Inerpicarsi o inabissarsi? Seguendo l’eco del romanzo “Cuore nero” di Silvia Avallone

Ancora una volta, il Festival di letteratura e cultura italiana ITALISSIMO, organizzato a Parigi da Fabio Gambaro in questo primo scorcio del mese di aprile e giunto ormai alla decima edizione, ci ha permesso di ascoltare dal vivo e di dialogare con alcune delle voci più interessanti ed originali della narrativa contemporanea, con una particolare attenzione al ramo femminile : tra le autrici presenti alla serie di eventi durati un po’ meno di una settimana, possiamo ricordare Dacia Maraini, Milena Agus, Francesca Giannone, Viola Ardone, Donatella di Pietrantonio, l’esordiente Monica Acito, attorno alla quale è stato proposto al pubblico un bellissimo incontro con la traduttrice francese della sua prima opera « Uvaspina », Laura Brignon.

Il successo di queste “tavole rotonde” o piccoli “salottini letterari” ci ha confermato appieno che i libri non ci invitano solamente a sognare e ad evadere dalla realtà circostante ma sono simili ad ali aperte su una rotta immaginaria verso la libertà, come ha recentemente sottolineato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La letteratura, quindi, ha il potere magico di indicare una strada, una via nuova da percorrere, e poco importa se il sentiero appare talvolta assai impervio e faticoso da trovare e da seguire, come nel caso della salita nei boschi, unico modo per raggiungere a piedi Sassaia nel romanzo « Cuore Nero » di Silvia Avallone, se l’ascesa ed il moto di ricerca interiore che avvia nei personaggi ed al contempo in noi lettori ci aiutano a procedere verso una diversa comprensione del mondo in cui viviamo, scuotendoci, incalzandoci e scalzandoci dalle nostre certezze e dai nostri cardini, costruendo un equilibrio ignoto ma pur saldo, tracciando ponti e linee di continuità e di rottura tra il passato, il presente ed il futuro.

Italissimo 2025 – Sciences Po – Mardi 1er avril – Incontro con Silvia Avallone e Sylvain Prudhomme « Dévoiler les secrets »

L’incontro inaugurale del martedì primo aprile 2025 a Sciences Po aveva come protagonisti Silvia Avallone sul versante della narrativa italiana e Sylvain Prudhomme sul versante della narrativa francese, e si proponeva sin dal titolo «Dévoiler les secrets», di svelare non soltanto i retroscena delle trame di alcuni romanzi quali
«Cuore nero» o «L’enfant dans le taxi», ma anche un po’ il pensiero e l’obiettivo sotteso alla scrittura.

La conversazione a tre voci ci offriva pertanto un’incursione nei labirinti della creazione letteraria dei due autori, grazie anche agli acuti interventi del moderatore, il professore di storia e civiltà italiane Marc Lazar, perfettamente a suo agio nella veste del lettore-testimone-interprete, pronto ad avvertire nella materia narrativa anche il prepotente richiamo della Storia con la S maiuscola.

Ed è così che siamo stati di nuovo sedotti ed ammaliati dalla voce e dalla personalità di Silvia Avallone, generosa, vulcanica, combattiva, inarrestabile con la sola arma delle “parole”, travolgente come un fiume in piena, per nulla intimidita e pronta a condividere con il suo pubblico il fuoco creativo che si nasconde dietro la materia incandescente del suo ultimo romanzo
«Cuore Nero», pubblicato in Italia da Rizzoli nel gennaio 2024 e recentemente tradotto in francese da Lise Chapuis (Liana Levi editrice).

Come ci suggerisce il titolo, la protagonista del libro, che non a caso si chiama Emilia Innocenti, è costretta a convivere di continuo con un’immagine terribile e mostruosa di sé, quella della giovanissima e spietata assassina ritratta nelle pagine di cronaca nera dei giornali ; in lei c’è stata una caduta vertiginosa, e la pena scontata durante i lunghi anni di prigione, l’esperienza del carcere che l’ha accompagnata nella crescita dall’adolescenza all’età adulta l’ha segnata per sempre ma anche marchiata a fuoco per così dire, non l’ha lasciata indenne.

Nonostante lei cerchi costantemente di sottrarsi a questa visione “nera” ed inappellabile di se stessa, e nonostante si sforzi per reinventarsi una nuova identità per poter ricominciare una nuova vita lontana dagli sguardi e dalle chiacchiere maligne del mondo, Emilia si scopre sempre prigioniera del suo passato, non riesce ad evadere, resta rinchiusa nel precipizio buio mostrato dalle foto sui giornali, tutto il suo essere, cuore ed anima compresi, resta ingabbiato nel giudizio negativo degli altri ed anche di se stessa, quindi la minaccia di una nuova caduta definitiva è costante ed il personaggio è condannato sin dall’inizio ad una mezza vita, ad un simulacro di vita. Ecco perchè più di una volta vediamo Emilia inciampare o scivolare nel libro in senso fisico e metaforico, si tratta di un personaggio sempre in bilico tra passato e presente, sempre sull’argine del precipizio, sempre in balia di forze oscure ed incontrollabili. Basta un nonnulla per farla sprofondare nuovamente nell’abisso del suo passato, vero e proprio inferno senza luce né speranza. Stando così le cose, le possibilità di risollevarsi, di salvarsi, di riscattarsi e di redimersi sono infime, eppure… La protagonista riuscirà ad intravvedere qualche spiraglio di luce grazie all’amore del tenebroso e cavernoso Bruno, anche lui prigioniero del suo passato e di un evento traumatico svoltosi nella sua infanzia. Ci riuscirà anche grazie al sostegno ed all’affetto incondizionato del padre Riccardo, faro ed appiglio sicuro per poter immaginare un presente ed un futuro a Sassaia, sin dalle prime pagine del libro.

Il viaggio e la scelta del luogo sono senz’altro due elementi fondamentali per innestare il cambiamento e provare a modificare lo sguardo di Emilia sul mondo ma soprattutto su se stessa : lentamente, qualcosa si muove e si smuove nel deserto della sua coscienza di giovane donna, e ciò accade grazie alla penna di Silvia Avallone, che in realtà è più simile ad uno scalpello perchè scava ed indaga nelle pieghe più profonde dell’anima di Emilia. La scrittrice guarda al suo personaggio sempre con empatia, anche se dal punto di vista della razionalità e della giustizia il male commesso è irreparabile ed impossibile da cancellare, come vediamo ancora nell’ultima pagina del romanzo
Emilia ha guardato di nuovo il mare, la luce che ne irradiava la superficie. Vivere : ci voleva una forza straordinaria. »[…] « Il mare risplendeva sulla superficie mobile, instancabile, a perdita d’occhio. Due vele attraversavano l’orizzonte, il disco del sole che vi era appoggiato sopra, in equilibrio, per pochi minuti ancora : poi si sarebbe inabissato. Ma sarebbe anche riemerso, domani. »
Ed ecco come si conclude la telefonata finale alla psicologa Rita, dopo tanti anni, che aveva aiutato Emilia credendo in lei e nelle sue possibilità di recupero : « Grazie per avermi ricordato che, persino in me, c’è del buono. »

Che cosa c’è di autobiografico in quest’ultimo libro ? – è stato chiesto alla nostra autrice.
Sassaia, in primis, ha risposto Silvia Avallone, perchè è un luogo dell’anima, un luogo della sua infanzia ed il luogo perfetto da cui far partire la storia ed il desiderio di rinascita di Emilia : attingendo ai ricordi della sua infanzia, la scrittrice è voluta partire in un certo senso dall’unica realtà tangibile per rendere plausibile il miracolo del cambiamento ed il miraggio di una nuova vita a cui aggrapparsi con forza per non precipitare nuovamente nel baratro scuro e profondo della coscienza.

L’autrice descrive il minuscolo borgo di Sassaia come un luogo dell’infanzia, per lei ma anche per Emilia e per Bruno e per il terzo personaggio che ci abita e che farà lavorare Emilia come aiutante-restauratrice degli affreschi della Chiesa che si trova giù in fondo al sentiero : Sassaia è quasi un’onomatopea, è un luogo «situato in una valle del Piemonte», «un’isola di pietra e di case nei castagni», al quale non si può accedere se non a piedi ed in modo estremamente faticoso, soprattutto durante l’inverno : intuiamo subito il senso metaforico della lunga strada in salita per Emilia, chiamata ad arrampicarsi e ad inerpicarsi per poter tentare di restare a galla e di ricostruire una parvenza di presente immacolato e non contaminato dal passato. Vediamo però sin dall’incipit del romanzo, e Silvia Avallone ne ha dato conferma a voce durante l’incontro, che il personaggio conserva nonostante tutto un forte senso di «attaccamento alla vita», per dirla con Ungaretti.

Come i personaggi del suo interlocutore francese Sylvain Prudhomme, anche i due innamorati di «Cuore nero», Emilia e Bruno, si sono inceppati, incagliati in un dramma che li ha travolti senza lasciargli via di scampo, sono esseri smarriti, fragili, anime perse che hanno rinunciato a vivere pienamente e che non possono uscire allo scoperto, vagano nel buio delle loro coscienze, se ne stanno rintanati, sono talvolta assaliti dai rimorsi o dai sensi di colpa, hanno scelto la solitudine e l’isolamento, vogliono continuare a nascondersi agli occhi del mondo, fino a quando le loro due solitudini finiscono con l’incontrarsi ed il compenetrarsi.

All’inizio, anche l’amore viene ad aggiungersi al desiderio profondo di seppellirsi vivi nel paesaggio bianco, puro ed innocente di Sassaia, in particolare quando arriva l’inverno sembra quasi che cali il sipario, perchè non si vede più niente e tutte le case del borgo sono ricoperte da una spessa coltre di neve… Peraltro, le descrizioni del paesaggio nel libro sono bellissime perchè diventa via via un paesaggio interiorizzato che si colora dei sentimenti e delle emozioni dei due protagonisti…

Silvia Avallone ci ha anche confessato che il libro è nato da una domanda : «Che cosa succede dopo aver scontato una lunga pena in carcere ? Come ci si può salvare da se stessi?» L’amore, il perdono, il coraggio immenso che ci vuole per affrontare la verità ed il buio definitivo ed impenetrabile della morte senza più scudi, sono le uniche ancore di salvezza perchè consentono di attraversare ed oltrepassare anche il male più irreparabile.
« Quando scrivo un romanzo, voglio interrogare le cose, la difficoltà del percorso da compiere non mi spaventa e nemmeno la complessità delle diverse forze in gioco da cui può scaturire un destino diverso se i personaggi accettano di cambiare il loro sguardo su se stessi trovando un’umanità più forte e vivida. »

La risposta sulla salvezza è sgorgata in maniera chiara e sibillina : « Ci si può salvare solo attraverso una relazione umana profonda con qualcuno che crede in te ! ». Alla voragine senza nome, al baratro senza fine, alla caduta senza appello nel crimine, si contrappone la presenza gigantesca della figura paterna per Emilia : un uomo dotato di una straordinaria capacità ad amare al di là di tutto, anche se si tratta di un amore ingrato, impervio, squilibrato, difficilissimo e faticosissimo, l’amore paterno è un sentimento che resiste proprio in quanto gratuito, perchè non risponde a nessuna logica né misura e non può essere scalfito da nessun giudizio razionale.

Che ne è invece dell’amore tra Bruno ed Emilia ? L’amore è un rischio enorme, è un azzardo che spinge inesorabilmente non solo i corpi ma anche le anime a mettersi a nudo, dobbiamo quindi accettare di brancolare nel buio prima di intravvedere uno spiraglio di luce, un barlume di speranza che resiste allo sfacelo e al crollo di tutte le maschere finte di noi stessi.

Silvia Avallone, Parigi, Italissimo 2025

Alla fine dell’incontro a Sciences Po, Silvia Avallone ha parlato dei suoi personaggi come di “falene intorno ad una lampada”, per poi concludere con un meraviglioso « noi », segno inequivocabile di una scrittura dirompente e generosa, che include il lettore nel vortice e nel fuoco della scrittura, che diventa anche una parola schietta, diretta, impegnata, che comunica slancio e passione, anche quando le strade sono impervie e la materia incandescente e complessa : « Noi non siamo i nostri traumi, le nostre colpe… Siamo semplicemente una storia… che aspetta di essere raccontata per esistere e per resistere all’usura del tempo, iscrivendosi nel corso della Storia con la S maiuscola diremmo noi… »

L’ultimo segreto svelato da Silvia Avallone riguardo al suo libro è una testimonianza di vita vissuta ed un invito indirizzato al suo pubblico a prendersi cura delle “anime perse” (la scrittrice ha infatti animato dei laboratori letterari nel carcere minorile maschile di Bologna.) Nonostante il truce passato che li ha rinchiusi, i giovani prigionieri, come Emilia, non hanno perso la loro umanità, e grazie allo sguardo degli adulti e dei professionisti che gli stanno accanto – psicologi, educatori, insegnanti, assistenti sociali… – possono sentirsi “preziosi” e ricominciare a credere nelle loro potenzialità e capacità di recupero.

Grazie alla forza dirompente della scrittura di Silvia Avallone, capace di inerpicarsi nel buio più fitto per farci ritrovare una strada possibile verso la luce ed il riscatto, allontanandoci dagli abissi e dal muro invalicabile del silenzio e della solitudine, cerchiamo di superare le nostre paure e di riscoprire il valore profondo dei rapporti umani… Per emanciparci e sconfiggere il male impariamo ad ascoltare l’eco delle nostre emozioni più segrete e profonde, solamente così potremo superare le nostre prigionie ed aprirci ai nuovi orizzonti della libertà.

Teresa Compagna-Desforges

LE LIVRE (disponible à Paris en français ou italien à La Libreria et à La Tour de Babel)
Cuore nero
Silvia Avallone
Liana Levi – page dédiée du roman
Résumé: C’est dans les hauteurs d’un petit bourg de montagne qu’Emilia vient s’installer. De la maison d’en face, le maître d’école l’épie par la fenêtre, bien résolu à défendre son espace de tranquillité et à ne pas tisser des liens avec sa nouvelle voisine. La jeune femme finit pourtant par entrer dans sa vie, sans rien dévoiler d’elle-même. Pourquoi est-elle-là? Quel est son passé? Même la liaison amoureuse entre les deux trentenaires ne suffit pas à faire tomber les masques. Chacun sent cependant chez l’autre un abîme semblable au sien et une même certitude : le village de Sassaia est leur refuge, la seule solution pour échapper au passé et à un avenir auquel tous deux ont cessé de croire. Sans sentimentalisme, Silvia Avallone entraîne le lecteur dans le récit poignant d’une renaissance.

LINK INTERNO : ‘Iniziare un nuovo libro è cadere in un abisso’. Intervista con Silvia Avallone. Articolo a cura di Maurizio Puppo (Italissimo – aprile 2022)

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Teresa Compagna-Desforges
Teresa Compagna è nata a Napoli nel 1973, ha studiato Lingue e Letterature straniere moderne all'Università La Sapienza di Roma. Vive in Francia da più di vent'anni dove si dedica con passione al suo mestiere di insegnante di italiano nelle scuole pubbliche francesi. E' appassionata di libri, cinema, teatro, di arte e musica..., soprattutto di eventi legati all'italianità, cioè quando si possono respirare "le aure dolci del suolo natal" come nel bellissimo "Va' pensiero" di verdiana memoria.

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