“Diamanti”: l’arte della sartoria come metafora della forza dell’unione al femminile

Cinema. Il nuovo film di Ferzan Özpetek, “Diamanti”, accolto con grandissimo successo di pubblico, uscito a Natale in Italia, è stato proiettato nell’ambito di un’anteprima eccezionale a Parigi il 23 gennaio*. Si addentra nell’universo della sartoria, e lo fa con un tocco che mescola eleganza, profondità emotiva e una riflessione sul ruolo delle donne nella società contemporanea. È un tributo alla tenacia, al potere creativo e alla capacità di fare squadra delle donne.

Il film, dedicato a Mariangela Melato, Monica Vitti e Virna Lisi, non è solo una storia di fili e tessuti chiamati insieme a dare vita a splendidi abiti di scena nella Roma degli anni Settanta, ma un affresco corale che svela le trame nascoste della vita femminile, fatta di sacrifici, dolori e straordinaria forza. Di cosa sono fatti i diamanti? Un ventaglio di donne, guidate dalle due sorelle Canova (Luisa Ranieri e Jasmine Trinca) che sfilano in rassegna come pietre più grandi, più piccole, più raffinate, più grezze, ma allo stesso modo preziose. Sono api regine e comandano le loro apparizioni senza re.

Ferzan Özpetek, con Luisa Ranieri e Jasmine Trinca

Ambientato in un laboratorio di famiglia famoso e sofisticato, il cast presenta diciotto donne coinvolte nello stesso compito mentre vivono anche, seppur per slot secondari, la loro vita in esterna. L’abilità di creare un vestito diventa simbolo della propria esistenza. Con operosità cercano di mettere insieme i pezzi di un passato segnato da perdite, violenze, e amori non vissuti, muovendosi tra i piani del palazzetto che le ospita tutti i giorni come una bottega di saperi. Le loro storie sono piene di nostalgie e sogni infranti, ma anche di riscatto. Maternità negate o difficili da conciliare con la vita professionale, il conflitto tra il ruolo di moglie e quello di lavoratrice: temi universali, che trascendono le specificità culturali per parlare della condizione femminile in modo profondo e universale. Sono Penelopi al rovescio e per conquistare la loro indipendenza devono con gran lena terminare i lavori commissionati. Non disfano mai la trama, scongiurando il pericolo che questo genere di film potrebbe comportare, ovvero la dispersione. Il superlativo vestito rosso indossato da Kasia Smutniak è il loro cartello di fine corsa. È una creazione unica e originale nella composizione e nei materiali.

C’è, però, una grande novità in Diamanti: il mondo maschile, che solitamente è una costante nel cinema di Özpetek, qui è di appoggio e non rilievo.
Il regista turco si concentra su una dimensione diversa di amore e coraggio, esplorando una storia in cui il primo uomo dei tre protagonisti, interpretato da Carmine Recano, sceglie di rinunciare all’amore per la donna che desidera (Luisa Ranieri), per seguire un’altra donna, costretta a vivere con la disabilità. Questa rinuncia, lontana da qualsiasi romanticismo, rivela un coraggio che si intreccia con quello delle donne, pronte a scoprire la loro forza non solo nei legami di sangue, ma anche nella solidarietà reciproca. La seconda storia che vede protagonista un uomo, interpretato da Stefano Accorsi, ha a che fare con la scelta: il suo personaggio di regista che va a controllare gli abiti di scena è subordinato ad una donna; il terzo protagonista importante, interpretato da Vinicio Marchione, rappresenta la violenza dello schiaffo e del pugno sulla sua compagna di vita. Le loro liti terminano sempre vicino al pozzo esterno che non è mai un pozzo dei desideri ma un pozzo di morte. Il quarto è un intramontabile Luca Barbarossa nei panni del marito di Jasmine Trinca: lei beve per dimenticare la morte di sua figlia ed è infelice in modo inconsolabile, e lui sorride a tavola e si complimenta per la cena.

Il laboratorio di sartoria è un mondo di donne che non competono, ma collaborano. Come api operose, ognuna porta con sé una parte di materia, un filo che si intreccia a quello delle altre. Ogni abito che nasce è un simbolo di questa collaborazione, di come ciascuna possa vestire e dare nuova vita alla personalità di un’altra, in un gioco di riflessi e di continui scambi. Il filo che unisce i tessuti, le mani che lavorano insieme, diventano metafore di una comunità che cresce attraverso il sostegno reciproco, in un mondo in cui la solitudine è spesso l’altra faccia della medaglia del progresso.

Altro punto interessante, il metacinema: È proprio attraverso il lavoro di gruppo che il film si snoda: la storia si apre con il casting, dove Özpetek e le attrici stesse, all’interno della narrazione, assegnano i ruoli alle protagoniste, dando loro una sorta di “copione” che rispecchia le loro esperienze, ma anche il senso che esse attribuiscono a ciascun ruolo. Questa riflessione metacinematografica si inserisce con eleganza nel film, suggerendo come la creazione di un film e di un abito siano processi simili, entrambi frutto di una comunità in sinergia.

La colonna sonora di Taviani, lontana dalle melodie più drammatiche turche a cui il regista ci ha abituati, accompagna il film con una delicatezza che lascia spazio ai silenzi e ai piccoli gesti, così come ai grandi momenti di rivelazione. In un certo senso, la musica, sempre appropriata, diventa un altro filo che unisce le storie delle protagoniste, dando ritmo e respiro alla narrazione.

In conclusione, Diamanti non è solo un film sulla sartoria, ma un inno al coraggio femminile e alla comunità, un viaggio dentro le fragilità e le resistenze di un gruppo di donne che, in spazi diversi, dalle grandi tavolate alle scrivanie, in piedi, sedute, in circolo, spalle dritte o curve, riescono sempre a centrare l’obiettivo. Un obiettivo che seppur immaginabile, non è mai spinto con forza da Özpetek che, lasciando piena libertà di espressione, sale di diritto sul gradino più alto del suo fare cinema. Un film che sa emozionare tutti perché non esclude nessuna frequenza.

Il poeta francese Jules Laforgue aveva detto: “Sarà la donna a salvare il mondo”. Non lo sappiamo, non lo prevediamo, ma questa pellicola è certamente all’insegna delle parole della cantante Giorgia nella colonna sonora del film: “Forse tornerà, la mia vita tornerà, vestita di canzoni e di ricordi. Tu promettimi che quando arriverà e oltre quello che verrà, saremo noi Diamanti, noi saremo insieme”. Insieme, uniti dall’amore.

Rosa Chiara Vitolo

*L’anteprima parigina seguita da un dibattito si è svolta al cinema Publicis, 129 avenue des Champs-Elysées, in presenza di Ferzan Özpetek e Jasmine Trinca. Questa proiezione eccezionale è stata organizzata da Italian Screens e Palatine nell’ambito di “De Rome à Paris”. Non sappiamo ancora se il film uscirà nelle sale francesi ne quando.

 

 

Una produzione GreenBoo, Faros Film e Vision Distribution, in collaborazione con Sky Italia.

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Rosa Chiara Vitolo
Rosa Chiara Vitolo insegna oggi italiano, storia e geografia alla scuola secondaria di primo grado nel Cilento interno, in provincia di Salerno. Appassionata di letteratura e cinema, è nata e vive ad Agropoli. Si è formata alla facoltà di Lettere dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e all’Università per Stranieri di Perugia. Ha insegnato per diversi anni lingua e letteratura italiana come esperta linguistica presso le Università di Ankara e Federico II di Napoli.

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