« Il sogno di Esaù » di Iolanda Cuscunà: una raccolta nel filone dell’ecopoesia

Nel marzo del 2023 Iolanda Cuscunà, poetessa e libraia originaria di Catania, pubblicava la sua prima silloge “Tace l’umano”, per le edizioni Nous, nel maggio di quest’anno, per la stessa casa, manda alle stampe una seconda raccolta: “Il sogno di Esaù”. E se nella prima raccolta era il silenzio, o l’assenza umana, a dominare, ora in questa nuova prova la voce di Iolanda si fa grido e spicca per sensibilità ecologista, s’inserisce nel filone dell’eco-poesia, movimento nato alla fine degli anni novanta, in cui l’ecopoeta è colui che “testimonia i diritti di quei viventi che non hanno diritti” (Manifesto dell’ecopoesia italiana, scritto nel 2005 dalla biologa Maria Ivana Trevisani Bach).

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Il sogno di Esaù, Iolanda Cuscunà, Nous Editrice, maggio 2025.

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La prima silloge poetica di Iolanda Cuscunà ha per titolo “Tace l’umano”, è un percorso in luoghi immaginari, ma di grande consistenza: “La città sporca / di odori e di parole / vomita la vita / agitata nelle strade”. La Città, il Grembo, l’Altrove, e fino a qui Iolanda Cuscunà usa la lingua italiana, è nella quarta sezione, con “Terra”, che riprende possesso del dialetto siciliano e qui la parola e con essa il sentire si fanno liberi, il canto si fa viscerale.

Questa stessa voce, rabbiosa, che grida come “Vox clamantis in deserto” (« voce che grida nel deserto »), echeggia profonda e senza riserve nell’ultima silloge, “Il sogno di Esaù”, sempre per le edizioni Nous, interamente in dialetto siciliano, con traduzione a piè pagina, pubblicata a maggio 2025.

Se con “Tace l’umano” si sperimenta l’assenza di reali relazioni umane, uno spazio e un tempo “disertati dall’umanità”, come dice la stessa poetessa, ne “Il sogno di Esaù” si constata il deserto a cui la Sicilia, proiezione dell’intero pianeta, declina progressivamente.

La poetessa, dunque, lungo le tre sezioni che compongono la sua nuova silloge, ascolta e riporta la voce della “Terra”, delle “Bestie”, dell’ “Acqua”, e in tutto, boschi, animali, uccelli e pesci in particolare, e poi laghi e fiumi assettati, incontra la disperante sofferenza di luoghi devastati dall’incuria e dall’avidità umana: come riportato da The Guardian, “entro il 2030, un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto, paragonabile alle terre della Tunisia e della Libia, ha detto Mulder. L’intera fascia che si affaccia sul Canale di Sicilia è destinata alla desertificazione”.

Iolanda Cuscunà in un’intervista lasciata a LetteratitudineNews , dichiara: “Negli ultimi due anni ho assistito, come tutti, all’inasprirsi di una crisi idrica in Sicilia che ha determinato la scomparsa di corsi d’acqua, la macellazione di animali, la sdradicazione di agrumeti e tanto altro ancora. Un problema annoso che ha richiamato la mia attenzione, da qui l’urgenza di scriverne”.

Con la stessa carnalità di cui abbiamo fatto esperienza in Tace l’umano, ora la sua voce si presta alla Terra, a cui lascia dire degli alberi d’arance rosse sradicati e come i vuoti lasciati sembrino bocche sdentate. Ma è forse nella voce data all’acqua che si aprono i versi più acuti, che catturano maggiormente l’attenzione, intrisi d’ironia caustica:

Talia, i viri di valanchi?
Ti pari u gran chenion?
Ti pari ca semu l’America?
Ma chissa non è a terra promessa,
è a Sicilia, terra pessa!

(Guarda, li vedi i calanchi? / Ti sembra il gran canyon? / Ti sembra che siamo l’America? / Ma questa non è la terra promessa, / è la Sicilia, terra senza speranza!).

Ma Esaù, chi è? Che fa? È figura biblica, figlio di Isacco e fratello di Giacobbe, rinunciò ai privilegi di cui avrebbe goduto in quanto primogenito per un piatto di lenticchie. È forse l’uomo che ha ricevuto in dono questa terra, che avrebbe potuto goderne e beneficiare di tanta ricchezza e bellezza e ora se ne sta là, in disparte, a sgranocchiare le ultime briciole, mentre guarda lo sfacelo che intorno a lui e a causa della sua inerzia si produce.

Nell’ultima parte della raccolta, intitolata “Il sogno di Esaù”, che dà il titolo a tutta la raccolta, Iolanda torna alla lingua italiana, a cui intercala versi in siciliano, come se volesse dirci di una confusione, di una sintassi (un legame?) che viene a mancare, e come in un sogno il discorso si fa slacciato: “Sogna Esaù…”, la voce dolce del fiume, alberi, case, botteghe, ha incubi terribili che per lo spavento lo svegliano.

Si sveglierà Esaù? “Si sveglia Esaù / nell’aria ancora il profumo delle zagare / nelle orecchie la voce dell’acqua // sono trascorsi millenni”. È troppo tardi?

Quest’ultima silloge di Iolanda Cuscunà è bella, definita in versi sferzanti: le parole nascono da un’urgenza, ma con assoluto controllo, sono prese, delicatamente e decisamente, in punta di dita e posate sul pentagramma poetico in perfetta armonia, ma non solo, è anche poesia utile a risvegliarci, a riprendere contatto con i quattro elementi che ci compongono e compongono il luogo che ci ospita: terra, acqua, aria, fuoco.

Con “Il sogno di Esaù”, Iolanda Cuscunà, s’iscrive a pieno titolo all’interno del filone dell’Eco-poesia, vale a dire il tentativo di esprimere in versi la necessità di un’interconnessione dell’uomo con la natura, e la presa di coscienza delle conseguenze di una rottura di questa, la poeta si immedesima negli elementi che la popolano: l’intera Terra parla direttamente e manda il suo messaggio di allarme e dolore attraverso i versi.

Con i suoi versi Iolanda Cuscunà diventa così portavoce dell’emergenza ambientale e ci propone un nuovo e più giusto rapporto con la Natura, in qualche misura potremmo dire che ci restituisce alla Terra, la nostra casa-madre.

Carla Cristofoli

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Selezione di quattro poesie da:

Il sogno di Esaù” di Iolanda Cuscunà (2025, Edizioni Nous)


Da Terra

Fanu avanti e arreri i camion.
Si portunu arvuli d’aranci russi

m’i vanu scippannu
comu renti
d’e vucchi fraciti.

(Vanno avanti e indietro i camion. / Portano via alberi d’arance rosse // me li sradicano man mano / come denti / da bocche infracidite.)


Da Bestie

Talia cchi bedda!
Viri comu ni finiu?
Nun avemu cchiù a nostra casa,
ni ittanu ’mmenzu a na strata.
Iddi fanu dannu
iddi si nni futtunu
e i cazzi su’ de’ nostri.

Iu di natari a n’autra banna
n’o sacciu si sugnu bonu.

Vulissi essiri petra
p’ammucciarimi ’o funnu
ma sugnu pisci e non affunnu.

(Guarda che bella questa! / Vedi come ci è finita? / Non abbiamo più la nostra casa, / ci hanno buttati in mezzo alla strada. / Loro fanno danni / loro se ne fottono / e i problemi rimangono i nostri. // Io di nuotare in un altro posto / non so se sono capace. // Vorrei essere sasso / per nascondermi nel fondo / ma sono pesce e non affondo.)


Da Acqua

Lago Sciaguana

Tra u fangu e a petra
aiu pisci morti
cu l’occhi ri fora
chini ri sangu.

Tappitu d’argentu ca feti.

(Tra il fango e la pietra / ho pesci morti / con gli occhi di fuori / pieni di sangue. // Tappeto d’argento che puzza.)


Da Il sogno di Esaù

Dorme Esaù
di ritorno dalla campagna
la zuppa ancora calda
nello stomaco

sogna
palummi niuri
niuri cunigghi
volare e correre nel campo
beccare, mangiare
semi di lenticchie
buoni per la zuppa

(colombe nere / neri conigli)

sogna
campi arsi
latrare una macchia
grigia e scarna
ca non avi paci e mancu abbentu

(che non ha pace nè riposo)

quattru ossa
cu na lingua longa
ca va circannu l’acqua
ma acqua non ci nn’è

(quattro ossa con una lingua lunga / che va cercando l’acqua / ma acqua non ce n’è)


Iolanda Cuscunà, originaria di Catania è laureata in Filosofia, decide in seguito di diventare libraia, e dal 2003 lavora presso la storica libreria Cavallotto di Catania. Nel 2010 partecipa al corso di perfezionamento per librai della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri tenutosi a Venezia. È autrice, in versi, di “Tace l’umano” (Nous Editrice, 2023) esordio sostenuto dalla scrittrice Giovanna Giordano che ne ha curato la prefazione, e dal poeta Enzo Cannizzo che ne ha firmato la postfazione. Inoltre, nel 2022 è stata allieva del corso Scrivere in versi condotto da Giulio Mozzi, direttore della Bottega di Narrazione. Il libro “Tace l’umano” riceve una Segnalazione al Premio Sygla, Concorso Nazionale di Poesia del 2023 con conseguente inserimento di una poesia nell’Antologia del premio. La casa editrice Ensemble sceglie un componimento inedito per la sua Agenda Poetica 2024. Nello stesso anno alcuni inediti compaiono nell’antologia “Dark way of Sicily” edita dalla casa editrice il Glomerulo di sale e curata dai poeti Enzo Cannizzo e Sebastiano Adernò. Del maggio 2025 è “Il sogno di Esaù” (Casa editrice Nous).

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Carla Cristofoli
Carla Cristofoli è nata a Cagliari. Dal 2008 vive e lavora a Parigi, è co-fondatrice e responsabile di FormaRes.fr, centro online di formazione per la lingua italiana. Autrice di due racconti per bambini, nel 2024 publlica il suo primo romanzo "Diagenesi", Edizioni La Gru. Scrive regolarmente brevi racconti, pubblicati su riviste online. Dal 2015 collabora con Altritaliani.net, per il quale pubblica recensioni su romanzi, raccolte di racconti e poesia a tematiche contemporanee.

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