IO e TE, di Bernardo Bertolucci – Recensione

Erano nove anni che Bernardo Bertolucci non ritornava dietro la macchina da presa. Dopo il suo penultimo film, “The Dreamers” (2009), sembrava che il 71enne regista parmense non avesse più il desiderio di girare; sia per l’incalzante malattia, sia per la mancanza di valide storie che lo ispirassero. Era giunta inaspettata, quindi, la notizia, più di un anno fa, che l’autore dei più marcati film con tematiche intimiste si era innamorato di un romanzo dello scrittore Nicolò Ammaniti, “Io e te”, pubblicato da Einaudi nel 2010.

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Con la collaborazione dello stesso scrittore, e degli sceneggiatori Umberto Contarello e Francesca Marciano, Bertolucci ha realizzato il copione di questa storia, ambientata a Roma, che vede protagonista un ragazzo quattordicenne, Lorenzo Cuni (interpretato magnificamente sullo schermo dall’esordiente Jacopo Olmo Antinori) solitario e problematico, che frequenta uno psicologo (Pippo Delbono) perché sofferente di un disturbo narcisistico della personalità; egli si sente superiore agli altri e rifiuta di legare con gli altri suoi coetanei. Le uniche persone con le quali si relaziona sono i suoi genitori, con i quali ha un rapporto burrascoso, mentre ha un particolare affetto per la sua anziana nonna materna malata (Veronica Lazar), che va spesso a trovare in una clinica dove è ricoverata. Le sue passioni invece sono i fumetti, la musica, e gli animali esotici.

Quando la sua scuola organizza una gita in montagna di una settimana, Lorenzo decide di non parteciparvi e, all’insaputa di sua madre che lo crede a sciare con i suoi compagni, egli si rifugia nella cantina del suo stabile per vivere quei giorni in solitudine e in autosufficienza; ha fatto una scorta di provviste, di musica e letture per quei sette giorni. Inoltre ha acquistato nel negozio di animali un piccolo formicaio, con le sue operose formiche che si muovono per gli stretti cunicoli scavati nella terra. Il suo piccolo mondo però verrà turbato dall’arrivo di Olivia (l’attrice esordiente Tea Falco) la sorellastra 25enne, entrata in cantina alla ricerca di uno scatolone con dei suoi oggetti personali. Anche Olivia è una ragazza difficile: vivace, ribelle e, soprattutto, tossicodipendente. Non sa dove andare e decide di restare per qualche giorno anche lei nello scantinato.

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L’intrusione di Olivia in quello che doveva essere il mondo tranquillo di Lorenzo non verrà accettato bene dal ragazzo. All’inizio fra i due sarà scontro, accentuato da incomprensioni e accuse da parte della ragazza nei confronti del padre di Lorenzo, che ha lasciato sua madre per l’attuale compagna, la mamma del giovane. Il giovane è colpito da questa verità a lui gettata in faccia. Egli non desidera altro che stara tranquillo con se stesso, lontano da tutto e da tutti, con la speranza di capire se stesso. Il rapporto tra i due è destinato però a cambiare. Olivia si sente male; è in astinenza dalla droga. Lorenzo la accudisce, per lei va a prendere di nascosto del tranquillante che la nonna ha con se, tra le medicine, in clinica. Nei pochi giorni a seguire, in quell’ambiente claustrofobico così pieno di cianfrusaglie e di orpelli – reso magnificamente dalla fotografia di Fabio Cianchetti – essi inizieranno a conoscersi meglio. Quando la settimana avrà termine, Lorenzo e Olivia vedranno loro amicizia rafforzata.

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In questo piccolo grande film, presentato fuori concorso, con successo, all’ultimo Festival di Cannes, c’è il mondo dei giovani di Bertolucci. Ci sono quelli (borghesi) così problematici, insoddisfatti, distaccati dalla vita sociale (“The Dreamers”), c’è il rapporto confuso con i genitori: Lorenzo che al ristorante rivolge una domanda ipotetica di carattere incestuoso a sua madre (una perfetta Sonia Bergamasco nel ruolo del genitore ossessivo) ricorda “La luna” (1979). Inoltre vi è quel desiderio di solitudine/introversione già segnalato in “Io ballo da sola”.

Il regista ha trovato nel romanzo di Ammaniti quel complesso periodo della vita che è la gioventù nel rapporto tra un adolescente più maturo della sua età, che ama fantasticare, inventare storie che alleviano i giorni di dolore di sua nonna, e una ragazza cresciuta troppo in fretta, che rischia di bruciarsi la vita (nel romanzo il suo destino sarà più tragico).

C’è quindi tutto il cinema di Bertolucci che va a confluire nella sublime scena del ballo che Lorenzo e Olivia fanno abbracciati sul finire del film, sulle note di “Ragazzo solo, ragazza sola”, canzone scritta da Mogol e cantata in italiano da David Bowie, che è molto appropriata per l’incontro di queste due solitudini dense di fragilità. Oltre a questa canzone, nella bellissima colonna sonora troviamo anche i Cure (“Boys don’t cry”) e i Muse (“Sing for Absolution”), mentre le musiche originali sono di Andrea Piersanti.

Andrea Curcione

IO E TE

(Italia, 2011, 97’)

Regia: Bernardo Bertolucci
Interpreti: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Veronica Lazar, Tommaso Ragno, Pippo Delbono

Soggetto:Niccolò Ammaniti

Sceneggiatura: Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano, Bernardo Bertolucci.

(Italia, 2011, 97’)

IL TRAILER DEL FILM

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INTERVISTA A BERNARDO BERTOLUCCI

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1 COMMENTAIRE

  1. IO e TE, di Bernardo Bertolucci – Recensione
    Merci pour cette émouvante interview de Bertolucci. Je n’ai pas trouvé que c’était un très grand film, mais j’ai aimé ce qu’il appelle « les madeleines », c’est-à-dire l’affleurement de ses autres films dans celui-ci. L’hommage au cinéma et à la force sauvage de la jeunesse. La beauté des images, les jeux de rayures des vêtements, le sens de la lumière et des éclairages… Bref, tout ce qui me rappelait certaines images du »Conformiste » ou du »Dernier tango à Paris » (évidemment, la scène de danse)…

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