Le frontiere sono infinite, e non son nulla, sono volentieri pestifere, e sempre invenzione dell’uomo. Due in particolare vanno, o tornano, di moda oggi, soprattutto nel laboratorio Italia, troppo spesso grottescamente all’avanguardia – fumosamente ottime per annebbiare la mente, scaldare gli animi, scatenare fanatiche passioni: la frontiera fra la vita e la morte (quando si nasce? quando si muore?), quella fra chi sta dentro e chi sta fuori, ma vorrebbe entrare, gli spaventevoli immigrati…
Le frontiere sono qualcosa che sempre si vorrebbe assoluto, quasi naturale, e che invece è frutto dell’intervento della cultura : e spesso questo intervento, quando si rifugia nel termine “frontiera”, come in quello di « identità », che gli è gemello, quando li brandisce con orgoglio e sicurezza, medita e poi produce orrori.
Basti pensare alle “frontiere” fra la vita e la morte, che si vorrebbero le più naturali di tutte: chi puo’ dire quando comincia la vita? chi puo’ dire quando finisce? Il limite, la frontiera, cambia di cultura in cultura, e dentro la nostra è cambiato nel tempo: i trapianti di cuore, ad esempio, hanno spostato la “frontiera” — con i vecchi criteri oggi i cardio-chirurghi sarebbero processati per omicidio. Per non parlare dall’altra “frontiera”, dell’altro passaggio: quando comincia la vita? Nulla è più misterioso, e più difficile da “frontierizzare”, nulla più esposto alla battaglie ideologiche, culturali, in cui i fanatici e gli integristi hanno sempre la meglio sui laici: che per definizione procedono fra ripensamenti, al di fuori di punti di riferimento assoluti, consci della propria imperfezione.
Poi ci sono le “frontiere” fra un paese e un altro, fra una religione e un’altra, fra una cultura e un’altra, anch’esse oggi di gran moda. Son quelle che disegnano il mostruoso gemello: l’identità. Non voglio dire, ben inteso, che le “frontiere” e l’”identità” non esistano, o non debbano esistere: pragmaticamente, anzi, è necessario a volte che ci siano. Dico pero’, più semplicemente, che quando ne esiste una al di sopra di tutte le altre, quando la si immobilizza, si impone un modello sanguinoso, e si galoppa verso un buco nero. Sono uomo (e forse anche donna), italiano e siciliano e ebreo e canadese, e tante altre cose ancora, e fra queste le frontiere sono di groviera, e la sabbia che è la mia passa attraverso per mischiarsi.
Et je m’arrête ici, bien que d’autres frontières mériteraient d’être considérées….
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Dice: ma che c’entra con l’Italia? C’entra perché oggi il Bel Paese è, per cosi’ dire, un formidabile laboratorio, e anche una vetrina, che mostra quel che succede quando le “frontiere” diventano oggetto di culto ed isteria fondamentalista: l’aborto, il testamento biologico, Lampedusa, le coste della Puglia, i Romeni e/o i Rom (spesso allegramente identificati) responsabili di tutto quel che di male succede … Non si dirà mai abbastanza che più del 70 per cento degli stupri continuano a prodursi, impuniti e mediaticamente ignorati, all’interno di italianissime famiglie, che per altro molti “Zingari” sono italianissimi pure loro, e non Romeni, i quali Romeni per altro, quelli sul nostro territorio, sono per il 99, 997 cittadini esemplari (sono cifre controllabili in questura!). Che importa? Il fanatismo frontieristico se da un lato inventa e reifica inesistenti frontiere, dall’altro mischia tutto, un bel pappone, romeni, zingari, clandestini, aborto, eutanasia, testamento biologico, même combat… Il paese che ha riempito il mondo con i suoi emigranti, e le sue piazze con le battaglie per i diritti civili sembra oggi ripiegato in un difensivismo identitario, in un’esaltazione delle proprie fanatiche e/o inesistenti frontiere (il padanissimo Manzoni non avrebbe saputo dire cosa e dove fosse la Padania!)… anche quelle minime, quotidiane, ognuno trincerato nel proprio piccolo quadratino familiare, anche fra me e il vicino c’è una nuova frontiera, e se il vicino crepa sono affari suoi… (p.s. Leggo su Le Monde di ieri , 24 marzo 2009, p. 5, che il ministro degli Esteri Frattini ha deposto un progetto di legge per modificare il confine fra Italia e Svizzera, che il riscaldamento climatico, lo scioglimento dei ghiacci, avrebbe da meno di un secolo a questa parte spostato – a nostro favore, immagino… Quando si parla di “urgenze”: poi dice che in Italia non si ride più!)
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Pessimisti? Ma quannu mai, soffiatori di sabbia.
Pfffffffffffffffffffffffffff…. Vogliamo andar dietro a quelli che tracciano frontiere per disperdere le loro orme, e con le loro le nostre, mischiando sentieri: ma così, leggermente, per giocare. E giocando, all’aria aperta, al sole, allontanarci dal buco nero.
Giuseppe A. Samonà