A Roma, ha appena aperto i battenti (e rimarrà aperta fino al 7 dicembre 2017) l’installazione dell’artista veneziana Paola Volpato dal titolo «Femminicidio. Donne uccise 2015-2017», una mostra per….scuotere gli animi e far riflettere sul fenomeno del femminicidio.
Su fogli di carta cotone dipinti a china affiorano numerosi volti di donne: sono i ritratti delle donne uccise nel 2015, 2016 e 2017. Tutte insieme danno vita a un gigantesco pattern che riconsegna, indelebilmente, alla memoria, il dramma di un fatto di cronaca infinito ed inestinguibile, il femminicidio.
L’esposizione è a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Giorgia Calò.
Paola Volpato è nata a Venezia nel 1953. Vive e lavora a Noale (Venezia). Compie studi classici e si laurea in Scienze Politiche all’Università di Padova, diplomandosi poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia-Scuola Libera del Nudo e alla Scuola Internazionale di Grafica. Fa della fotografia, del video, della performance, così come del disegno e della pittura, un uso militante e politico. L’arte è da lei concepita come uno strumento per raccontare la realtà attraverso l’assunzione di uno sguardo sessuato che esplora le differenze di genere, per costruire relazioni, scambi e nuove strategie di rappresentazione del femminile nella dimensione sociale. Tra le ultime partecipazioni, si annoverano quella alla 54° Biennale Venezia – pad. Spagna, su progetto di Cesare Pietroiusti; e ad ArtVerona 2015, « Arbor Memorial », nell’ambito degli spazi indipendenti, a cura di Cristian Seganfreddo.
Da sempre attenta ai temi di genere, l’installazione odierna site specific, di Paola Volpato, nella sua articolazione, trasforma l’imponente e atavica architettura dello spazio espositivo romano della Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina, alterando la percezione del luogo, per condurre lo spettatore in un ambiente crepuscolare che lo inghiotte completamente. Mentre lo sguardo viene irretito da un cubo, una black box della memoria che sembra catapultata da un ‘oltre’ molto lontano, inaccessibile ai vivi. Una struttura totemica interamente tappezzata di ritratti, chine su carta, 288 in tutto (tanti quante sono le vittime del femminicidio strappate alla vita dal 2015 a oggi).
Volti di donne intrappolate in quell’eterno presente di chi è morto prematuramente. Innaturalmente. Sono disegni che agiscono nel profondo. Tramite la loro carica psicologica penetrano, infatti, la sensibilità di chi li osserva. Le pennellate rapide e fluide di cui l’artista veneziana si avvale, e che lasciano intere porzioni di carta scoperte, delineano le fisionomie rarefatte delle involontarie protagoniste. Catturate in un’istantanea pittorica che viene da fotografie ricavate da ritagli di giornale o da Internet (in alcuni casi, 66 in tutto, non è stato possibile reperire il volto della vittima, sostituito da un foglio immerso da, non meno eloquenti, tonalità di un nero insondabile). I volti sono composti da linee scivolose, tanto da sembrare sul punto di disfarsi, di liquefarsi, mentre rimane intatta l’espressione intensa, addirittura pulsante, che li caratterizza.
Volpato, così come Chauvet e altre artiste che hanno lavorato e lavorano sull’argomento, tenta di riscattare quelle donne relegate troppo spesso al mero ruolo di vittime al fine di restituirne una memoria che va oltre il sensazionalismo con cui vengono presentate dai media. È un duro lavoro, che tenta di ristabilire una memoria pubblica facendo riflettere su una tragedia che non colpisce solo le donne in quanto vittime, ma l’intera società.
Maria Cristina Nascosi Sandri
Paola Volpato
« Femminicidio. Donne uccise 2015-2017 »
Roma, Camera dei Deputati
Sala del Cenacolo-Complesso di Vicolo Valdina
ingresso di piazza Campo Marzio 42, Roma