Quello che resta della seconda repubblica è una lista infinita di corruzione politica, un paese dove la ricchezza si costruisce senza merito ed un popolo che ha fame di emanciparsi.
“Il popolo è minorenne, la città malata. Ad altri il compito di educare, a noi quello di reprimere! La repressione è il nostro vaccino. Repressione è civiltà!”
– “Bravo, dottore!” (ribatte un assistente)…
– “Con modestia, con modestia, al lavoro!”.
Con quel viso duro, quell’eleganza recondita per incutere timore: è il personaggio di Gian Maria Volonté in quell’ineguagliabile film che Elio Petri girò nel 1970: “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.
L’attualità di quel lontano film ci tocca, ci investe come un turbine. Erano anni diversi, certo: l’incubo del terrorismo, la minaccia di golpe, l’instabilità dei governi e i tumulti di piazza. I fermenti c’erano, ed erano pure tanti, creativi e di avanguardia.
Oggi siamo più prudenti, circospetti, narcotizzati, malgrado l’instabilità e la precarietà siano il metro di misura della quotidianità, quella economica in particolare.
Per l’economista Joachim Spangenberg (Istituto di Ricerca Sostenibile), “nei paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano”. Anche i saldi non vanno più, le finanze sempre più strette.
E così si assiste al balletto delle beffe, prima economiche (con spot edulcorati), e poi politico da parte dei parlamenti, gli stessi che, fallendo il proprio compito, hanno abdicato verso nuovi governi, talvolta “similtecnici”.
Un nuovo vento apparentemente s’avanza, fra compassioni e patimenti, mentre le stanze del potere appaiono sempre più serrate in se stesse, gli affari e i propri emolumenti non indietreggiano di qualche centimetro, fingendo (loro) di solidarizzare con i precari e quanti non hanno un lavoro. Gli scandali si susseguono e ci travolgono soltanto nel modesto immediato spazio di una notizia, restano innumerevoli, inenarrabili, e sprechi di caste condizionano ugualmente la nostra misera economia … Vitilalizi a vita anche per aver fatto parte di un Consiglio regionale per un solo mandato: centinaia di migliaia di euro ogni mese che gravano su una Regione minuscola come questa deve, milioni per decenni si devono elargire. “Il popolo è minorenne” esclamava a ragione Volonté nel film di Petri. (Quanto grande cinema ha prodotto questa nazione, quanti autori e attori strepitosi, irripetibili).
Abbiamo osato avvicinare tre parametri di comparazione della nostra contemporaneità: la democrazia, la precarietà economica, e lo sperpero.
Su tutto questo aleggia il rischio di un “non ritorno”, della possibilità di una eccessiva massificazione che non darà mai più spazio (o ne darà sempre meno) alla creatività e al gusto, possibilmente in una dimensione più orizzontale, lineare e quindi (davvero) democratica.
Ed ancora, su tutto, aleggerà il rischio (ma tanto non farà più effetto) di dover rieleggere nelle continue inevitabili elezioni, persone che hanno pendenze giudiziarie, con le regole immutate, come se nulla fosse accaduto in questi anni.
La scrittrice Patrizia Valduca ne pubblicava qualche tempo fa un elenco: “I trascorsi giudiziari – scriveva – di Berlusconi, di Dell’Utri e Scajola li ho soltanto scorsi, e perché risaputi e perché troppo lunghi. Ho quindi trovato Umberto Bossi condannato per tangenti, Vincenzo Visco condannato per abusivismo edilizio, Alfredo Vito condannato per tangenti, Vito Bonsignore condannato per tentata corruzione; ho trovato che Fabrizio Cicchitto era nella P2, che Alfredo Biondi ha evaso il fisco, che Lino Jannuzzi ha preso cinque milioni (di lire, spero) da un boss di Cosa Nostra, che Massimo D’Alema ne ha presi venti da un malavitoso, che Vittorio Sgarbi è stato condannato per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato…Non posso, non riesco a crederci”. Il tempo dei saldi è scaduto o c’ è ancora da spendersi sul mercato? Questa estate neppure i saldi vanno bene.
Un appassionato appello al buon senso, in una modernità che si tinge di colori ed atmosfere che disorientano, nel tentativo di abbassare il nostro livello di guardia contro la banalizzazione dell’esistenza.
Sarà un anno duro anche questo. Inevitabilmente?
Armando Lostaglio