Ottavio Rossani in “Missione poesia”, rubrica Altritaliani. Nel suo ultimo libro, “Riti di seduzione”, affronta il tema della seduzione con l’azzardo poetico. Ci riesce benissimo declinandola in tangibile forma creativa, facendola passare dalle immagini fascinatorie dei luoghi e dei personaggi dell’infanzia e della giovinezza, nei frammenti di vita immersi nel desiderio di leggere e di scrivere, nella misteriosa energia che conduce alla profonda consapevolezza che dal giorno della nascita inizia l’ascesa verso la morte, compagna con cui conviene convivere per non temerla. Seduzione dunque come forte metafora della vita dove tutto si tiene.
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Ottavio Rossani, nato a Sellia Marina (CZ) nel 1944, vive a Milano, dove si è laureato In Scienze Politiche e sociali all’Università Cattolica. E’ poeta, scrittore, pittore, ed ha lavorato anche in qualità di regista teatrale. Come giornalista – 40 anni al Corriere della Sera – ha viaggiato in diversi continenti e ha incontrato potenti e umili negli ambiti della cultura, della politica, della cronaca.
Ha scritto saggi di letteratura, storia e arte.
Sei i libri di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Il fulmine nel tuo giardino (1994), L’ignota battaglia (2005) e Riti di seduzione (2013).
In Saggistica: Leonardo Sciascia (1990), Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002, tre edizioni). Un romanzo breve: Servitore vostro illustrissimo et devotissimo (1995). Molte le plaquette di poesie, tra cui Finestre aperte (2011), alcune corredate da suoi disegni.
I suoi quadri sono in collezioni private, in Italia e all’estero; una trentina le mostre personali e collettive. Una sua pièce, Se mi vengono i brividi, è stata rappresentata a Buenos Aires, con la sua regia.
Dal 2007 è responsabile del blog POESIA sul Corriere della Sera on line: (http://poesia.corriere.it/). Collabora a diversi quotidiani e riviste con editoriali sociopolitici e critiche letterarie.
Conosco Ottavio Rossani personalmente da diversi anni. La prima volta che ci siamo incontrati a Milano, in occasione di un convegno sul tema ”Il sacro e il sublime” – organizzato da Adele Desideri e Alessandro Ramberti per la casa Editrice Fara di Rimini – dove Rossani propose nel suo contributo, poi pubblicato nell’antologia omonima, il concetto di una poesia mitofanica, che mostri miti, o meglio, che racconti (concetto che condivido), ho subito compreso che mi trovavo di fronte a un relatore d’eccezione, intriso di quella cultura “meticcia” fatta di profonde radici legate alla terra calabra d’origine ma, al tempo stesso, intrisa anche della pluralità di esperienze vissute nel mondo, a confronto con culture altre, e filtrata attraverso la sua professionalità di giornalista e scrittore, con una complessità che ritorna facendosi strada nelle sue opere. Da allora ci siamo sempre apprezzati, incontrandoci in convegni, incontri di poesia, di cui l’ultimo a giugno sul tema “Il tempo del padre” all’Eremo di Fonte Avellana (PU) sempre organizzato dalla Casa Editrice Fara, e seguendoci reciprocamente nell’uscita di nuovi libri.
L’ultimo libro di Rossani, uscito per Nomos Edizioni nel 2013, è il bellissimo “Riti di seduzione” con prefazione di Maurizio Cucchi, perfettamente rientrante nello stile complesso a cui accennavo sopra, e di cui parlerò nel primo articolo di Missione Poesia che apre l’anno accademico 2015-2016 e che si lega agli appuntamenti mensili con la poesia contemporanea, da me curati per il salotto culturale dell’Hotel Majestic di Bologna, ormai famosi con l’appellativo di “Un thè con la poesia”.
RITI DI SEDUZIONE
Nell’introduzione a Riti di seduzione Maurizio Cucchi così si esprime, iniziando a parlare del lavoro di Rossani: “[…] il dato più evidente è nell’affabilità del racconto, che sa cogliere una quantità sorprendente di reperti dell’esistere, come riaffioranti da una memoria ormai senza tempo, e che comunque tende a protrarsi, a spingere fino al fondo, fino alle radici, ai tempi remoti della giovinezza”. Possiamo certo partire da questa considerazione per affrontare uno dei tanti percorsi possibili, all’interno di questo libro, cercando così di scandagliare i sentimenti e le intenzioni dell’autore ma, anche le concatenazioni delle tre sezioni dell’opera.
Rossani, come abbiamo già accennato, è poeta della narrazione e potremmo aggiungere della chiarezza stilistica e comunicativa. Non per niente, egli stesso afferma, in un’intervista rilasciata recentemente, parlando del suo modo di intendere quest’arte, che deve essere: “[…] una poesia che dice, che racconta, anche con una certa chiarezza. Questo non esclude momenti di mistero […] ma non un mistero incomprensibile: la poesia può lanciare verso gli altri i dubbi di chi scrive e in questo sta il mistero – non nell’incomprensibilità.”. E in Riti di seduzione non possiamo fare a meno di notare come, attraverso la dimensione narrativa, rafforzata e plasmata da una lingua duttile, contemporanea e assiduamente frequentata, l’autore finisca per fornire al lettore gli strumenti necessari per la comprensione e la condivisione del suo stesso pensiero, trasportandolo in quella relazione narrante che lo rende partecipe, protagonista attivo delle situazioni vissute, ed empaticamente coinvolto nel pensiero stesso dell’autore.
Quali sono dunque i contenuti proposti, quali le sinergie attivate tra un passaggio e l’altro del libro, quali i rimandi a momenti vissuti, a un passato e un presente inscindibilmente concatenati?
Ebbene nelle tre sezioni dagli emblematici titoli: Seduzioni, Cartoline, Finestre aperte vicini anche metaforicamente tra loro nel segno dell’apertura, dell’esplorazione dell’altro, del viaggio attraverso spazi e luoghi reali e della memoria, la prima cosa che viene in mente è certo la centralità della dimensione seduttiva – come evidenziato del resto dal titolo stesso dell’opera, nonché della sua prima sezione -. La seduzione fa parte dei ritmi della vita e da sempre invita l’uomo in primis a conoscere se stesso richiamando la sua attenzione sulle cose e sui sentimenti, presentandosi come quel fuoco che fa muovere verso la creazione, l’amore, la perdita e che fa esplorare spazi altri come i miti e appunto – dato il lavoro di cui stiamo parlando – i riti, permettendo di deviare dai soliti itinerari. E nel viaggio affrontato, affiancato dalla seduzione insita nella vita, proprio Rossani torna alle radici affettive che hanno determinato le forme del suo coinvolgimento, le paure della fascinazione, le modalità per esorcizzarle dopo averle vissute come perdita e tradimento, a volte come disillusione.
Ma, sono i racconti dei rapporti con le cose e le persone, – le cui vicende si perdono negli albori dell’esistenza – che permettono a Rossani di indagare sulle motivazioni che portano l’animo a intrecciare il gioco seduttivo. Come dice, infatti, Aldo Carotenuto in Riti e miti della seduzione (Bombiani, 1994): “Sempre e continuamente l’uomo è sedotto. Da bambino, attraverso la sorpresa che ogni nuova acquisizione comporta, è la seduzione dei suoni, dei colori, dei profumi, di ogni cosa che accenda la sua fantasia. Da adolescente sono il potere del sogno e il richiamo dell’utopia le forze da cui lasciarsi condurre altrove, nella sensazione appagante e onnipotente che sia possibile conquistare il mondo e realizzare ogni aspirazione. Da adulti, la seduzione assume i mille volti del desiderio: le molteplici figure con le quali l’uomo popola il suo immaginario per padroneggiare la sua solitudine esistenziale, la sua condizione di individuo che forgia forme e simboli e che tesse racconti per darsi un’identità e una collocazione, per radicarsi nel mondo.”
E proprio questo desiderio di darsi un’identità, di collocarsi e radicarsi nel mondo, pensiamo stia alla base del bisogno narrativo della poesia di Rossani, bisogno che emerge spasmodico già dai primi versi del libro, dove il preannunciare di un mistero della mente che da sempre lì esisteva, nasconde certo l’esigenza, unita a quella della lettura (da cui il titolo del testo), dell’ars narrandi: Scoprirai maldestramente qualcosa,/qualcosa che già da sempre era/informe e urgente nella tua mente/.
Il desiderio continua, intersecandosi attraverso le tre partiture del libro, in un susseguirsi di immagini, aneddoti, microstorie di fatti e personaggi (specie nelle sezioni Cartoline e Finestre aperte) che trasportano, quasi in un’affabulazione epica, l’esodo-ritorno-ripartenza del protagonista-narratore in quell’itinerario concettuale e reale, che lega idealmente i principali luoghi della poesia: Soverato e i suoi dintorni calabri e Milano con il suo centro e le sue periferie.
Così se la seduzione, in termini archetipici, è quel velo di Maya, quel tessuto impalpabile che Schopenhauer ha definito “un velo ingannatore che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista né che non esista, perché Maja rassomiglia al sogno, rassomiglia alla sabbia che il pellegrino da lontano scambia per acqua”, per Rossani la seduzione diventa tangibile forma creativa, passa dalle immagini fascinatorie dei luoghi e dei personaggi dell’infanzia e della giovinezza, nei frammenti di vita immersi nel desiderio di leggere e di scrivere, nella misteriosa energia che conduce alla profonda consapevolezza che dal giorno della nascita inizia l’ascesa verso la morte, compagna con cui conviene convivere per non temerla. E se le Cartoline producono giochi, specchi e rimandi dove predomina una Soverato d’inverno,/[che] ci faceva gioire come lucertole/stese al sole sul limite del canneto e il dolore è sortilegio, sono certo le Finestre aperte a trasformare il percorso fatto di solitudine o di poche compagnie rimaste – con i capelli imbiancati – in un’epopea culturale, dove le impronte delle figure mirabilmente tracciate in pochi versi assurgono a protagoniste di uno spaccato sociale di tutta un’epoca, si fanno testimoni del tempo stesso della poesia narrato, ancora narrato, da Rossani. E’ qui, in questi brevi e intensi componimenti, che riaffiora tutto il senso di appartenenza di un uomo alla sua terra, di un autore alle sue origini, di un cantore alle storie del mondo che diventano storie universali, dove i ritrovamenti stanno vicini ai riti di iniziazione, dove gli amor giovanili si confondono con l’agognata libertà sinonimo di felicità, dove anche i sentimenti peggiori, a volte incontrati, si perdono – ma sono eppure presenti – nell’ unico tempo spensierato,/rimasto nella memoria come un altare… un altare dove celebrare i Riti di seduzione, dopo essersi persi e ritrovati, dove sentirsi pienamente partecipi della vita.
ALCUNI TESTI DA: RITI DI SEDUZIONE
MISTERO CREATIVO
Se ti dissuade il rugoso
profilo che s’impenna stridulo,
se ti sorprende il giovane maschio
che carezza la frusta cartilagine,
se ti entusiasma il colore violento
di purità sulla tela generato,
come il filo sbavato dal bruco
devi domandarti perché accadono
rarissimi ricchi incontri
(pelle vecchia, pelle giovane)
quando la fusione dei corpi è avvenuta
si potrebbe anche chiarire
dove si sblocca o si scatena la creazione,
forse si scoprirebbe che c’è troppo dolore.
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MILANO
Cielo di cristallo opaco
sui grattacieli alteri.
Fumo di pensieri stranieri
di notte alla Centrale.
Frastuono di ferraglia
di giorno davanti alla Scala.
Un mattino di fuliggine
tra strade bucate alla Bovisa.
Un’ora di antichi canti
nella penombra del Duomo.
Il brusio dell’aperitivo
volgarizza la Galleria.
Nei Giardini una studentessa
è stuprata e uccisa.
Porta Venezia incornicia
una mostra di colori umani.
È tutta una storia vera.
Ma Milano è un’altra cosa:
un sogno della giovinezza
che s’è dispiegato soltanto
nella polvere stratificata.
Come sempre, resterà la pietra.
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ASPETTATIVA
Ho navigato tra insulti,
rifiuti, vittime, orrori.
E ambivo alle belle visioni.
Datemi ora buone notizie,
se potrò ravvivarmi
nel campo dei colori.
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AMBIGUITÀ
Comincia dagli occhi
il senso della bellezza,
si trasforma sulle labbra
in irsute ambiguità.
Bellissimi i capelli.
L’unica possibilità
è allontanarsi
dallo strapiombo.
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Venivano i guitti con i carrozzoni
a recitare storie nella piazza,
tentazioni e miracoli di diavoli e santi.
Ardevano i ragazzi a sbirciare
oltre i finestrini le femmine procaci.
La sera il prodigio della rappresentazione
agitava le più smodate fantasie.
L’indomani quegli eroi eleganti e festosi
facevano colazione nel bar di lusso.
Nomadi, liberi, ricchi e sorridenti,
così almeno ci apparivano,
ed erano l’invito pressante ad andare via.
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Si salivano centonovantasette scalini,
fino alla terrazza panoramica.
Si prendeva fiato e si ammirava
la distesa verde o blu dello Jonio.
I libri sottobraccio legati da un elastico
si entrava in chiesa a riposare e pregare.
La prima orazione era l’auspicio di
ricoprire presto il mondo senza salite.
Poi, appena realizzato il sospirato esilio,
si insediò la nostalgia del sacrificio.
Cinzia Demi
Bologna, settembre 2015