Recentemente presentato a Parigi il libro di Erminia Gentile Ortona e Mirco Modolo che rivalorizza il primo catalogo a colori del 1757 e lo studio degli scavi a Roma nel XVII secolo. Nasce cosi in questo modo il primo catalogo di Storia dell’arte a colori, “Caylus e la riscoperta della pittura antica attraverso gli acquarelli di Pietro Santi Bartoli” (recueil de peintures antiques) a cui vanno aggiunti i 32 dipinti dello stesso autore attualmente al Royal Institute of British Architects a Londra.
Nel 1714, a seguito del trattato di Utrecht con cui termina la Guerra di Successione, Luigi XIV riesce a mettere Filippo V di Borbone sul trono di Spagna. Un combattente 22enne, Anne-Claude de Pestels, Conte de Caylus, lascia allora l’esercito per dedicarsi allo studio e alle collezioni d’arte: prende sottobanco anche qualche pezzo d’antichità a Pompei ed Ercolano, scrive testi sull’archeologia e la pittura a lui contemporanea (è amico di Watteau di cui poi scrive la principale biografia, ed è detestato da Diderot) e sulla pittura del secolo precedente, e dopo la sua morte nel 1765 una parte delle collezioni finisce al Cabinet des Médailles, oggi confluito nella Bibliothèque Nationale de France.
Dopo il 1635 a Roma un pittore perugino, Pietro Santi Bartoli, allievo anche di Poussin, s’era specializzato in acquarelli raffiguranti affreschi di antichi monumenti romani. Nessuno ne ha tenuto gran conto, finché nel 1757 un incisore ed editore di stampe, Pierre-Jean Mariette, il cui negozio in rue Saint Jacques a Parigi è già famoso dal tempo del padre, ne riproduce 33 (oggi alla Bibliothèque Nationale de France) con le incisioni a colori sul catalogo, uscito in 30 esemplari riservati alle maggiori biblioteche nazionali. Gli acquarelli originali erano stati donati da Santi Bartoli a Luigi XIV, trafugati alla Corte per conto del Ministro della Guerra de Louvois e ritrovati da Caylus che ne commissiona dunque il catalogo a Mariette.
Nasce in questo modo il primo catalogo di Storia dell’arte a colori, “Recueil de peintures antiques”, su cui Erminia Gentile Ortona (già coautrice de L’Ambasciata d’Italia a Parigi: Hotel de La Rochefoucauld-Doudeauville, ed. Skira, 2009) e Mirco Modolo (già autore di altri studi sulla pittura di quel periodo) hanno pubblicato il libro “Caylus e la riscoperta della pittura antica attraverso gli acquarelli di Pietro Santi Bartoli” (ed. De Luca, 2016), aggiungendovi i 32 attualmente al Royal Institute of British Architects a Londra.
Presentata il 30 novembre dal Direttore Éric de Chassey e dall’ex Direttore Alain Schnapp all’Institut National d’Histoire de l’Art a Parigi, quest’opera, con la corrispondenza di Caylus con gli italiani, ha anche il merito di far comprendere il contesto archeologico di Roma dopo gli scavi del XVII secolo, e di rivalorizzare un catalogo “a colori” che a quell’epoca non era neanche stato considerato più interessante delle altre sue numerose opere sull’archeologia e la pittura dello stesso periodo. Ancora una volta dunque il reciproco interesse storico-artistico tra Italia e Francia porta a curiosità di reciproco vantaggio!
Lodovico Luciolli