“Salviamo l’Italia”, di Paul Ginsborg – “Doppia seduzione”, di Francesco Orlando – “Bambini Bonsai”, di Paolo Zanotti et “Le rondini di Montecassino”, di Helena Janeczek. Voici quelques nouveautés éditoriales italiennes dont Giovanni Solinas, docteur en littérature contemporaine italienne et lecteur à Paris 3 – Sorbonne, a eu envie de parler et qu’ il espère nous inciter à lire.
SALVIAMO L’ITALIA, di Paul Ginsborg
Torino, Einaudi, 2010
150 anni fa l’Italia è stata fatta. Poi si sarebbero dovuti fare gli italiani, come recitava il famoso motto. Impresa che, evidentemente, è riuscita solo in parte se oggi, a soltanto un secolo e mezzo di distanza, l’appello accorato che Paul Ginsborg rivolge ai lettori del suo ultimo saggio è quello di salvare l’Italia.
In “Salviamo l’Italia”, lo storico riflette sui mali endemici della nazione, che hanno favorito e che continuano a favorire, oggi, il berlusconismo : l’inguaribile clientelarismo, che mina ogni ambito dell’attività pubblica ; il potere sproporzionato della chiesa ; la povertà e la debolezza, oggi, delle sinistre e delle forze di opposizione ed infine una sorta di naturale tendenza ad instaurare (e per gli elettori ad accettare) forme di potere dittatoriali. Poteri antidemocratici che prendono forme di volta in volta diverse, e che magari, come nel caso di Berlusconi, solo esteriormente rispettano le regole della democrazia.
Come opporsi alla crisi nera in cui è caduta (ed in cui si trova ormai da anni) l’Italia ? Ginsborg cerca di ritrovare negli scritti e negli atti dei protagonisti del risorgimento lo spirito e lo lancio necessari a risanare (rifondare?) la nostra comunità. Magari puntando su alcune sue qualità di fondo, come quella, solo apparentemente debole, della mitezza. E cercando di accrescere l’interesse e la partecipazione dal basso all’attività pubblica, attraverso quelle che egli chiama le riforme mobili : «sono quelle che, strada facendo, portano la gente a interessarsi alla politica, ad autorganizzarsi, a prendere parte continuativa nel processo riformatore».
DOPPIA SEDUZIONE, di Francesco Orlando
Torino, Einaudi, 2010
Francesco Orlando è stato uno dei più importanti teorici e critici della letteratura italiana. “Doppia seduzione” è dunque l’inaspettato «debutto» da romanziere di un autore che per anni, con i suoi saggi, i grandi romanzi (altrui) ha insegnato a leggerli e ad analizzarli. È la storia di un sentimento d’amore omosessuale, inconfessato da un lato, rimosso dall’altro, che lega, senza mai unirli veramente, Ferdinando e Mario, nell’Italia degli anni cinquanta. Ed è la descrizione di due parabole interiori, o meglio delle pieghe e delle maschere psichiche che tale sentimento assume nell’animo dei due giovani protagonisti : due ragazzi legati da un rapporto che li vede, freudianamente, vittima e carnefice.
Al di sotto della forma classica ed apparentemente distante si agita la complessità di dinamiche psicologiche basate sul nascondimento e sulla simulazione. Orlando riflette, così, sulla difficoltà, per i suoi personaggi, di stabilire un rapporto diretto, impregiudicato e sincero con quella doppia sessualità che ognuno di noi, almeno nella sua gioventù, ha dentro di sé.
BAMBINI BONSAI, di Paolo Zanotti
Ponte alle Grazie, 2010
“Bambini bonsai”, romanzo d’esordio di Paolo Zanotti, risponde perfettamente alla natura plurale e multiforme del genere cui appartiene, il “romanzo”: è, allo stesso tempo, una fiaba, un romanzo di formazione ed un’allegoria in forma di science-fiction novel della fase storica che stiamo vivendo. La vicenda è ambientata nella Genova di un futuro “mondo-dopo- la fine del mondo”, dove l’uomo e la natura così come li conosciamo (o come li conoscevamo) sono ormai postumi a loro stessi: il sole e la pioggia sembrano aver perso l’equilibrio che regolava la loro armonia e sono ormai fenomeni estremi, violenti. Eppure proprio l’arrivo della pioggia, in un universo dominato da un caldo torrido ed immobilizzante, ad innescare il meccanismo narrativo: le piogge, infatti, come per una sorta di appello iniziatico, chiamano i bambini ad uscire dal mondo conosciuto e ad avventurarsi nella città vecchia, ombra di ciò che un tempo era stata e che rappresenta per loro l’altrove verso cui si sentono misteriosamente chiamati. Comincia così l’avventura dei protagonisti: (protagonisti bambini, appunto, e paradossalmente, in un universo ormai invecchiato), il viaggio fiabesco e di scoperta di Pepe e, la quête in cui scopriranno il mondo ed il mistero di altri giovani personaggi, e incontreranno il loro invertito graal, la bambina dalla pelle di albicocca, una sorta di fallita e spaventosa incarnazione del mito dell’eterna giovinezza. Il fascino dell’atmosfera del romanzo, oltre che dalla sua vicenda, proviene dall’atmosfera particolarissima, quasi impalpabile, che riesce a creare, un mondo fantasmatico, percorso da figure larvali assieme inquietanti ed innocenti, evocato da uno stile ad alta carica metaforica e di immaginarietà. Un mondo in cui non dispiace perdersi.
LE RONDINI DI MONTECASSINO, di Helena Janeczek
Guanda, 2010
Alla battaglia di Montecassino, durante la seconda guerra mondiale, hanno preso parte non soltanto gli americani, ma, dalla parte degli alleati, contingenti militari provenienti da ogni parte del mondo: neo-zelandesi, polacchi, indiani, marocchini (decisivi, questi ultimi due, per le sorti dell’avanzata alleata), che hanno atteso, esplorato, combattuto durante i lunghi e terribili mesi di assedio, di scontri e di bombardamenti. Molti di loro sono morti battaglia. Dire che il romanzo di Helena Janeczek racconta la loro storia probabilmente è troppo poco. “Le rondini di Montecassino”, infatti, indaga le tracce che la loro vicenda ha lasciato in coloro che vivono oggi: in Rapata, il nipote maori di uno di quei soldati, che la storia l’ha sentita raccontare dalla voce del nonno, e l’ha ricevuta, quindi, attraverso il filtro dell’esperienza soggettiva e della rievocazione commossa di chi l’ha realmente vissuta; o in nell’altrettanto giovane italo-polacco Edoardo, che (coinvolgendo, nel proprio percorso di ricerca, il suo amico Andy) comincia a prendere coscienza del proprio senso di appartenenza anche ad una storia e ad una comunità diversa da quella di cui è membro per cittadinanza. Partendo dalle cicatrici delle storie, dai ricordi, dai segni lasciati (il centro da cui si irradia questo percorso di rimemorazione ed attorno a cui ruotano diversi dei personaggi del romanzo è la celebrazione del cinquantenario della battaglia, che si tiene nel cimitero di Montecassino) la Janeczek ritesse così i fili della continuità fra memoria e presente, ma allo stesso tempo fra finzione romanzesca e documento, fra rievocazione individuale (la testimonianza soggettiva di chi ha vissuto: il suo racconto, e il suo ricordo) e oggettività storica. E soprattutto continua ad assegnare alla letteratura una della sue funzioni fondamentali: quella di riscattare, cioè in qualche modo di restituire vita e reinvestire di senso, le esistenze di coloro che non ci sono più.
Giovanni Solinas