La crisi del socialismo parte dall’errata convinzione che si possa cambiare il mondo senza cambiare gli uomini. Tra Bertinotti, Pannella, Vendola e Bersani, la cronaca di una sinistra incapace di abbandonare gli antenati e di costruire una vera identità nuova ed un’idea nuova di socialismo. Tra speranze e disincanto Fagioli e il suo pensiero. Un intervento che farà discutere.
Forse tranne Fidel Castro, pochi possono disconoscere il fallimento dell’ideologia che ha contrassegnato l’ultimo secolo: il marxismo-leninismo, il comunismo realizzato: incapace di mantenere la nobile promessa della ‘liberazione’ dell’uomo, non ha saputo coniugare ‘libertà e uguaglianza’. Ma anche Fidel, il ‘leader maximo’ che nel 1959 guidò la Revolucion, ha dichiarato in un’intervista a The Atlantic, salvo poi ravvedersi, che il “modello economico comunista” non va più bene e che “il modello cubano non va più bene neanche per noi”. Figurarsi perciò se può esser esportabile altrove!
Di contro, se restano tuttora valide le idee ed le aspirazioni del socialismo delle origini, libertà, uguaglianza e socialità – l’uomo è per sua natura essere sociale – pare sia difficile superare il comunismo per approdare ad una nuova concezione politica che conservi e sviluppi in un contesto profondamente cambiato, le tre idee ed aspirazioni non ancora realizzate. “Dobbiamo pensare alla parola separazione e comporla e trasformarla passando dalle separazioni personali, alle separazioni universali che stanno nel movimento tra veglia e sonno, proprio di tutti gli esseri umani. E’ così che, in un modo nuovo, possiamo realizzare la separazione grande dal comunismo, perché le cose non conosciute e sempre dette inconoscibili ora, investite dalla ricerca di una massa di persone, sono conosciute. […] Forse è eccessivo pensare che la possibilità di ricreare il socialismo sta nella identità irrazionale dell’essere umano”, puntualizza lo psichiatra Massimo Fagioli nel suo decimo libro ‘Left 2007’, edito da “L’Asino d’oro”, in uscita il prossimo 16 settembre.
Nel libro che è la raccolta, preceduta dalla premessa ‘Il movimento invisibile del pensiero’, dei 49 articoli scritti nel 2007 nella rubrica ‘Trasformazione’ per il settimanale ‘Left’, Fagioli ‘ri-propone’ alla sinistra una via d’uscita: “la possibilità di ricreare il socialismo sta nell’identità irrazionale dell’essere umano” e contemporaneamente ‘ri-torna’ a criticare la grande ideologia del ‘900, Marx e il marxismo per non essere riuscita ad andare oltre l’idea di “trasformare il mondo”.
Infatti, secondo Fagioli, non si tratta di trasformare il mondo ma di trasformare gli esseri umani. E dopo Marx, nei suoi articoli, lo psichiatra smaschera e demolisce ‘pensatori geniali’, come Heidegger e Spinoza, finiti addirittura in un fantomatico Pantheon della sinistra, nonostante fosse evidente a tutti il chiaro legame del primo con il nazismo e dell’altro la forte religiosità: non a caso a Spinoza, Fagioli, contrappone Giordano Bruno. Come non lascia indenne dalla sua analisi l’Illuminismo e la Ragione.
Ma soprattutto, lo psichiatra dell’Analisi Collettiva segue, in molti articoli, l’evoluzione del rapporto, iniziato a novembre 2004 a Villa Piccolimini, con il numero uno di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti. Dopo aver fatta sua (al Congresso del Prc di febbraio a San Servolo) l’idea della ‘non violenza’, agire ‘la non violenza’, che contraddistinse Aldo Capitini e il filone ‘azionista’ nella Resistenza, Bertinotti rimase colpito dall’incontro con l’Analisi Collettiva. Lo definì “un grande evento culturale, un incontro e un confronto di alto valore e spessore politico”, ammise, “mai avrei pensato di trovarmi di fronte ad una platea con tanti giovani, così competente ed attenta, preparata e piena d’interesse per la politica che al contrario non sa parlare alla gente e ai giovani […] Seppure questa fantastica realtà fa ricerca sulla psiche e sul profondo dell’essere umano, è capace di relazionarsi con la cultura, con la politica, con quel che accade nel mondo”. A quel tempo Bertinotti era fortemente proteso al “superamento del comunismo ortodosso e del materialismo storico” tanto da lanciare la sfida del ‘Socialismo del XXI° secolo’.
Seguì poi l’incontro di luglio 2005 alla libreria ‘Amore e Psiche’ scelta da Bertinotti per illustrare il suo programma per le primarie dell’Unione. Venne nel giugno del 2006 la vittoria di misura dell’Unione sul centro-destra e quindi il Governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi: Bertinotti fu nominato Presidente della Camera dei Deputati. Incontri ce ne sono stati molti altri: uno alquanto significativo a giugno del 2007 con Bertinotti Presidente della Camera all’Auditorium di Roma.
In Bertinotti, Fagioli aveva visto nel 2004 “un’immagine di politico paragonabile a quella di Riccardo Lombardi e a quel suo interesse di portare il socialismo alla realtà umana”. Poi gradualmente le distanze tra i due, fino alla ‘rottura’ e al ‘crollo’ nel 2008 da parte di Bertinotti che con la scelta di Vendola segretario e la successiva scissione da Rifondazione, aveva smarrito, secondo Fagioli, quella “dimensione rivoluzionaria” che ne legava il percorso di comune ricerca umana e politica. “Dopo la scissione di Rifondazione: una catastrofe – ricostruisce Fagioli – perché rinnegava tutta la ricerca svolta insieme fino a quel momento ed il tentativo di unire la sinistra, proponendo in modo nuovo le idee del socialismo delle origini”. Tra i punti fondamentali del confronto, “c’era l’affermazione da parte di Bertinotti di una forte laicità, che poi non si rivelò vera”. Argomento con il quale è stato in seguito “sedotto da quel Pannella, che l’ha avvicinato per portarlo dalla sua parte, intuendo la rottura con Fausto. Io ci sono stato con il “Grande Laico”, afferma Fagioli, che rivendica “la dimensione rivoluzionaria” (che Bertinotti ha invece smarrito) della sua vita e dell’Analisi Collettiva, intesa come lotta radicale, assolutamente non violenta, volta a svelare gli inganni (culturali, politici e interpersonali) che fanno soffrire la mente, per giungere alla comprensione e alla possibilità di trasformazione della realtà umana”.
E a proposito di Vendola, lo psichiatra torna a ‘ri-badire’ ancora una volta, “è assolutamente falso che abbia rifiutato Vendola per la sua omosessualità: la sessualità è un fatto privato e ognuno fa quello che gli pare. Quello che ognuno fa a casa propria a me non interessa affatto. L’ho ripetuto all’infinito. Quello che rifiuto è che un leader della sinistra sia contemporaneamente cattolico e comunista, sono due ideologie inconciliabili, e questo è assolutamente inaccettabile”.
La ‘rottura’ con Bertinotti si consumò soprattutto per la diversa visione della ‘immagine della donna’ emersa tra i due in occasione di alcuni incontri pubblici svoltisi nel 2008 al Teatro Eliseo di Roma: il 19 gennaio alla presentazione del film “Signorinaeffe” di Wilma Labate e il 26 luglio con il dibattito sugli immigrati, in cui si parlò del libro di Aleksandra Kollontaj “Largo all’Eros alato”. Precisa lo psichiatra: “immagine femminile che per l’ex presidente della Camera sembrava essere relegata ancora a quella di Lenin, che nel 1923 dopo sei anni di rivoluzione, con la libertà sessuale e la parità tra uomini e donne, ripristinò razionalmente l’idea borghese di donna moglie e madre, asservita al pater familias comunista”.
La realtà politica, culturale e sociale non è mai restata fuori dalla ricerca sul pensiero umano, tutt’altro, ne è stata e continua ad esserne parte integrante. E attualmente Fagioli guarda al leader del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. « Attualmente la simpatia è per lui, per il suo tentativo di ricostruire questa sinistra che è – spiega Fagioli – quello che aveva fatto a suo tempo Bertinotti”, e che è la cosa che più interessa allo psichiatra. “Se Bersani riesce a non essere comunista tradizionale – pronostica Fagioli – è oggi il solo in grado di provare sul serio a rimettere assieme al sinistra”. Insomma, il leader del Pd è “l’unico che mantiene un po’ di laicità e un po’ di saggezza rispetto a Vendola che invece straparla: guardo con favore all’azione dell’attuale segretario del Pd e di tutta quell’area bersaniana”.
Già il primo luglio scorso alla Festa de “l’Unità’’ promossa dal Pd romano di fronte ad una platea di 3-4 mila persone è stata presentata, a distanza di 40 anni dalla prima, la ristampa del primo libro di Fagioli ‘Istinto di Morte e Conoscenza’. Un incontro politico, vi ha partecipato direttamente Gianluca Santilli dell’esecutivo del Pd romano, che può aver aperto o meglio ‘ri-aperto’, 30 anni dopo la kermesse di Bologna con l’allora Pci, un discorso bruscamente interrotto e anche, forse, un percorso. Per costruire quel “moderno socialismo delle idee”, come lo chiama Fagioli, che manca ancora alla sinistra. Per farlo occorre scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che non è stato mai pensato: “la fantasia invisibile della mente, fonte universale di libertà e uguaglianza”. Che non è la ‘fantasia al potere’ del ’68, ma altro. “Libertà e uguaglianza non sono mai riuscite ad abbracciarsi. Non hanno mai pensato all’identità umana senza ragione che realizza la contraddizione tra uguali e diversi”, e aggiunge, al rapporto tra l’uomo e la donna.“La ragione rende depressi e stupidi. Non basta ribellarsi, occorre un pensiero nuovo senza identificazione con gli antenati”, ammonisce, quasi a fotografare la causa della crisi di identità della sinistra che, per un ‘vuoto’ di pensiero e idee e quindi di progetti nuovi, gira su stessa affidandosi di volta in volta a filosofi ed intellettuali le cui ideologie si sono dimostrate fasulle per esser lontane dalla vera aspirazione dell’essere umano: poter costruire e realizzare la propria identità umana.
Carlo Patrignani
(Foto di Fausto Bertinotti, Niki Vendola, Pierluigi Bersani)