Bobbio, alcuni secoli orsono: Federico (Pier Giorgio Bellocchio) è un giovane cavaliere che bussa al Convento dove è rinchiusa suor Benedetta (Lidiya Liberman), accusata di aver sedotto il suo fratello gemello, sacerdote, che, per questo, si è suicidato e quindi non può essere sepolto in terra consacrata, a meno che suor Benedetta non confessi un patto con il diavolo… Il clero riunito, con mezzi violenti e gretti, cerca di far confessare alla giovane le sue colpe, inultilmente. Lei è ferma e mai tentenna, neanche quando viene murata viva.
Bobbio oggi: Federico, che si spaccia per un ispettore regionale, si presenta allo stesso convento/prigione, ora in disuso, allo scopo di favorirne la vendita ad un facoltoso uomo d’affari russo. Scoprirà presto, però, che il luogo non è disabitato come pensava, ma che ci vive un inquietante Conte (Roberto Herlitzka), ufficialmente scomparso da 8 anni, il quale si aggira per il paese solo nelle ore notturne…
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Marco Bellocchio da una ventina d’anni tiene dei laboratori estivi di cinema a Bobbio, sua città di nascita – dove girò il suo film d’esordio, I pugni in tasca – ed oramai base fissa di lavoro. I laboratori si concludono in genere con la realizzazione di un cortometraggio. Nel 2009 a Bobbio sono state scoperte delle vecchie carceri, che diedero l’idea di ambientarvi il cortometraggio dell’anno. Questo è stato lo spunto per questo ultimo film del noto maestro presentato in concorso alla 72. Mostra internazionale d’arte dinematografica di Venezia (2015) e ora sugli schermi francesi.
Un film, come nelle corde consuete di Bellocchio, originale, inatteso, colto, visionario.
“Sangue del mio sangue” è composto da un episodio di epoca tardo barocca ed da uno ambientato ai nostri giorni.
Da spunto per l’episodio seicentesco è la manzoniana storia della monaca di Monza. E’ la vicenda di una religiosa che, per essersi macchiata del peccato di rottura del vincolo di castità, viene condannata a vivere murata per molti anni, fino a quando un cardinale si convince della sua natura miracolosa e della completa espiazione, facendola uscire dalla prigione.
Tutti i personaggi del film, sia quelli storici, che quelli della attualità (peraltro in evidente collegamento e continuità, interpretati dagli stessi attori), hanno forti significati emblematici. La religiosa inquisita è il simbolo della forza della libertà che finisce con il trionfare.
Quelli moderni, in particolare quelli interpretati da Roberto Herlitzka e da Pier Giorgio Bellocchio, simbolizzano il vampirismo della classe di potere corrotta e sanguisuga.
Uno stuolo di auto della guardia di finanza che arrivano sul posto (senza però fisicamente intervenire), potenzialmente potrebbe rappresentare un generalizzato riscatto contro la dilagante illegalità. Un modo italiano per dire vorrei ma non posso, non è della mia natura.
“La libertà è lo spirito di questo film. Non mi interessava stabilire connessioni rigide tra presente e passato”, spiega Bellocchio in occasione dell’anteprima del film a Parigi. “Il dominio assoluto della Chiesa cattolica del ‘600 paradossalmente si conclude con il dominio democristiano. A Bobbio questa corruzione succhiava il sangue a un prospetto di rinnovamento. Benedetta è l’immagine di una bella libertà che non vuole arrendersi”.
In tutto il film aleggia un senso di spiazzante, dove dramma e farsa sembrano alternarsi e confondersi, con vivi sepolti e presunti morti in libera uscita. Sembrerebbe che in allegria, pur in un contesto cosi cupo, Bellocchio voglia mostrare il paradosso Italia, terra di santi armati di furbizia e pertanto capaci di ogni miracolo, un mondo dove ogni cosa è possibile (non è l’Italia il paese dove è nato finanche il fenomeno degli “esodati”?), dove esistono invalidi che hanno pensioni non per le loro invalidità vere ma per altre fittizie più utili sotto il profilo burocratico. Un paese dove ogni mistero rimane tale un mistero senza soluzione.
Nel film il solco tra tragedia e ridicolo è davvero sottile, forse per questo potrà sembrare al pubblico francese piuttosto criptico, ma invece estremamente realista e chiaro se si conosce il Belpaese come è oggi, infondo non tanto diverso da come era ed è Bobbio, nella ridente Emilia Romagna.
Siamo certi che l’Italia non sia stata sempre cosi?
Film insolito e barocco, di una grande bellezza visiva. Imprescindibile per i cinefili.
Catello Masullo e Nicola Guarino
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SANGUE DEL MIO SANGUE di Marco Bellocchio (Italia, Francia, Svizzera, 106’, v.o. italiano s/t inglese) con Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Lydiya Liberman, Fausto Russo Alesi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Filippo Timi
Distribuzione in Francia Bellissima Films
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FRASI DAL CINEMA :
“La disperazione è imperdonabile!”. (Fausto Russo Alesi a Pier Giorgio Bellocchio).
“Perché le avete tagliato i capelli?
Per trovare il marchio di Satana.
E l’avete trovato?
No!”. (Pier Giorgio Bellocchio e Fausto Russo Alesi, a proposito di Lidiya Liberman).
“Sei come tuo fratello, hai paura!”. (Lidiya Liberman a Pier Giorgio Bellocchio).
“Se volete, vi aiutiamo a svestirvi!”. (Alba Rohrwacher a Pier Giorgio Bellocchio, dopo che la sera precedente, in analoga occasione di aiuto alla svestizione, il giovane ospite delle illibate sorelle Perletti se le era portate entrambe a letto).
“Non ho né gli alimenti del vivo, né la pensione del morto!”. (Patrizia Bettini a Pier Giorgio Bellocchio, a proposito del Conte, suo marito, Roberto Herlitzka, che non da notizie di sé da 8 anni).
“Io sono un matto vero, e quell’imbecille mi ha costretto a fingermi sciancato!”. (Filippo Timi a Pier Giorgio Bellocchio)
“In Unione Sovietica i figli appartenevano allo Stato, ma hanno fallito, perché sono sangue del tuo sangue, carne della tua carne!”. (Toni Bertorelli a Roberto Herlitzka).