In un clima da guerra civile strisciante, Napolitano è rieletto al sesto scrutinio, dopo l’ingiustificata esclusione dell’ipotesi Rodotà e l’affondamento di Marini, Prodi e…Bersani, mentre Grillo invoca la marcia su Roma per prendere il potere, il SEL già conclude la sua esperienza con il PD e Berlusconi esulta. Potrebbe sembrare una comica (finale) ma, in realtà, nel dramma, l’unica certezza appare proprio il rieletto re Giorgio.
Va detto subito che l’elezione di Napolitano ha razionalmente un suo senso. Costituisce una garanzia in questa fase difficile del paese. Costituisce anche un impegno per tutti i partiti che hanno a cuore il destino del paese, un obbligo a fare presto, nelle misure urgenti e nell’approvare una razionale legge elettorale che consenta al più presto di ritornare alle urne.
Napolitano, al di là delle rimostranze di alcune migliaia di cittadini e di una parte del popolo del web, è uomo di collaudata esperienza istituzionale, che ha dimostrato, in ogni occasione, passione e attaccamento ai valori costituzionali ed è amatissimo dagli italiani.
Certamente il suo è un sacrificio estremo a coronamento di una vita dedicata tutta alla politica nel senso più alto e nobile del termine e poi va ricordato come con equilibrio e misura abbia fronteggiato le tante emergenze nazionali dovendo spesso contrastare il dominio berlusconiano sull’esecutivo e sul parlamento. E’ lui che, a più riprese, ha salvato la faccia del paese negli scenari internazionali. Certo l’età è molto avanzata e non escluderei che risolti alcuni punti necessari per far ripartire il paese e svolte, con nuove regole, nuove elezioni, il re Giorgio potrebbe prepensionarsi dando le dimissioni. Ne avrebbe tutto il diritto.
Ma il clima in Italia è oggi pesantissimo, per certi aspetti in assenza di una vigilanza democratica, come negli anni settanta, è finanche peggiore di quella degli anni di piombo. Con tutti i rischi per la libertà e la tenuta democratica del paese messa a rischio da un populismo che non sa accettare le regole democratiche. In tal senso la scelta di Napolitano appare quasi obbligata. Cercando di sdrammatizzare, diremmo che per evitare rischi meglio un usato sicuro.
Bersani si autodefini : « l’ usato sicuro » in contrapposizione al « rottamatore » Matteo Renzi, nelle sue primarie fortunate contro il giovane sindaco di Firenze. In realtà, in queste settimane, non si è visto nulla di più insicuro che dello smacchiatore di giaguari.
Ad onor del vero va detto che l’impresa, dell’ormai ex leader del centrosinistra, era tutt’altro che semplice. Prima respinto con veemenza da Grillo, che per viltate fece il gran rifiuto di avviare il cambiamento in un paese stremato dalla crisi e nell’urgenza di avere risposte e segnali di rinnovamento che favorissero, tra l’altro, la ripresa economica.
Poi, nell’impossibilità di abbracciare Berlusconi per un governissimo che sarebbe stato possibile in un paese dove la politica avesse regole chiare e i diversi schieramenti, pur nel loro contrasto, fossero capaci di legittimarsi; ma in Italia questa regola semplice si è persa con la discesa in campo del cavaliere e tutte le sue conseguenti anomalie che ci trasciniamo tra errori, omissioni e contraddizioni da quasi venti anni.
A proposito di errori, raramente se n’è assistito, ad una tale quantità come in queste elezioni del Capo delo Stato.
Errori che hanno palesato due cose:
La lontananza del PD, malgrado le primarie, dalla realtà italiana e finanche dal proprio popolo, e poi come la governance del partito non fosse capace di riunire le diverse anime dei democratici e più in generale del centrosinistra.
Si è precipitati cosi in una serie di insicurezze e sbandamenti con Bersani che oscillava in ventiquattro ore da soluzioni pro governissimo (Marini) a quella che presumevano di essere pro M5S (Prodi), rifiutando a priori la proposta Rodotà, divenuta la scelta di Grillo dopo le rinuncie della Gabanelli e di Gino Strada.
Ma se per Marini i renziani e i vendoliani avevano annunciato il voto contrario (mai franchi tiratori furono cosi franchi), per Prodi, che aveva ottenuto per acclamazione e per alzata di mano l’unanimità di tutti i grandi elettori del centro sinistra (Vendola incluso), essere andato alla sconfitta con la bellezza di 101 franchi tiratori, ha dato la misura dello sconquasso che vi è nell’attuale PD.
Sinceramente trovo incomprensibile la mancata adesione del PD, almeno in seconda battuta, per Rodotà il quale è parte della storia della sinistra italiana (già indipendente di sinistra ai tempi del PCI e poi presidente del PDS che è all’origine del percorso dei democratici) certamente non è persona dei cinquestelle, tenendosi ben lontano dal suo populismo destrorso come ha dimostrato il suo duro dissenso contro i propositi di marcia su Roma dell’ex comico genovese, costretto alla retromarcia su Roma proprio dall’ex presidente dell’autority sulla privacy. I grillini non hanno candidati loro da proporre (del resto privi di storia e di ideologia chi avrebbero dovuto mettere? Gianroberto Casaleggio?) pertanto, la loro proposta aveva il solo scopo di confondere il centrosinistra.
Missione compiuta. Bersani incomincia ad andare in confusione e con lui buona parte del PD nel quale sono riesplosi vecchi rancori e diffidenze. Come sulla proposta Prodi, certamente non gradita da D’Alema diviso dal professore sin dai tempi del governo dell’Ulivo. Certamente, l’ala cattolica non avrà apprezzato il siluramento di Marini da parte di SEL, renziani e dei giovani turchi di Orfini e Fassina. Quindi magari là si ritrovano i 101 voti che hanno affondato, nel tripudio berlusconiano, il duellante da sempre vincente e con lui tutto il PD che finalmente ottiene, ma solo dopo tutte queste disgrazie, almeno le dimissioni di Bersani.
Marini, Prodi e Rodotà, sia detto, sono persone degnissime, che in tempi diversi e modi diversi hanno contribuito al lungo e, come si vede ancora oggi, complesso percorso dei democratici e ciascuno di loro aveva requisiti validi per giungere a quella carica di presidenza. marini, esponente di punta del sindacato cattolico, aveva il limite di essere percepito, forse a torto, come un esponente da prima repubblica, Prodi sul piano internazionale era veramente a cinquestelle, peraltro è da considerare tra i fondatori della moderna sinistra italiana.
Infine Rodotà, persona di specchiatissima onestà intellettuale, giurista insigne, forse con il solo limite di una non grande esperienza internazionale, erano tutti autorevoli e validi, purtroppo sacrificati sull’altare di una irresponsabile faida interna al centrosinistra e in particolare al PD.
Da tempo ripetiamo che non c’è sintonia tra un partito che ha oggi molti giovani e donne (di valore) e una nomenclatura vecchia e superata, ormai inadeguata ai tempi e che dovrebbe (ma pare che finalmente ci siamo) mettersi da parte e dare spazio a questo nuovo PD, che magari farà errori ed avrà forse contraddizioni al suo interno (ma mai come la vecchia nomenclatura), che certamente non ha bisogno di queste balie perdenti.
Ma nelle more del congresso, che dovra rivoluzionare i democratici e scegliere il successore di Bersani, c’è da fare un governo di emergenza, data l’assenza dei cinquestelle incapaci, malgrado la loro forza elettorale di assumersi la minima responsabilità.
Cosa non facile ma necessaria dato che occorre tornare al voto e garantire alcune cose essenziali agli italiani.
Sarà questo il difficlissimo compito che toccherà ancora al vecchio re Giorgio che dovrà fronteggiare un Berlusconi che ha fretta di andare al voto per stravincere per la quarta volta l’elezioni, i grillini che ovviamente non fanno nulla contando sulla vecchia pratica terroristica del: “Tanto peggio, tanto meglio”; con un SEL che già ha chiuso il suo rapporto con il PD (dimostrando come gli impegni assunti, siano volatili…ma l’avevamo previsto), annunciando una nuova assemblea a maggio per rifondare la sinistra (estrema). Infine, un PD spaccatissimo con diverse compnenti che non accetterebbero mai un governissimo con gli odiati avversari del PDL.
Occorrerà molto buon senso. Una merce sempre più rara in Italia.
Nicola Guarino
Napolitano : L’usato sicuro per salvare la democrazia.
Prima di leggere il tuo articolo approfonditamente come merita, commento in modo molto critico questo di Nicola e mi dispiace. Tu sai che non ho votato M5s e mai lo faro’, pero’ dopo tutto quello che e’ successo trovare giustificazioni per il PD e accusare il m5s e’ esercizio veramente folle. Appare chiaro ormai (purtroppo) che il giochetto del PD e’ stato questo: rifacendo un piccolo passo indietro 1) Bersani chiede la fiducia a M5s senza pero’ coinvolgerli in una proposta di governo (non poteva chiederla al pdl o la lega per ovvie ragioni e una volta ottenuta la fiducia dai grillini, il pd avrebbe poi legiferato col sostegno dell’ampio governo. 2) La scelta del presidente della Repubblica. Serviva un nome di garanzia ma non della democrazia bensi’ un Presidente che, con le proprie prerogative nel caso specifico molto « estese » o « straripanti » alla faccia della Costituzione, salvaguardasse gli (sporchi) interessi della classe politica italiana…proprio come ha fatto Napolitano nel suo settennato. Anche Marini in questo sarebbe stato l’ideale. Prodi e’ stato mandato consapevolmente al massacro ( ti immagini D’Alema con Renzi (Dalemiano) e la cricca di Violante che vota Prodi? Avrebbe avuto piu’ senso proporre al quarto scrutinio Rodota’, non avrebbe raggiunto il quorum perche’ molti del PD non l’avrebbero votato. In questo modo, al quinto, finalmente proponendo Prodi, lo stesso avrebbe avuto i voti anche del M5S ( 395+163 ben oltre i 504 necessari). Quindi sia Rodota’ che Prodi sarebbero stati i veri custodi della democrazia in quanto mai e poi mai sarebbero scesi a compromessi con berlusconi. Si sarebbe potuta aprire anche una fase nuova di governo PD-M5s ma e’ evidente che ai poteri forti rimasti all’interno del PD non c’e’ interesse a stare con chi non vuole la tav in Val di Susa, i caccia F35 etc etc. Quindi, bisogna mettersi in testa che i partiti sono industrie che si foraggiano legiferando per i poteri forti ( a scapito nostro). E’ cosi’ in tutto il mondo occidentale ma il vero e grave errore storico e catastrofico dell’italia e’ stato quello di consegnare il Paese a un unico soggetto che s’e’ comprato tutto e tutti facendo oltremodo precipitare il Paese a un livello di bassezza morale drammaticamente senza precedenti ( forse paragonabile solo a quello del triste ventennio). Questa responsabilita’ ce l’ha pure il PD. Ora, capisco che Nicola voglia sentimentalmente difendere il partito, ma dovrebbe saperlo che purtroppo chi muove i fili non e’ tutta quella base bella e onesta, quindi per riformarlo, ormai conviene che si dia una nuova identita’ con gente nuova e con gli stessi nobili principi della Sinistra italiana (finalmente direi) ma che allo stesso tempo isoli quelle carogne ( che non sono « il vecchio apparato » son corrotti e basta, cominciamo a chiamarli col loro nome) e che rimangano pure col nome PD a giocarsi magari un 8% per entrare in senato come fa Casini, oppure che aggiungano una « L » e che vadano direttamente dallo zietto loro, berlusconi a continuare a fare i loro affari.
Roberto D’uffizi (« conversazione » con Mancini Marina)
Napolitano : L’usato sicuro per salvare la democrazia.
Gentile Roberto,
certo la vita di un commentatore politico è veramente difficile. Non mi pare di avere legami sentimentali con il PD, non ne ho neanche la tessera, i bersaniani mi accusano di essere contro il PD, tu di volerne coprire le colpe, insomma è vero che siamo nel tempo moderno liquido, ma bisogna pur mettersi d’accordo. Semplicemente ho detto in vari occasioni che sia Marini che Prodi che Rodotà erano e sono persone degnissime e parte (importante) della storia del centrosinistra. Peraltro, in un post avevo detto che eravamo alla quadratura del cerchio con Prodi presidente e Rodotà capo del governo. Un’abile mossa politica che i grillini non avrebbero potuto rifiutare; che avrebbe soddisfatto i cattolici ed avrebbe chiuso in un angolo Berlusconi. Purtroppo l’incapacità del PD si è tradotta in una lotta interna tra le varie correnti a scapito dell’interesse del paese. Più volte ho ripetuto che appariva incomprensibile scartare a priori Rodotà, che era si la terza scelta di Grillo e di un movimento che privo di storia e di riferimenti ideologici non poteva che proporre qualcuno esterno. Il rifiutare a priori Rodotà è stato anche un errore tattico, un modo per dare l’impressione che Rodotà fosse dei cinquestelle cosa non vera e in effetti è negata correttamente dagli stessi grillini. E’ chiaro che se non si riesce a fare nulla alla fine si è stati costretti a richiamare il « povero » Napolitano che ancora una volta deve soccorrere una politica incapace a destra come a sinistra. Il vero punto per cui mi batto è la rinascita dei partiti, il vero punto non è l’elezione diretta del presidente, ma che i cittadini si riapproprino dei partiti come strumenti di aggregazione democratica per condurre il paese su lidi più tranquilli e normali. Abbiamo un’anomalia politica che dura da venti anni, ho sperato (in vano) che nelle primarie del PD ci fosse un segnale chiaro di rinnovamento e, purtroppo, è arrivato Bersani, come detto nell’articolo, l’unica cosa positiva di questa drammatica (ma Flaiano direbbe non seria) storia è che il PD non potrà rinviare oltre il suo rinnovamento. Staremo a vedere, ma Roberto, sia sicuro che con il PD non sono mai stato troppo tenero, magari avrei voluto esserlo, ma da tempo questo partito non riesce più a vedere i fatti nella loro cruda semplicità, perdendosi in giochetti sulla pelle degli italiani. Oggi molti si perdono nella polemica Scalfari/Rodotà, a questo punto trovo più interessante in chiave futura l’intervista sullo stsso giornale a Matteo Renzi. Piuttosto non è possibile prendersela con Napolitano che in quelle ore dove tra il tragico e il ridicolo s’invocava la marcia su Roma mentre folle incontrollate si fronteggiavano con i carabinieri, la sua elezione ha costituito un punto, che come i fatti dimostrano ha almeno avuto il merito di fermare la crescente tensione.
Napolitano : L’usato sicuro per salvare la democrazia.
Aggiungo, a quanto già detto, che noto con piacere che molti giovani del PD in queste ore, si stanno riappropriando del loro partito andando ad occupare le sezioni sul territorio, aprendo libere assemblee per discutere sul futuro del loro partito. Mentre pare che all’elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia stia andando bene un’altra giovane del PD, Debora Serracchiani candidata presidente per il centrosinistra. Due segni positivi di rinnovamento, a mio avviso, per in centrosinistra e per il PD in particolare.