Ritorna a Cannes a quattro anni da Gomorra il regista romano Matteo Garrone: dalla sua Napoli per una vetrina fra le più distintive del mondo.
E ci ritorna con Reality per raccontare, in chiave ancorché realistica, quella scena edulcorata che la televisione vanta di conoscere o finge di emulare, millantandone l’invenzione. Quei reality-show che accompagnano ore e ore di trasmissione, inculcano l’idea agli sprovveduti spettatori che il mondo si conquista con l’apparire, basta esserci in quel tubo catodico. Un tunnel, un delirio di cui le sacerdotesse (da noi la papessa si chiama Maria De Filippi) ne celebrano il rituale, impartendo sermoni, saccheggiando ed umiliando (a suon di milioni) una umanità di poveracci resi ancor più miseri.
E così Garrone affonda il proprio sguardo in una Italia nella quale – ha dichiarato – “molte persone pensano che la tele-realtà possa cambiare il loro destino”. “Abbiamo voluto presentare la televisione come una sorta di Eldorado o di paradiso in terra”. La vicenda di Reality è tratta da una storia realmente accaduta: “Cercavo un tema che fosse all’altezza di Gomorra, che avesse la stessa forza, ma non ci riuscivo. Poi sono venuto a conoscenza di quest’episodio accaduto a Napoli e ho pensato di trasformarlo in racconto cinematografico”. Ancora la sua città, Napoli, che resta per Garrone “il luogo delle contraddizioni”, che si riflette anche nei volti dei personaggi del film.
Accolto con molti applausi alla Croisette, Reality del regista che con Gomorra aveva conquistato il Gran premio della giuria nel 2008, è la vicenda di un pescivendolo che sogna di partecipare al Grande Fratello. Ed è in quel set che il regista ambienta parte del film. Quello che è un normale desiderio per dare una svolta alla propria vita, diventa presto un’ossessione per Luciano, il protagonista, interpretato da Aniello Arena, attore scoperto da Garrone negli spettacoli teatrali all’interno del carcere di Volterra, dove l’uomo si trova recluso da 18 anni. Ma l’attore non ha ottenuto il permesso per accompagnare il film a Cannes. Quella è la sua realtà, la sua vita per ora, mentre “il film fronteggia la sottile frontiera tra realtà e sogno” – sostiene Garrone – cercando un’ambientazione fiabesca, giocando con la luce e con la musica. E con quei toni vagamente felliniani che non guastano mai.
Armando Lostaglio
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