Siamo ormai alle soglie del Prix Goncourt 2019, l’anno del suo primo importante centenario. Ma in Italia il testo vincitore dello scorso anno è stato appena pubblicato, tradotto da Margherita Botto ed edito da Marsilio: si tratta di E i figli dopo di loro (Leurs enfants après eux – Actes Sud), di Nicolas MATHIEU.
Classe 1978, l’Autore, che vive a Nancy, ha scritto Aux animaux la guerre, il suo libro di esordio, solo 5 anni fa ed è un noir, uno dei generi letterari, ma anche visivi preferiti dai francesi, tanto che dal libro è stata subito tratta una serie televisiva.
E i figli dopo di loro, dunque, è la sua opera seconda: un romanzo molto ben accolto da critica e pubblico tanto da meritare, oltre al già citato Goncourt, molti altri premi letterari, per il momento.
Ottimo successo quest’ultimo: ormai è stato tradotto in almeno venti paesi.
In effetti Mathieu dimostra una buona memoria ed una buona conoscenza degli animi umani: in un tomo di circa 500 pagine – quasi come Il nome della rosa – racconta in una spietata quanto autentica anamnesi socio-individualistica un’estate del 1992, dove in una regione francese tutta particolare quale è la Lorena, si incrociano le vite e le crescite adolescenziali e post adolescenziali di tre ragazzi, Anthony di quattordici anni, Stéphanie, bellissima ma ‘seppellita’ in un luogo che non le potrà mai dar molto, ed Hacine, quasi un post-adolescente che anticipa i primi due nella delusione della crescita e delle aspettative di vita, che non saranno – ormai è certo – non migliori di quelle dei loro genitori che li han preceduti ma che non han potuto ‘aprire’ loro uno ‘spiraglio di esistenza’ migliore – tutto è già scritto?
Ma anche la stessa terra è stata scelta non a caso, oltreché per destino, visto che è quella dell’Autore, quindi ancor meglio conosciuta: è posta tra il Belgio, il Lussemburgo e la Germania a nord, confina anche con tre ex-regioni francesi, Alsazia a est, Champagne-Ardenne a ovest e Franca Contea a sud.
La Lorena è sempre stata mèta di emigrazione italiana e non solo, terra in cui il lavoro c’era, dunque, poiché ricca di miniere di carbone.
Così è il lavoro, il cambiamento obbligatorio del suo modus operandi, ad opera degli stessi operai, minatori, lavoratori in genere che produce malessere e non più sopravvivenza, prosperità: è un’estate torrida, ma è anche quella in cui il vento caldo della globalizzazione ha già spazzato via buona parte dei posti di lavoro della regione lasciando le famiglie sul lastrico, impreparate ad affrontare la chiusura delle fabbriche e ad immaginare un futuro diverso per sé ed i propri figli.
Di questo piccolo mondo periferico, ma anche centrale, centralizzato, reso una specie di cuore dell’universo, Mathieu racconta dolori e gioie, speranze e miserie, dando forma ad un affresco sociale umanissimo e, ad un tempo, feroce.
L’adolescenza, rito di passaggio esistenziale, di formazione di Anthony, Stéphanie e Hacine diventa per lui una lente straordinaria con cui guardare a un’Europa di provincia, alle sue illusioni di benessere bruciate nei falò estivi, alla sua innocenza perduta.
Un’Europa che è anche la nostra, che è / divenuta la nostra, nel tempo.
Recensione di M. Cristina Nascosi Sandri
E i figli dopo di loro
Autore: Nicolas Mathieu
Traduzione di Margherita Botto
Casa editrice: Marsilio – 2019
477 pagine