Siamo in piena celebrazione del genio di Grazia Deledda, grande scrittrice italiana nata il 27 settembre 1871 a Nuoro in Sardegna, premio Nobel per la letteratura nel 1926 e unica italiana ad avere ricevuto questo importantissimo riconoscimento.
Ricordiamoci di alcuni dei suoi libri più famosi: Elias Portolu (1903), Cenere (904), Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915)…
Noi abbiamo scritto per Altritaliani la recensione del magnifico volume: “Grazia Deledda, una vita per il Nobel” (Sassari, Delfino, 2016) di una profonda esperta di Deledda, Maria Elvira Ciusa [n.d.r. vedi la recensione il fondo alla pagina]. L’abbiamo interpellata per avere notizie dei suoi studi e delle sue ricerche deleddiane.
Infatti Maria Elvira Ciusa sta lavorando su documenti primari inediti di Deledda seguendo una problematica di grande attualità. Pensiamo che questa grande narratrice fosse una donna del suo tempo (fine XIX° secolo e XX°) e potremmo pensare che fosse «chiusa» nel suo contesto, invece la Ciusa ci sbalza verso l’assoluta modernità di Deledda, una donna che viveva una visione di pragmaticità e di attaccamento al reale. Dice la Prof.ssa Ciusa :
«Dai miei documenti emerge l’anima di Deledda, quella intima e familiare, ma soprattutto il suo spirito pratico di manager di se stessa, anche se sappiamo che il marito, Palmiro, fu il suo agente letterario. Dietro c’era sempre lei che suggeriva o indicava cosa rendere noto alla stampa e come portare avanti i contatti con gli editori. Teniamo presente che era una donna nata nell’Ottocento, in un’isola nell’isola come era la Nuoro del tempo. Curava poco la sua persona sotto il profilo estetico ma era conscia della sua eleganza d’intelletto e d’intelligenza, la vita le aveva insegnato ad essere pratica. Amava seguire l’andamento della borsa, perchè investiva i suoi guadagni anche in titoli bancari. E soprattutto la vita moderna nella città è al centro della sua indagine sociologica, cosi come lo sono gli avvenimenti culturali di rilievo, soprattutto quelli artistici d’inizio Novecento, quando Roma si apprestava a celebrare l’Unità d’Italia e attirava i migliori ingegni creativi con bandi di concorso per opere pubbliche, emanati per rendere visibile la raggiunta grandezza…»
Una donna Deledda, che ha rappresentato la gente del Nuorese, la provincia in cui è nata con efficacia straordinaria e che ha soprattutto denunciato la condizione femminile della sua epoca («donne sopraffatte e maltrattate o tenute lontane dall’istruzione»). Senza essere femminista secondo la vulgata odierna, era uno spirito saggio come le donne che governavano e governano anche oggi case, matrimoni, imprese, famiglie, vita in società e che sapevano e sanno inserirsi nel mondo senza volgarità, chiasso, tracotanza e prepotenza.
Grazia Deledda era la sagacia e l’intelligenza coniugate ad una sensibilità straordinaria e una pratica di scrittura magistrale. Così la ricordiamo e ne siamo felici.
Maria G. Vitali-Volant e Maria Elvira Ciusa