Può sembrare anacronistico e superato il dibattito sul meridionalismo, in un tempo che tende a “globalizzare” eventi e scelte politiche. Eppure vale sempre la pena ampliare e consolidare la conoscenza intorno alle ragioni che determinarono le tesi storiche di personalità come Fortunato, Nitti, Salvemini.
E’ uscito di recente, nella Collana della Svimez – che l’editore “Il Mulino” pubblica da oltre vent’anni – una antologia dal titolo “Diciotto voci per l’Italia unita” che raccoglie “scritti di personalità che – scrive il curatore Sergio Zoppi – nell’arco di un secolo o poco più, hanno dedicato attenzione al Mezzogiorno, pur non essendo meridionali”.
Si tratta, infatti, di autorevoli figure di giuristi, sociologi, scrittori che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito a testimoniare i valori del meridionalismo, specie nel passaggio cruciale da quello classico ad un nuovo meridionalismo, sorto alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’Italia faceva i conti con la ricostruzione materiale e civile.
I diciotto autori sono: Antonio Mordini, Edmondo De Amicis, Leopoldo Franchetti, Giuseppina Le Maire, Luigi Einaudi, Giuseppe Donati, Piero Gobetti, Giuseppe Cenzato, Rodolfo Morandi, Ezio Vanoni, Adriano Olivetti, Massimo Severo Giannini, Giulio Pastore, Pasquale Saraceno, Mario Romani, Giorgio Ceriani Sebregondi, Carlo Emilio Gadda e Danilo Dolci.
A partire dunque dall’Unità d’Italia, gli autori interpretano la vita pubblica e privata mediante un’attenta e vivace analisi dei processi culturali e sociali che sono il fondamento di un Mezzogiorno moderno. E’ di certo la tesi della industrializzazione uno spunto ineludibile della raccolta: la tesi del Saraceno evidenzia infatti che l’industrializzazione del Mezzogiorno è condizione necessaria anche se non sufficiente perché la questione meridionale sia portata a soluzione.
Sembrerebbero tesi superate, viste le recentissime vicende (Fiat e non solo). Eppure è solo uno dei cardini del nuovo meridionalismo che la politica nazionale ha messo in sordina da diversi decenni.
Un Sud insomma le cui potenzialità avrebbero (o dovrebbero ancora) concorrere ad una evoluzione complessiva del Paese.
L’intento della raccolta di Zoppi sarà proprio quello di auspicare che le attese e le attuali questioni meridionali siano comunque al centro di riflessioni meramente politiche, per un più vigoroso impegno civile verso una nazione solidalmente unita.
Armando Lostaglio