Lo scrittore Raffaele La Capria (Napoli, 1922 – Roma, 2022), nel bellissimo libro Ferito a morte (che consigliamo di leggere o rileggere), racconta un’estate che non vuole morire, un mattino tutto luce in fondo al mare.
Massimo, il protagonista, è in procinto di partire da Napoli per andare a Roma. L’anno è il 1954. È la Napoli dell’armatore Achille Lauro, sindaco che per farsi eleggere (così si racconta) regalava le scarpe. Non tutte e due, però: una prima del voto, l’altra ad elezione avvenuta.
Quella mattina estiva si dilata, è una goccia d’acqua che cola dalle palpebre dopo il bagno in mare e trasforma il mondo in un miraggio. Come in sogno, si torna al 1943, quando Massimo incontra Carla, durante un bombardamento: Carla con l’occhio marino, Carla che è Napoli ed è il mare. Si arriverà infine al 1960, con il ritorno di Massimo nella sua città, dove ritroverà “i vecchi compagni, vinti e invecchiati”.
È un libro di allucinazioni, con una Napoli immobile, stralunata nel sole, lontana dagli stereotipi vitalistici e popolani, e invece vicina alle pagine metafisiche di Albert Camus e alla flaubertiana nostalgia dell’inaccaduto. La città che “ti ferisce a morte o t’addormenta”.
Nel 1961 Ferito a morte (questo Étranger senza delitto se non l’immobilità, e in cui il castigo ha il volto del tempo che passa), vinse il premio Strega, prevalendo sul Delitto d’onore di Arpino per un solo voto. Un decennio prima, Pavese, dopo la vittoria allo Strega, aveva detto: “si consolino i perdenti, i libri più importanti di una generazione non prendono premi letterari”. Forse, anche in questo, (oltre che nelle modalità narrative, singolari per la letteratura italiana) Ferito a morte rappresenta un‘eccezione e rientra certamente tra i grandi libri del dopoguerra.
In quell’estate che copre due decenni, dagli anni Quaranta all’alba dei Sessanta e ancora non vuole finire, c’è il fantasma della grande occasione che si presenta e poi sfugge come la sabbia tra le dita. O come si dilegua nell’acqua del mare la veloce, montaliana spigola, nel memorabile incipit del libro. Che troverete qui, di seguito.
(Maurizio Puppo)
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Di Raffaele La Capria, incipit di Ferito a morte, prima edizione Bompiani, 1961:
“La spigola, quell’ombra grigia profilata nell’azzurro, avanza verso di lui e pare immobile, sospesa, come una fortezza volante quando la vedevi arrivare ancora silenziosa nel cerchio tranquillo del mattino. L’occhio fisso, di celluloide, il rilievo delle squame, la testa corrucciata di una maschera cinese – è vicina, vicinissima, a tiro. La Grande Occasione. L’aletta dell’arpione fa da mirino sulla linea smagliante del fucile, lo sguardo segue un punto tra le branchie e le pinne dorsali. Sta per tirare – sarà più di dieci chili, attento, non si può sbagliare! – e la Cosa Temuta si ripete: una pigrizia maledetta che costringe il corpo a disobbedire, la vita che nel momento decisivo ti abbandona. Luccica lì, sul fondo di sabbia, la freccia inutile. La spigola passa lenta, come se lui non ci fosse, quasi potrebbe toccarla, e scompare in una zona d’ombra, nel buio degli scogli. Adesso sta inseguendo la Grande Occasione Mancata. Per lunghi oscuri corridoi sottomarini, ombre come alghe viola, e gelo in tutto il corpo. Man mano che si abitua a quel morto chiarore distingue le poltrone del salotto, il lungo tavolo di legno scuro, il paralume verde, il divano, la macchia di caffè sul cuscino giallo. La spigola dev’essere scomparsa in qualche angolo buio, dietro quel cassettone o nella stanza di là, sotto il letto dove lui ora sta dormendo. Ma non importa più, ormai ci siamo, eccola La Scena. Si ripresenta sempre identica: lo sguardo di Carla che splende come un mattino tutto luce in fondo al mare, e lei così vicina – anche il battito del cuore! – vicina, con l’occhio marino aspettando. E poi offesa? stupita? incredula? prontamente disinvolta comunque, eccola di nuovo seduta sul letto pettinandosi, per sempre lontanissima, che tenta di superare l’imbarazzo. Lui la guarda mentre lei si pettina i capelli raccolti sulla nuca, bionda coda di cavallo oscillante – luminosi come sulla spiaggia nella notte di Capodanno! – lui senza vita e un sorriso umiliato che copre il desiderio di morire. E i ragazzi, t’immagini le facce? le risate? le chiacchiere, se sapessero. Lui, solo, con la Grande Occasione Mancata, e tutti i loro occhi aperti sulla Scena”.
Info bio e bibliografiche su Raffaele La Capria (fonte Treccani)
(nella foto in evidenza, La Capria e sua moglie, l’indimenticabile Ilaria Occhini (innamorati come due ragazzi, fino alla fine)
LINK INTERNI:
–Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un’estate italiana » a cui siete invitati a partecipare.
–Rubrica « Un’estate italiana » con altri contributi