deve a San Francesco, il “Poverello d’Assisi” , quando nel Natale del 1223, il santo costruì nel bosco di Greccio con l’aiuto della popolazione locale un presepe vivente con l’intento di ricreare l’atmosfera della natività e si mise a pregare. La tradizione vuole che in quel momento sia apparso il Bambino. Da qui i primi presepi composti solo con personaggi essenziali, e quindi tutta l’arte presepiale e i tantissimi presepi viventi che si celebrano in Italia.

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A Napoli fu Carlo III di Borbone (1716-1788) ad appassionarsi alla nuova arte. Il re amava circondarsi di artisti e andava nelle botteghe a spiegare come voleva che fossero intagliati piedi e mani dei pastori, passava ore e ore a preparare le “scene” dei presepi di cartapesta e scagliola aiutato da pittori e scultori, con l’entusiasmo di un ragazzo disponeva personalmente angeli e pastori, asinelli e buoi, mangiatoia e cammelli, personaggi orientali, re magi, zampognari, Ciccibacco, Benino, mucche e pecore.

Ai fini intenditori non mancherà una visita ai presepi più importanti della città. Nel Museo di San Martino scenografia animata da centinaia di pastori e animali, donata dall’architetto Cuciniello nel 1879. Nelle sale adiacenti una composizione da record. Venticinque pastori e 13 animali in un guscio d’uovo. Nel Palazzo Reale il presepe del Banco di Napoli, oltre duecento figurine e numerosi accessori provenienti da collezioni private, modellati da grandi scultori come Sanmartino, Francesco e Camillo Celebrano, Angelo Viva, Salvatore Franco.

In ogni chiesa come Gesù Vecchio, Santa Chiara, Santa Maria del Parto, Spirito Santo, “scogli” che risalgono al Sette-Ottocento di noti scultori. Infine le mostre allestite dalle Associazioni “Amici del presepe”. Operai, professionisti, commercianti che dedicano il proprio tempo libero a questa nobile arte e fieri di esporla al pubblico.

Stazione Montecalvario della nuova metro di Toscani

Per chi arriva in città, quest’anno potrà visitare le sedici stazioni della nuova Metropolitana, vere e proprie gallerie d’arte, il rinnovato teatro San Carlo e la galleria Umberto I, dove è stata collocata quest’anno una gigantesca palla di Natale accanto all’albero ricoperto da bigliettini e lettere indirizzate a Babbo Natale,

Galleria Umberto I

la miriade di chiese lungo il tragitto, il Cristo velato della Cappella Sansevero, la ritrovata Via Caracciolo, con pista ciclabile e tante altre bellezze.

Via Caracciolo e il golfo di Napoli da Mergellina

Mario Carillo

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Mario Carillo
Mario Carillo, iscritto all’ordine dei giornalisti della Campania. Prime esperienze alla Redazione napoletana del Giornale d’Italia di Roma, Agenzia Radiostampa, Agenzia NEA, collaboratore fisso da Napoli per il Secolo XIX di Genova, collaboratore del giornale Il Roma di Napoli, Il Gazzettino, Il Brigante, Albatros magazine, Altritaliani.net di Parigi, responsabile napolinews.org, socio Giornalisti Europei, Argacampania (giornalisti esperti agroalimentare).

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