Un interessantissimo libro di Umberto Pappalardo uscito nel 2025, HERCULANEUM. Eine Zeitreise in die Vesuvstadt (“Ercolano, un viaggio nel tempo alla scoperta del Vesuvio”), fornisce una dettagliata panoramica degli scavi archeologici e della vita nell’antica Ercolano, una città costiera romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. In esso vengono illustrate le tecniche di scavo e conservazione, inclusi i tentativi storici e moderni di aprire i fragili papiri carbonizzati della Villa dei Pisoni, grazie anche all’uso della tomografia computerizzata e dell’intelligenza artificiale. Una preziosa recensione di Adele Tirelli per Altritaliani.
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“Quando potrò io finir di stupire ?” si chiedeva Galileo Galilei osservando le stelle in cielo. Un archeologo di Ercolano direbbe la stessa cosa oggi, se guardasse invece 20 metri più in basso. È vero, il lavoro qui è estremamente laborioso: per portare alla luce un solo metro quadrato, bisogna asportare ben 20 m³ di lava – spesso anche tufo vulcanico. Ma quante sorprese ci aspettano dopo !
L’autore, Umberto Pappalardo, descrive dettagliatamente l’urbanistica di Ercolano, le tipologie abitative, come le case-bottega e le sontuose dimore patrizie con vista mare, e gli stili pittorici e musivi che le adornavano. Inoltre, ripropone una discussione sulla storia degli scavi dal XVIII secolo, sul contesto socio-economico della città – più residenziale e meno industriale di Pompei – e sul ruolo di importanti figure come Marco Nonio Balbo, benefattore della città, e l’archeologo Amedeo Maiuri, noto per aver cambiato radicalmente il metodo di scavo, passando da quello a cunicoli sotterranei a quello più estensivo di tipo moderno. Alla fine, gli scritti di Plinio il Giovane, testimone oculare della catastrofe vulcanica, offrono un resoconto dettagliato e danno preziose informazioni sulla natura e l’impatto dell’eruzione del 79 d.C.
Gli scavi di Ercolano hanno fornito notizie eccezionali e uniche sull’antica vita urbana e sociale, grazie alle particolari condizioni di sepoltura che hanno conservato la città in modo molto più completo rispetto ad altri siti vesuviani e continuano a rivelare nuove intuizioni scientifiche e sensazionali scoperte.
L’applicazione della tecnologia moderna, in particolare la tomografia computerizzata (una tecnica di origine medica) e gli algoritmi di intelligenza artificiale, hanno permesso lo srotolamento virtuale dei papiri carbonizzati rinvenuti nella Villa dei Pisoni. Questa tecnologia utilizza la radiazione di sincrotrone per migliorare il contrasto tra la scrittura e il papiro. I testi greci decifrati restituiscono la voce ai filosofi greci della scuola epicurea e alle loro opere finora sconosciute, arricchendo la nostra conoscenza della letteratura classica e della filosofia antica.
Gli scheletri sulla spiaggia e la fine degli abitanti
La scoperta degli scheletri sulla spiaggia di Ercolano ha rivoluzionato le teorie sulla fine della popolazione della città. Questi ritrovamenti sono avvenuti durante i nuovi scavi degli anni ’80.
È importante notare il contesto di questa scoperta: fino agli anni ’70, si credeva che l’intera popolazione di Ercolano fosse riuscita a fuggire, poiché erano stati rinvenuti solo poche decine di scheletri all’interno delle case. In seguito, durante gli scavi dell’area suburbana, furono rinvenuti circa 350 scheletri sull’antica spiaggia e all’interno di 12 camere (fornici) antistanti il mare, utilizzati come rimesse per le barche durante i mesi invernali. Qui i corpi delle vittime erano addossati gli uni agli altri, mentre alcuni gruppi di persone erano rimaste all’aperto, sulla spiaggia. Gli ercolanesi, come gli abitanti di Pompei e del resto dell’area vesuviana, non sapevano cosa fosse un vulcano, ma conoscevano i terremoti, come quello che 17 anni prima aveva causato parecchie vittime e notevoli danni alle strutture. Molto probabilmente è questo il motivo per cui centinaia di loro si erano rifugiati nei fornici, le cui volte a botte erano un buon luogo dove ripararsi in caso di terremoto, ma assolutamente inadeguate a preservarli dagli effetti devastanti di un’eruzione.

Le ricerche continuano e si stima che il numero totale delle vittime nell’area potrebbe essere stato molto più alto. Ad ogni modo, come nel caso di Pompei, la gran parte della popolazione residente riuscì a scappare prima dell’arrivo delle nubi ardenti prodotte dal collasso della colonna eruttiva, proprio perché allertata dai terremoti che precedettero l’eruzione, di cui ancora si trovano le tracce sui muri degli edifici.
Una scoperta eccezionale
Questi scavi sensazionali, iniziati negli anni ’70 e poi proseguiti negli anni ’80 e ‘90, e gli studi che ne sono conseguiti hanno cambiato le teorie prevalenti sulle circostanze della sepoltura di Ercolano e sulla tragica fine della sua popolazione, indicando che i rifugiati una volta intrappolati nei flussi piroclastici perirono all’istante a causa delle altissime temperature [vedi researchgate.net].
È stata, inoltre, fatta una scoperta eccezionale, i resti di un “cervello vetrificato” (quale risultato di sbalzi termici estremi in un tempo brevissimo (una prima nube piroclastica di cenere vulcanica a circa 600-700 °C, poi rapidamente raffreddatasi a circa 500 °C).

Autore di questa scoperta unica al mondo è l’antropologo forense Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II di Napoli, che da decenni studia gli effetti dell’eruzione del 79 d.C. sui corpi delle vittime vesuviane e le cause della loro morte. Di recente, analizzando i resti ossei di un giovane uomo rinvenuti in un letto ligneo nel Collegio degli Augustali, un edificio dedicato al culto dell’imperatore Augusto, ha identificato all’interno del suo cranio dei frammenti di materiale vitreo dal colore nero e lucido. Le analisi di questi frammenti condotte da Petrone ed il suo team di ricerca hanno stabilito che i tessuti cerebrali della vittima si erano trasformati in vetro, grazie ad un processo di riscaldamento e rapido raffreddamento. È questo l’unico caso al mondo di tessuti biologici umani vetrificati, non essendo noti altri rinvenimenti del genere né in ambito archeologico, né forense. [vedi theguardian.com]

Analisi del legno carbonizzato rinvenuto nel Collegio indicano una temperatura di 520 gradi Celsius (968 gradi Fahrenheit). Gli effetti dell’alta temperatura (carbonizzazione e fratturazione delle ossa) sul corpo di questa vittima hanno suggerito che il calore radiante estremo è stato in grado di bruciare e liquefare il grasso corporeo, e al tempo stesso vaporizzare i tessuti molli e i liquidi organici. La massa carboniosa e spugnosa solidificata sulle ossa toraciche della vittima, evidenza anch’essa unica tra i siti archeologici, può essere paragonata a quanto riscontrato per le vittime dei bombardamenti e degli incendi di Dresda e Amburgo durante la Seconda guerra mondiale. Dunque, il lampo di calore estremo seguito poi da un rapido calo delle temperature è stato in grado di causare la vetrificazione del cervello. In seguito, l’analisi al microscopio elettronico dei resti vitrei dal cranio e dalla colonna vertebrale del custode ha evidenziato un intero sistema nervoso centrale perfettamente preservato, costituito da una fitta rete di neuroni connessi da assoni [journals.plos.org]. Una siffatta sensazionale scoperta, pubblicata sul New England Journal of Medicine e sul PloS ONE, non solo fornisce nuove informazioni sull’andamento del disastro del 79 d.C., ma offre anche dati preziosi per la moderna valutazione e gestione del rischio vulcanico, soprattutto per la metropoli di Napoli e i suoi 3 milioni di abitanti.

La città di Ercolano rappresenta un unicum nella storia dell’archeologia mondiale. Grazie alla preservazione integrale di strutture, cose e vittime, ed essendo stata sigillata per due millenni della catastrofe dalla cenere vulcanica, strati di tufo compatto e pomici, circa quattro volte più spessi che a Pompei, Ercolano presenta uno spaccato unico della vita quotidiana e della condizione sociale. Se l’alta temperatura iniziale della nube vulcanica aveva carbonizzato il legno, la successiva conservazione nel tufo denso ne ha garantito l’isolamento dall’aria, bloccandone la decomposizione.
Mobili, oggetti ed arredi e loro stato di conservazione
La città vanta una ricca collezione di oggetti in legno (manufatti artigianali, sculture, oggetti di uso quotidiano) paragonabile solo all’antico Egitto. Questi includono preziosi e rari esemplari di mobili antichi (letti, armadi, una culla) e autentici arredi di negozi e cauponae (presse per tessuti, argani, telai).
Le eccellenti condizioni di conservazione hanno permesso di ripristinare elementi architettonici come pilastri di sostegno, travi del soffitto, battenti delle porte e scale in legno, offrendo un quadro completo che manca a Pompei. La Casa a Graticcio in particolare, costruita con semplici pareti a telaio in legno (opus craticium), è un esempio insuperato di edilizia semplice plurifamiliare con appartamenti in affitto.
L’arredamento conservato, descritto anche da Goethe, era caratterizzato da eleganza e funzionalità. L’inventario domestico includeva letti/divani con piedini in bronzo, culle a dondolo, armadi per vestiti e lararia (armadi per immagini degli antenati o statue di divinità), casse rivestite in ferro per il denaro (arcae ferratae), e meridiane nei giardini.
La città era dotata di una rete di condutture idriche che serviva cucine e latrine, e di fogne sotto le strade con tombini. Lo studio dei materiali contenuti nella rete fognaria ha fornito un ampio spettro di informazioni sulla dieta degli abitanti.

Qualità della vita ed attività economiche nell’antica città
Ercolano, con una popolazione stimata di circa 4-5.000 abitanti, era una città costiera più piccola e tranquilla rispetto a Pompei.
A differenza di Pompei, che era un centro fiorente di attività artigianali e industriali, Ercolano sembra essere stata una città più serena, caratterizzata principalmente dalla navigazione e dalla pesca. La rarità di profondi solchi lasciati dai carri nel pavimento stradale indica un traffico meno intenso, e le forme architettoniche e decorative più raffinate lo confermano. La città sorgeva su un promontorio a picco sul mare. Le case più belle e ricche si trovavano sul crinale, con elementi tipici dell’architettura di villa (verande, terrazze, diaetae) per godere della vista panoramica sul Golfo di Napoli. Esempi di queste dimore includono la Casa dei Cervi e la Casa dell’Atrio a Mosaico.
Dopo il terremoto del 62 d.C., il tipo edilizio della grande casa all’italiana subì un rapido « processo di modernizzazione, » con un declino del tradizionale impianto a favore di edifici civili e commerciali o della suddivisione in appartamenti in affitto, sviluppando i piani superiori per guadagnare in altezza ciò che mancava in superficie.
Sebbene non basata sull’industria, l’economia includeva attività di pesca, coltivazione (ulivi, cereali, viti) e professioni liberali come la medicina, il lavoro artigianale e i redditi da locazione.
Gli scavi hanno offerto uno spaccato della vita amministrativa e legale.
In città era presente un collegio sacerdotale molto potente, il Collegium degli Augustali (sacerdoti del culto imperiale), che consentiva ai membri della classe media, in particolare ai liberti, un mezzo per l’avanzamento sociale. L’Album marmoreo degli Augustali, ritrovato in frammenti, elenca i nomi di coloro che ricoprivano questo sacerdozio nell’ultimo decennio della città.
Le tavolette cerate (tabulae ceratae), materiale scrittorio economico dei Romani, rare altrove, forniscono una preziosa testimonianza del diritto privato romano e dei dettagli sulla vita di tutte le classi sociali.
Le tavolette cerate hanno documentato il “Processo Iusta” (75-76 d.C.), un complesso caso legale riguardante la legittimità e la proprietà di una figlia illegittima di uno schiavo, offrendo un’istantanea realistica dei problemi familiari nell’età imperiale.
Uno scrigno pieno di tesori
In sintesi, Ercolano è come una capsula del tempo perfettamente sigillata che, grazie alla vetrificazione e carbonizzazione, ha preservato i materiali organici (legno, tessuti, cibo) con un dettaglio che la rende un eccezionale testimone non solo della grandezza architettonica, ma anche della quotidianità e della struttura sociale della borghesia e dell’aristocrazia romana.
I papiri rinvenuti nella Villa dei Pisoni

I progressi tecnologici hanno rivoluzionato significativamente la decifrazione e la conservazione dei reperti antichi, in particolare per quanto riguarda i materiali estremamente fragili come i papiri carbonizzati e i reperti lignei.
La sfida principale nello studio dei papiri di Ercolano, rinvenuti nella Villa dei Pisoni, era la loro fragilità estrema, essendo stati carbonizzati dall’eruzione pliniana. Il nome del fondatore o proprietario della Villa dei Papiri rimane poco chiaro.
Tuttavia, l’ipotesi più accreditata è che la villa appartenesse a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare.
Questa attribuzione è supportata dal fatto che all’interno della villa furono rinvenute opere del filosofo Filodemo di Gadara. Pisone era noto per essere un sostenitore di Augusto e un amico di scrittori e filosofi, come il poeta Virgilio e lo stesso Filodemo di Gadara, che egli ospitava regolarmente nella sua villa.
Il ritrovamento di circa 2.000 rotoli di papiro carbonizzati, che hanno dato il nome alla villa, conteneva principalmente testi filosofici greci. Si presume che Lucio Calpurnio Pisone, il presunto proprietario, avesse acquisito questi testi, principalmente epicurei, su consiglio del suo amico Filodemo di Gadara e che acquistò la biblioteca di Epicuro quando fu messa all’asta ad Atene.
Attraverso l’arredamento e l’iconografia della villa, Pisone dimostrava il suo potere politico e militare e i suoi interessi culturali.

I metodi tradizionali per lo svolgimento dei papiri, egregiamente studiati da Marcello Gigante, il massimo esperto e conoscitore dei papiri ercolanesi, presentavano notevoli rischi. Già dal XVIII secolo si tentava di srotolare i papiri. Lo studioso Padre Antonio Piaggio inventò una macchina che usava colle vegetali e fili di seta per tenere i rotoli in tensione e srotolarli con cura. Questo processo era lento e laborioso, con un elevato rischio che le delicate strisce di papiro si strappassero o si incollassero tra loro. Anche negli anni ’80, un team norvegese sviluppò un metodo che prevedeva l’immersione dei papiri in una soluzione per ammorbidirli prima di srotolarli.
L’introduzione della tecnologia moderna ha cambiato radicalmente l’approccio. Con l’aiuto della tomografia computerizzata e delle sue capacità di immagini in 3D, è stato possibile srotolare virtualmente un rotolo di papiro.
Questa tecnologia, come si è detto, utilizza la radiazione di sincrotrone per migliorare il contrasto tra la scrittura e il papiro carbonizzato, rendendo il testo più facilmente riconoscibile.
Algoritmi di intelligenza artificiale (I.A.), appositamente sviluppati, analizzano i dati ottenuti e contribuiscono a rivelare passaggi di testo precedentemente sconosciuti. I testi greci decifrati, una volta interpretati dai filologi, restituiscono la voce ai filosofi della scuola epicurea e alle loro opere finora ignote. Si spera che ulteriori progressi in questa tecnologia arricchiscano significativamente la nostra conoscenza della letteratura classica e della filosofia antica.
Tecniche per la conservazione del legno
Ercolano è un caso unico per l’abbondanza di oggetti in legno. Le condizioni di sepoltura (alta temperatura iniziale che carbonizzò il legno, seguita dall’isolamento dall’aria nel tufo denso) hanno bloccato la decomposizione. Tuttavia, ciò rende i reperti estremamente fragili, ponendo grandi sfide di conservazione.
Oggi esistono metodi efficaci per la conservazione del legno. Il legno viene immerso in un liquido sottile di polietilenglicole (PEG), che sostituisce l’acqua presente nell’oggetto prima che si solidifichi.
La conservazione di oggetti completamente carbonizzati che si sono decomposti in polvere di carbone rimane difficile. In passato, venivano immersi in una miscela di cera liquida e polvere di carbone, ma questo metodo è problematico a causa della cristallizzazione della cera. Sebbene si stia tentando di sostituire i bagni di cera con l’immersione in Paraloid B 72, i risultati non sono stati ancora pienamente soddisfacenti.
L’impegno per il restauro e la conservazione è centrale nel lavoro archeologico contemporaneo; per esempio, l’Herculaneum Conservation Project, finanziato dalla Fondazione Packard, è attivo dal 2001 e si concentra in particolare sullo studio dei fenomeni vulcanici attraverso l’applicazione di metodi scientifici moderni che non si limita solo ai materiali organici, ma fornisce anche nuove intuizioni sui fenomeni catastrofici.
Tecnologia ed intelligenza artificiale
In sintesi, l’uso di tecnologie avanzate come la tomografia computerizzata e l’intelligenza artificiale ha permesso di accedere a informazioni (come i testi dei papiri) che erano fisicamente inaccessibili per secoli. Parallelamente, la chimica e la scienza dei materiali, attraverso tecniche come il trattamento con PEG, hanno migliorato la capacità di conservare i reperti organici di Ercolano, superando i limiti dei metodi di scavo e conservazione precedenti.
Edifici pubblici e loro ruolo nel culto e nella propaganda
L’autore, inoltre, fornisce un’ampia panoramica delle scoperte archeologiche a Ercolano, e si concentra in particolare su importanti edifici pubblici e privati descrivendo dettagliatamente il Collegium degli Augustali e la Basilica/Augusteum, evidenziando il loro ruolo nel culto imperiale e nella propaganda, con particolare attenzione alle rappresentazioni del dio fondatore, Ercole. Vengono inoltre esaminate diverse residenze private come la già citata Villa dei Papiri e la Casa del Rilievo di Telefo, notevoli per la loro architettura, le decorazioni e i ritrovamenti unici, inclusi i famosi rotoli di papiro. Una sezione significativa è dedicata agli scavi sulla spiaggia, che hanno rivelato tragicamente centinaia di scheletri, rivoluzionando le teorie sull’eruzione del 79 d.C.
Infine sottolinea l’impatto dei ritrovamenti di Ercolano sul Neoclassicismo europeo e la sua influenza sull’arte, l’architettura e la moda del XVIII secolo, nonostante le iniziali restrizioni di accesso e la polemica sugli scavi.
L’ideologia imperiale
L’architettura, l’iconografia e i reperti riflettono l’ideologia imperiale ad Ercolano, profondamente radicata e manifestata attraverso l’architettura dei suoi edifici pubblici più significativi, la complessa iconografia presente negli affreschi e le sculture onorarie dedicate alla famiglia regnante e ai patroni locali è stata strategicamente utilizzata per promuovere il culto e l’autorità dell’imperatore.
I reperti archeologici, in particolare le sculture e le iscrizioni, sono la prova più diretta della diffusione del culto e dell’autorità imperiale, come attestano le numerose statue in marmo e bronzo di membri delle dinastie Giulio-Claudia e Flavia rinvenute sia nella Basilica/Augusteum che nel Teatro. L’esposizione di queste statue in luoghi pubblici di spicco era fondamentale per celebrare la dinastia.
Nel Collegium degli Augustali, erano presenti basi per i busti dell’imperatore e statue del divo Giulio e del divo Augusto.

L’importanza della figura di Marco Nonio Balbo
Marco Nonio Balbo, patrono della città e sostenitore di Augusto, ricevette onori straordinari, a testimonianza del sistema di patronato che legava le élite locali all’autorità imperiale.
Fu una figura di spicco e molto amata, era proveniente da Nuceria Alfaterna, una delle città più importanti della Campania antica, ma residente a Ercolano. Si comportò come verus pater per l’intera cittadinanza; grazie ai servigi che aveva reso alla città e alle sue numerose e generose donazioni, contribuì in modo significativo al restauro di importanti strutture civiche, facendo restaurare la basilica, le porte e le mura cittadine.
Gli Ercolanesi eressero con fondi pubblici almeno dieci statue in suo onore, compresa una statua con corazza di fronte alle Terme Suburbane.
La sua statua in armatura presentava un riferimento esplicito all’ideologia imperiale: un frammento della spalla destra della corazza mostra Ercole che indossa una pelle di leone, collegando Balbo al fondatore mitico della città e, per estensione, agli ideali imperiali associati a Ercole.
Gli onori postumi erano eccezionali, inclusa l’erezione di un altare marmoreo presso la sua tomba e la riserva di un seggio onorario (sella curulis) per l’eternità nel teatro. Questo processo, noto come consecratio in formam deorum, assicurava che egli rimanesse « sempre vivo e presente » tra i suoi concittadini, dimostrando come i Romani tributassero onori quasi divini ai benefattori locali legati all’Impero.
In sintesi, l’architettura monumentale, l’iconografia e i reperti di Ercolano fungevano da palcoscenico visivo e simbolico. La glorificazione degli imperatori era intrecciata con la venerazione del dio fondatore Ercole e con l’esaltazione dei patroni locali come Balbo. Questo sistema garantiva che ogni aspetto della vita pubblica, dal culto religioso all’educazione giovanile e al riconoscimento civico, rafforzasse la legittimità e la benevolenza del potere romano.
Questo sistema ideologico si può paragonare a una matrice di tessere di mosaico, dove ogni tessera (un edificio, una statua, un mito rielaborato) non è significativa solo da sola, ma è disposta per formare un’immagine coerente e onnipresente dell’autorità imperiale.
Ultimi restauri e nuove aperture

In seguito a recenti lavori di restauro si riaprono al pubblico, dopo 25 anni di chiusura, due domus eccezionali, la Casa del Colonnato Tuscanico e la Casa del Sacello di Legno, restaurate nell’ambito del progetto Domus. I lavori di conservazione si sono concentrati sui pavimenti delicati e sulle superfici decorative delle case, ma hanno anche portato alla luce reperti significativi, come un affresco e una statuetta di Ercole. Inoltre, si annunciano visite straordinarie al cantiere di restauro delle Terme Suburbane, riconosciute come uno dei complessi termali romani meglio conservati al mondo. Edificate all’inizio del I secolo per volere di Marco Nonio Balbo come dono alla città, nel loro genere sono uno degli edifici termali meglio conservati in tutto l’Impero Romano. Dopo la prima delicata fase di lavori di messa in sicurezza e restauro, propedeutici alla futura riapertura permanente, riaprono in occasione del progetto di Visita alle Terme Suburbane di Ercolano i primi affascinanti ambienti oggetti di intervento. Il successo di queste iniziative dimostra l’efficacia della collaborazione tra il Parco Archeologico di Ercolano e il Packard Humanities Institute per la tutela del sito.
Adele Tirelli
Informazioni sull’autore:
Umberto Pappalardo è il Direttore del Centro Internazionale Studi Pompeiani. È stato Ispettore degli scavi di Pompei e degli scavi di Ercolano e attualmente insegna presso l’Institut Supérieur des Sciences Humaines dell’Université El Manar di Tunisi.
È membro della Fondazione Alexander von Humboldt e della Scuola Archeologica Italiana di Atene, nonché socio onorario della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine.





































