Sono 15 anni che Giorgio Bassani, il Cantore di Ferrara e della Bassa Padana, ci ha lasciati. Lo ricordiamo con “L’airone”, che può esser considerato il suo testamento spirituale, dedicato anche al Po e al suo delta, fonte di vita, eterno fiume già raccontato da Bacchelli nel suo celeberrimo romanzo.
“…Tese l’orecchio. Silenzio. Soltanto gridi
lontani di uccelli invisibili, alti nel cielo.
Ugualmente invisibile, forse alla catena,
un cane guaiva poco distante.
Portò gli occhi in giro, sull’immenso
paesaggio che lo circondava.
Vedeva, là, ai limiti del piatto territorio
di acque e di isolotti attraverso
il quale era venuto…
A destra, dalla parte del Po Grande e dalla
sua foce la buia massa compatta del bosco
della Mesola; a sinistra, le vuote distese
della Valle Nuova e delle altre valli…”
Da: L’Airone di Giorgio Bassani
Ecco, descritto in poche essenziali righe, un territorio, il territorio dell’Anima, quello delle proprie radici, ‘fatto’ con parole semplici, essenziali, quelle, quasi, del sermo familiaris, ma non è dialetto, stavolta: è la lingua poetica in prosa, lo stile indiretto libero espresso nel suo wiz laicamente ebraico, del nostro grande Giorgio Bassani.
In uno spazio scrittorio così breve, ha ‘detto’ così tanto, parlando del suo Delta, quello del suo grande Fiume Po, della sua Acqua che riesce a regalare ragioni di vita, di passato senza il quale non c’è futuro, e poi atmosfere che divengon ricordi ed immagini di noi stessi, quando la natura, non leopardianamente matrigna, è tua, come tue son le cellule del tuo corpo.
Solo Bassani, in quel capolavoro che è L’airone e che, in qualche modo può esser considerato il suo testamento spirituale, avrebbe potuto esprimere l’essenza di una terra che era già ‘patrimonio dell’umanità’ al suo nascere, agli ‘albori delle sue lontane origini’.
Per lui, di cui in questi giorni ricorre il quindicesimo anniversario dalla scomparsa, avvenuta, quasi in contemporanea a quella del cugino Gianfranco Rossi, ad aprile 2000, il Delta come le Mura Rinascimentali della Città di Ferrara – al tempo in cui fu Presidente di Italia Nostra, le salvò dalla rovina – rappresentarono il futuro dell’Arte e della Cultura incommensurabile della Capitale Estense.
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Ed il Futuro vicino – l’imminente Festa del Libro Ebraico – ricorderà che il 4 marzo 2016 sarà festeggiato il suo centesimo dalla nascita, Lui eterno ed insostituibile cantore della Prima Città Moderna d’Europa.
A conclusione di questo breve ricordo piace riportare due brevi quanto pregnanti liriche – e non poteva esser che così, trattandosi dell’ars poetica di Giorgio Bassani – tratte dalla multiraccolta In rima e senza: la prima che allude all’amore per la sua terra che, però fa da singolare péndant con l’altra pure brevissima, forse un po’ eros-thanatos…
Leggetele e ne converrete, forse…
SERA SUL PO
Sei solo, ormai: in un fumo amaro sopra funeste
solitudini d’acque arrossa languido il fuoco
di nostalgici incendi le solenni foreste.
COMMIATO
Scordarmi qui, disteso coi più vecchi, assopito
nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito.
Maria Cristina Nascosi Sandri
Da Ferrara