“Cerere” di Leonor Fini: il quadro per l’estate di Marianna Accerboni

Sono un’appassionata studiosa di Leonor Fini, pittrice triestina di madre e di formazione, artista di levatura internazionale e, quando ho pensato all’estate per l’iniziativa Altritaliani, l’abbondanza e l’oro delle messi che Leonor rappresentò nel 1954 nell’opera “Cerere”, mi hanno ispirata.

Leonor Fini, Cerere, litografia prova d’artista, cm64x48

Perchè ho scelto quest’opera?

Trovo che, come sempre, l’artista abbia saputo anche in questo dipinto andare oltre la mera rappresentazione per lanciare un messaggio più intenso, legato, in questo caso come in molti suoi altri lavori, alla mitologia cioè al nostro passato più profondo, allusivo e misterioso. Se da un canto l’opera, di cui esiste una versione primigenia ad olio, ha evocato in me l’ondeggiare al vento delle spighe sui campi di grano baciati dai raggi del sole, a ben guardare la Fini offre però una versione originale e più severa, concentrata e introspettiva dell’estate, attraverso il mito della dea Cerere: un filo creativo e di pensiero che ci fa ancora una volta scoprire le peculiarietà della grande pittrice, in cui mito, esoterismo e mistero s’intrecciano alla ricerca della verità e delle suggestioni più profonde.

Cerere nella religione romana era la dea della terra, della fertilità e dei raccolti, ma anche della nascita e della coltivazione dei campi. Corrispondeva alla dea greca Demetra ed era rappresentata come una figura materna e severa, con attributi quali per esempio una corona di spighe di grano, di fiori o frutta, e, spesso, con una fiaccola in mano. E va notato come la Fini riesca a donarci un’interpretazione non ovvia e pedissequa, ma molto originale e raffinata della dea e delle spighe di grano quale simbolo di abbondanza.

Il culto di Cerere / Demetra era infatti ai tempi fondamentale per l’agricoltura e per la vita e il suo mito era strettamente legato alla figlia Proserpina (Persefone nella mitologia greca), che fu rapita da Plutone (Ade per i Greci). Una terribile carestia si abbattè allora sulla Terra, perché Demetra, disperata per la perdita della figlia, non permetteva ai semi di germogliare. Il genere umano rischiò allora di estinguersi mentre il ritorno di Proserpina portò invece la primavera e l’estate. Nella vicenda mitica della figlia, rapita e trattenuta sottoterra dal dio dei morti, ma poi restituita alla madre per una parte dell’anno, è simboleggiato il ciclo della vegetazione e quello delle stagioni. E la pittrice sa rendere con acuto talento la forza della terra e della natura nella figura icastica e possente di Cerere / Demetra, che s’impone, nuda, assorta e avvolta in un mantello ideale di spighe, quasi fosse di natura regale, in una composizione fuori dagli schemi consueti.

Da dove trasse Leonor la passione e l’intuito per la mitologia? Abbandonato volontariamente il liceo femminile di Trieste, prendendo come scusa il sopravvento di una malattia agli occhi, la Fini, ribelle di natura e cresciuta senza padre in una famiglia altoborghese del primo Novecento, era però molto curiosa e affamata di cultura. E così andò ad “abbeverarsi” nella ricchissima biblioteca dello zio Ernesto  Braun, fratello della madre Malvina, che le faceva da tutore. E qui si appassionò per esempio ai grandi pittori romantici tedeschi, tra cui in primis Caspar David Friedrich che, una volta trasferitasi a Parigi, avrebbe fatto conoscere anche a Max Ernst. Certamente la giovinezza triestina trascorsa sotto l’ala protettrice dello zio avvocato, coltissimo umanista, fornì a Leonor l’apporto di una formazione legata alla cultura classica e perciò alla mitologia, di cui era intrisa anche la Massoneria, allora molto presente nell’Impero Austroungarico e a Trieste, che fino al 1918 era sotto gli Asburgo e che tuttora è una città fortemente massonica.

Marianna Accerboni, da Trieste


Biografia di Leonor Fini (30 agosto 1907 – 18 gennaio 1996)

Nasce a Buenos Aires nel 1907 da Erminio Fini di origini beneventane e dalla triestina Malvina Braun, figlia di Augusta Dubich dalmata di ascendenza tedesca, slava e veneziana, e di Ferdinando Braun, originario di Sarajevo. Nel 1908 la madre la conduce a Trieste, che la pittrice lascerà nel ’31 per Parigi. A 15 anni interrompe gli studi al Liceo femminile Pitteri di Trieste, oggi Scuola G. Corsi, nel cui comprensorio è a lei intitolata dal 2016 la Biblioteca della scuola R. Manna così come, dal 2014, il vicino giardino di via Boccaccio. Nel ‘69 riceve dal Gruppo giuliano cronisti di Trieste il San Giusto d’Oro.

Pittrice, costumista e scenografa molto attiva, illustratrice (più di 50 libri) e scrittrice, fu autodidatta e a Trieste trasse insegnamento dai pittori Edmondo Passauro, Arturo Nathan, Carlo Sbisà.

Leonor Fini a Parigi, foto di Robert Doisneau (in mostra ora al Museo Maillol)

Si formò frequentando la ricca biblioteca dello zio avvocato Ernesto Braun, dove apprezzò soprattutto i romantici tedeschi e la pittura di Friedrich, che a Parigi trasmetterà a Max Ernst, e la musica. Espose per la prima volta nel ‘28 a Trieste, alla Mostra sindacale del Giardino Pubblico, poi, con Nathan e Sbisà, alla Galleria Milano di Milano, dove assimilò l’influenza novecentista a contatto con il classicismo di Funi, suo maestro e compagno, e il tonalismo di Carrà e Tosi. Linguaggio che abbandonerà a Parigi per il Surrealismo, esponendo nel ‘36 a New York alla Julien Levy Gallery e alla rivoluzionaria mostra Arte fantastica, Dada e Surrealismo al MOMA, ma in forma indipendente causa la misoginia del movimento. E poi a Roma, Parigi e Londra, più volte alle Biennali di Venezia e San Paolo; presente, tra le altre, nelle permanenti di MOMA, Tate Modern, Centre Georges Pompidou. Fino ai primi anni ’60 ha dipinto molti ritratti, tra cui quelli degli amici Genet, Moravia, Carrington, Oppenheim, Morante.
Oggi riposa nel piccolo cimitero di Saint-Dyé-sur Loire con i suoi compagni Jelenski e Lepri.

LINK INTERNI DELLA RUBRICA : 😊

– Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un quadro per l’estate » + contributi in rete da leggere

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Marianna Accerboni
Marianna Accerboni, triestina, è architetto, giornalista, scenografo, pittrice e critico d’arte. Collabora da anni come critico con varie testate, riviste specializzate ed emittenti radio-televisive. Già allieva e collaboratrice del grande scenografo Luciano Damiani, idea e organizza, in qualità di curatore e di progettista dell’allestimento e della linea grafica, mostre ed eventi d’arte in Italia e all’estero (Roma, Firenze, Trieste, Bruxelles, Parigi, Austria, ecc.). A Parigi, ha curato una mostra Leonor Fini presso l’IIC nel 2021 http://www.mariannaaccerboni.com/

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