Calvino a Parigi. ‘Lo scoiattolo sulla Senna’, un libro di Fabio Gambaro (Feltrinelli)

In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, Fabio Gambaro ne descrive nel suo ultimo libro gli anni parigini, dal 1967 al 1980, un periodo fondamentale per lo scrittore tanto sul piano personale quanto su quello letterario, restituendo con precisione e gradevolezza l’atmosfera della Parigi di quegli anni in cui  tanti intellettuali italiani “sbarcavano” sulla Rive Gauche per periodi più o meno lunghi: da Alba de Céspedes nella sua casa vicina all’Odéon, a Moravia o Eco, che s’incontravano nei bar e ristoranti più noti per la grande presenza di italiani tra la rue du Bac e il boulevard Saint-Michel.

Oggi molte cose sono mutate: Armani o altre firme famose, quali “Saint-Laurent Rive Gauche”, nonché il moltiplicarsi di ristorantini e bistrots affollati soprattutto d’estate hanno obliterato la memoria dei vecchi locali, fra i quali sopravvivono solo “Les Deux Magots” , “Le Flore”, il “Lipp” e “La Coupole” a Montparnasse, veri e propri testimoni del tempo  in cui vi si incontravano Sartre e Simone de Beauvoir, la cui memoria sembra perdersi fra il viavai dei turisti, sovente ignari.

La distanza fra quei locali e la bella villetta in cui Calvino si era stabilito nel 1967 con la moglie Chichita e i figli Marcelo e Giovanna al 12 Square de Châtillon (zona Porte d’Orléans, a nove stazioni di métro da Saint-Germain des-Prés) pare simboleggiare quella che egli (anche senza voler essere un eremita come si era autodefinito) aveva voluto prendere dai conformismi intellettuali e politici: non solo, ad esempio, scegliendo di non rimanere più nel PCI dopo la mancata condanna dell’invasione dell’Ungheria da parte dei sovietici nel 1956, vero e proprio momento traumatico per moltissimi militanti comunisti, ma anche scegliendo di non schierarsi in maniera netta da una parte o dall’altra durante il maggio 68 a proposito del quale, forse per evidenziare una posizione che, lungi dall’essere quella dell’ignavo, era piuttosto quella dell’osservatore laico. Egli dirà: “Il mondo era cambiato” e “non avevo alcuna veste per spiegare agli altri cosa fare o non fare” ! Ed era cambiato anche da quando Calvino nel 1971 aveva curato per Einaudi (di cui era rimasto consulente) la pubblicazione de “La teoria dei quattro movimenti” e di altri scritti del socialista Charles Fourier (1772-1837), definito l’“Ariosto degli utopisti” nonché ispiratore di alcune correnti del maggio medesimo.

Lo scrittore, dunque, appare a Saint-Germain-des-Prés come uno “scoiattolo” (per riprendere la definizione “scoiattolo della penna” che ne aveva dato nel 1947 Cesare Pavese) per acquistare i giornali italiani al Drugstore (dove oggi si trova Armani) e per avvicinarsi a quegli intellettuali (Foucault, Lacan, Lévi-Strauss, Barthes, Sartre e Kundera) o a quegli storici (Duby e Le Goff), parte di quell’Olimpo culturale francese che, unito al prestigio delle sue istituzioni (la Bibliothèque Nationale di rue de Richelieu, la Comédie-Française, l’Académie française, la Sorbonne, il Collège de France dove aveva frequentato i corsi di Lévi-Strauss) avevano convinto lui e la moglie a trasferirsi da Roma, città in cui lo inseguivano i fastidi del successo che sovente, come ricorda Pasolini, è soltanto l’altra faccia della persecuzione.

Parigi è anche la città in cui aveva conosciuto nel 1962 la moglie trasferitasi da Buenos Aires nel 1954 col figlio, per lavorare come interprete, oltre che per altri mestieri saltuari. È questo il tempo in cui, come abbiamo visto anche a proposito dei locali, la città cambia volto: vengono spostate a Rungis le vecchie Halles (i mercati generali), lasciandovi il suolo e sottosuolo al “Forum des Halles”, mentre poco lontano due giovani architetti visionari,  Richard Rogers  e Renzo Piano (che dirà di Calvino: “Quando lessi Le città invisibili, in particolare la descrizione di Armilla, la città di tubi, mi resi conto di quante cose avessimo in comune”) costruivano il Beaubourg, dando vita ad un edificio che oggi fa parte dei simboli stessi della Ville lumière; contemporaneamente sulla Rive Gauche erano destinati a essere valorizzati o rivalorizzati la Gare d’Orsay, la Gare d’Austerlitz, la zona in cui nascerà l’Institut du Monde Arabe e, nel 13ème Arrondissement lungo la Senna, la futuribile “Bibliothèque Nationale” nonché altre costruzioni moderne; inoltre a “Bercy” prendeva vita il nuovo Ministero delle Finanze, una sorta di imbarcazione di cemento ormeggiata sulla Senna, entro una nuova geografia del potere e della cultura che culminava, nella prospettiva dagli Arcs de Triomphe delle Tuileries e dell’Étoile, con la silouhette ormai inconfondibile della “Défense”, altro luogo ormai iconico.

Calvino nella sua casa di Parigi anni ’70

La famiglia Calvino aveva tuttavia fatto in tempo a godersi La Ville lumière prima che persino alcuni noti editori lasciassero il centro (escluso Gallimard, dove Calvino incontrava frequentemente Raymond Queneau) e prima che il “Jardin des Plantes”, dove andava spesso, vedesse mutare tutto intorno la geografia urbana che lo contraddistingueva.

Calvino, prima di ritrasferirsi a Roma (a causa dell’irrequietezza d’animo ma anche, più banalmente, della continua svalutazione della lira), venduta la villetta allo Square de Châtillon, aveva comprato come pied-à-terre un appartamento al Bd St Germain vicino a “Lipp”, dove veniva anche per continuare a frequentare l’”OuLiPo”, acronimo di “Ouvroir de Littérature Potentielle”, cofondato dallo scrittore Raymond Queneau, un assortito gruppo di intellettuali con spirito matematico dediti alla più ardita sperimentazione linguistica e lessicale, inevitabilmente attraenti per un autore come lui.

L’“OuLiPo” valutava ad esempio l’effetto di tecniche come il divieto di alcune lettere nelle parole per cercare i sinonimi che non le contengono, oppure l’obbligo di cercare le sequenze di lettere costituenti una parola o frase leggendole nei due sensi. A ciò s’aggiungevano altre tecniche, come quella di trovare in un dizionario le parole nello stesso numero di posizione successiva a quelle in una frase affinché ne risultasse un’altra corretta. E ancora altre tecniche matematiche e simili ! Ciò giustificava sì la curiosità di Calvino per queste letterature potenziali, ma oggi l’intelligenza artificiale con i suoi algoritmi nella scrittura tanto semplifica le fatiche quanto, con gli altri algoritmi appositi, lascia lo spazio alla voluta creazione delle false notizie come già avviene spesso con le false fotografie. Marcel Bénabou (dell’“OuLiPo”) rammentava tuttavia i richiami di Calvino all’etica nella letteratura.

Calvino sarebbe forse tornato ad abitare stabilmente a Parigi se, dopo essere divenuto lo scrittore italiano meglio conosciuto in Francia, al punto da ricevere nel 1981 la Legione d’Onore e poi la nomina a Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, l’ictus nell’estate 1985 non gli fosse stato fatale. Quale sarebbe stato il suo futuro? Possiamo soltanto ipotizzarlo. Avrebbe probabilmente continuato a frequentare  i pittori Valerio Adami e Leonardo Cremonini, gli scrittori e giornalisti Giancarlo Marmori, sua moglie Elena Guicciardi, Bernardo Valli e altri italiani di prestigio a Parigi, oltre a quelli solitamente di passaggio come Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Luciano Berio, Pietro Citati, Michelangelo Antonioni, i quali sono stati tra le fonti dirette e indirette di Fabio Gambaro, ad integrazione della sua profonda conoscenza dello scrittore che aveva donato gran parte della sua biblioteca all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi da lui diretto dal 2016 al 2020.

Lodovico Luciolli


IL LIBRO:
Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi
di Fabio Gambaro
Feltrinelli, maggio 2023 – Scheda del libro
176 pagine – Prezzo di copertina 18€

L’AUTORE: Fabio Gambaro vive da oltre trent’anni in Francia, dove lavora come giornalista culturale, consulente editoriale e organizzatore di eventi. Ha guidato per quattro anni l’Istituto italiano di cultura di Parigi e attualmente dirige Italissimo, il primo “Festival di letteratura e cultura italiane” nella capitale francese e a Lione. Autore di diversi saggi, per Feltrinelli ha pubblicato, con Daniel Pennac, L’amico scrittore (2015) e Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi (2023).

Riassunto dell’editore:
Italo Calvino visse a Parigi per tredici anni, dal 1967 al 1980. Fu un periodo fondamentale per lo scrittore. La conoscenza approfondita della cultura francese di quegli anni (Parigi era la capitale della Nouvelle Vague, degli intellettuali engagés, dello strutturalismo, della psicoanalisi), e in particolare gli stretti legami con il gruppo dell’Oulipo (di cui facevano parte Raymond Queneau e Georges Perec) e con Roland Barthes, hanno impresso un’evoluzione fondamentale al suo lavoro e alla sua visione della letteratura. In quegli anni nascono Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore, romanzi molto innovativi, che suscitarono non poche discussioni sulla “deriva francese” dello scrittore.
Per Calvino, Parigi era al contempo un rifugio, un luogo d’esilio e di creazione letteraria, come si legge nel suo Eremita a Parigi. Per certi versi, la capitale francese diventa anche una fonte d’ispirazione. E non a caso se ne ritrovano le tracce in alcune delle sue opere, ad esempio nei racconti di Palomar.
Fabio Gambaro si concentra su questo periodo cruciale della biografia di Calvino per far luce su un’esperienza essenziale ma poco conosciuta dell’autore del Barone rampante. Senza dimenticare che gli anni francesi di Calvino evocano gli ambienti intellettuali parigini, quando la Ville lumière era la vera capitale mondiale della cultura. In questa prospettiva, lo sguardo dello scrittore italiano sulla città si rivela ancora oggi acuto e stimolante.
Tra il 1967 e il 1980, Italo Calvino si rifugia a Parigi, luogo di esilio e di creazione letteraria. È la stagione del Maggio francese e di Sartre, poi di Queneau, Perec e Barthes. È l’ultima grande stagione culturale europea.


Récapitulatif des événements parisiens organisés en octobre/novembre 2023 à l’occasion du Centenaire de la naissance de Calvino

A questo link interno « CALVINO A PARIGI », di Gae Sicari si può anche rivedere « Italo Calvino: un uomo invisibile« , un bel documentario di 28′ girato nel febbraio 1974 – regia di Nereo Rapetti 

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