Per la nostra rubrica Missione Poesia incontriamo oggi con piacere la poetessa Denata Ndreca, albanese di origine e italiana di adozione: il suo ultimo libro, Fiori dei Balcani (besa muci editore, 2024), ci colpisce per la capacità di condurre il lettore in un’alternanza di testi di poesia civile o di denuncia, con testi immediatamente più pacati e lirici, nei quali incontriamo riferimenti a uno dei grandi maestri del ‘900 italiano, Giorgio Caproni, a cui l’autrice è molto legata.
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Denata Ndreca, nata a Scutari in Albania, è poetessa, scrittrice, giornalista, traduttrice, pedagogista. Laureata in Scienze della Formazione – Pedagogia. Lascia l’Albania nel 1999, e nel 2000 si stabilisce definitivamente nella sua Firenze, città dove ancora vive e scrive. Ha pubblicato diversi volumi di poesia: Fiori dei Balcani (2024), A nord delle mie costole (2023), La ragazza del Ponte Vecchio (2020), Calicanto (2020), Tempo negato (2019), Un faro nella nebbia (2018), Senza Paura (2017), Intorno a me (2003). Diversi anche i testi di letteratura per ragazzi: I giorni della Pace (2022), Sono io (2019), La carrozzina magica (2017). È stata tradotta in francese, inglese, albanese, thailandese, spagnolo. I testi per i ragazzi sono stati inseriti nel programma scolastico nelle città di Sakon Nakhon e Chiang Rai in Thailandia. Tutte le sue opere hanno ricevuto importanti riconoscimenti e premi letterari internazionali e nazionali: Women for Culture and for Peace – International Award (2022), Premio Frida Kahlo (2022), Premio Internazionale di Arte Letteraria Cygnus Aureus (2022), The Grand Award to Exellence – Eccellenze Europee XXII Edizione (2021), Conio in Argento della Zecca dello Stato – Premio Accademico (2020), Premio Nazionale Franco Corbisiero (2019), Premio Internazionale Lilly Brogi La Pergola Arte Firenze – Premio Speciale della Critica (2019), Premio Internazionale di Letteratura Michelangelo Buonarroti con Tema Storico – Letteratura per Ragazzi (2019), Premio Firenze (2018), Premio Internazionale di Letteratura Terre di Liguria (2017).Si occupa di diritti umani. Collabora con vari quotidiani. Dirige il Festival dei bambini “Gelatarium Poesia” a Firenze. È membro dei 17 artisti, poeti, saggisti e pittori degli Accademici “La Pergola Arte” Firenze.
Conosco personalmente Denata Ndreca da alcuni mesi per averla invitata a Bologna, in occasione della presentazione di uno dei più grandi scrittori albanesi, Visar Zhiti, molto tradotto anche in Italia. Con lei è nata un’amicizia sincera già dal primo incontro, fatta di reciproco rispetto, di stima, di condivisione di ideali e visione poetica. Sono lieta di poterla presentare attraverso il suo ultimo libro, I fiori dei Balcani (besa muci editore, 2024) sia qui, sulle pagine di Missione Poesia che in presenza all’appuntamento di Un thè con la poesia del mese di giugno, a Bologna.
I fiori dei Balcani
Denata Ndreca ci sorprende con un’opera che è, soprattutto ma non solo, un regalo alle sue due città del cuore: Scutari, dove è nata e vissuta sino all’adolescenza, e Firenze dove si è trasferita e vive ormai da circa vent’anni. In questa commistione di sentimenti evocativi di luoghi, tempi e immagini si alternano ricordi e profumi, fiori e visioni che, con il cuore pulsante di una donna che sa ascoltare ciò che la circonda e le parla, ci vengono restituiti in tutta la loro reale essenza, unita a un pizzico di immaginifica visione che rende i contesti ancora più affascinanti. Chi non conosce l’Albania potrà ritrovarla qui, nei versi di Denata, intrisi di nostalgia per la madre con il grembiule, per il padre dalle dita gialle per il tabacco, per quella merenda fatta di pane con acqua e zucchero, per la casa della nonna con il glicine… versi che si fanno anche memoriale storico e universale attraverso la narrazione dei freddi inverni di quella nazione sotto il regime comunista, dove non suonavano più le campane, non esisteva il Natale, non si poteva più pregare e, nel caso, ci si nascondeva per non essere scoperti a farlo.
Firenze invece compare, nelle suggestioni dell’autrice, spesso in relazione all’altra città, attraverso similitudini o differenze, oppure descritta nelle sue peculiarità più felici e più estreme dove si evidenzia, comunque, il rapporto di amore e ammirazione che nasce dal vivere in un luogo per il quale, pur non essendo quello delle proprie origini, si riscoprono continuamente motivazioni per una ammirazione, per una condivisione, o per un semplice desiderio di sopravvivenza riscontrate nelle mille sfaccettature d’incontro con la diversità: Firenze con il giardino delle rose/nel cuore primaverile inesplose.//Firenze di una donna straniera/che la respira tutta intera.
Ma la protagonista assoluta di questi testi di Denata è, senz’altro, la donna che viene rappresentata nella sua dimensione di interezza tra fragilità e forza, con rinnovati rimandi all’interiorità che passano dalla sofferenza e dallo sfruttamento, dai tentativi di umiliazione a quelli più crudeli di uccisione, per arrivare infine all’amore che tutto contiene. Sono complicati e complessi i sentimenti che attraversano questo libro, dove sembrano comparire a volte singulti di pianto, a volte improvvisi scoppi di risa: ilarità e delusione, sorrisi e lacrime, si fissano nei versi come un incessante singhiozzo altalenante di emozioni che brucia sulle pagine, che le rende vive e vere, che fa riflettere sulla condizione umana femminile, ma ancora di più, sulla condizione umana in generale, dove l’unico appiglio per resistere è pensare alla rinascita o, come dice l’autrice, a una rifioritura. Rifiorire, rinascere, rinnovarsi e ritrovarsi… sono le parole chiave del libro, le parole che l’autrice non ha paura di usare, le parole che pongono un suggello alle chiuse più efficaci di alcuni testi laddove alcuni degli elementi o dei gesti più quotidiani sembrano davvero contribuire ad allentare la pressione, a donare anche un solo attimo di gioia vera, quell’attimo salvifico che resta poi nella meraviglia e nel ricordo:
Alzati./Alzati – quando pensi che è finita.//Fiume./Sii fiume che scorre/e non può essere fermato da una diga.//Forza./Trova la forza -/quella forza che non ti ha mai tradita.
Ciò che colpisce di quest’opera, almeno ciò che colpisce chi vi scrive, riguarda principalmente la capacità di condurre il lettore in un’alternanza di testi così detti di poesia civile o di denuncia, con testi immediatamente più pacati e lirici. Esemplari i riferimenti a uno dei grandi maestri del ‘900 italiano, a cui sappiamo che l’autrice è molto legata: Giorgio Caproni. Senza paura di ripercorrerne le orme, citando anche alcuni riconoscibili versi del poeta, mischiandoli con i suoi, Denata crea un incantamento che indugia su riflessioni solo in apparenza lievi, con una musicalità imprescindibile, con un ritmo efficace e assolutamente unico:
Senti il fieno/con fiato bagnato/ai piedi del cavallo/intrecciato./Ha smesso di piovere. La terra ha pianto/con la testa/appoggiata sul prato.
Così, senza nascondere che la necessità di scrivere in poesia è una necessità vitale per l’autrice, che senza la poesia, come senza l’amore, non ci sarebbe una vita degna di essere vissuta, arriviamo alla fine di questo libro, dove troneggia – non imprevisto – anche un pizzico di follia, forse un ultimo segreto di ricchezza, come dice anche il prestigioso prefatore, il poeta Giuseppe Conte, che segna la passione dalla quale è necessario essere contagiati per continuare a vivere e a scrivere.
Alcuni testi da: I fiori dei Balcani
Ti toglieranno il nome –
ma sei senza terra
e non ti potranno seppellire
Ricordati di compiere
la tua unica vendetta –
rifiorire
*
Ma ora
altro – scorre il fiume.
Azzurra è l’acqua
che sorge al mattino.
Fresca bisbiglia l’aria del risveglio
sul ciglio della foglia verde –
del vecchio tiglio.
*
Glicine – Lule vile
Ti guardo silenziosamente
mentre invadi i muri.
Più tardi ti guardo e più respiro.
Più ti respiro e più mi riempio di te.
Più mi riempio di te e più piccola divento.
Più piccola divento –
Più corro.
Corro tutte le volte
Che ti vedo esplodere e vestir Firenze di viola.
Corro verso non so dove.
Corro
verso la porta di casa di mia nonna che non c’è più.
Corro
lungo il tuo tronco
che mi porta per le strade della mia vecchia –
sofferente città.
Corro più forte della velocità con la quale
Si spande il tuo profumo,
fino a quando non ti tocco e rimango ferma.
Lule Vile – Glicine.
Glicine mio (pieno di spine)
che buchi i ricordi
della mia amata Scutari.
Sono rimaste lì le mie radici.
*
Non finiscono mai i giorni
quando sono uguali.
Di sole nero si spengono
aspettando la notte più chiara della luna.
Remi contro la riva dell’isola senza colori
mentre la primavera sveglia
gli abitanti dei giardini d’intorno.
La natura si concede avendo in dono
il profumo dei pini freschi.
Sotto i piedi –
la terra splende con il suo volto fertile
e cieli immensi.
Tornerà la primavera.
*
Stasera ti regalo una stella
ma non quella che brilla di più – quella
piccola che sta in un angolo di cielo
aspettando che la testa tu alzi in su.
Ti regalo una stella
per quel desiderio
che non siamo mai riusciti a pronunciare;
una piccola luce per quella strada
dove non abbiamo mai potuto camminare.
Ti regalo una stella.
Bologna, giugno 2024
Cinzia Demi
P.S.:
“MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/