La scrittrice iraniana Maryam Rahimi residente in Italia ha pubblicato per la Medusa editrice un romanzo sulla primavera iraniana soffocata nel silenzio generale dalla dittatura di Ahmadinejad. Una delle voci del dissenso in un paese stretto tra modernità e oscurantismo religioso.
Un’immigrata iraniana, da molti anni in Italia, decide di ritornare a Teheran per prendere parte ad una manifestazione politica. Durante la sua breve ma intensa esperienza, avrà modo di condividere i sogni di libertà dei giovani iraniani e di sperimentare la durezza della repressione del regime.
E’ in breve quanto ci trasmette Maryam Rahimi, scrittrice iraniana che da diversi anni resiede in Italia, e che ha dato alle stampe (per Medusa Editrice, pagg.152) un testo scorrevole ed appassionante sulle rivolte di Teheran contro il regime. Rahimi è nata a Teheran dove ha studiato economia ma, da sempre, la sua passione è la letteratura. Nel 2007 ha ceduto i diritti del libro “Yalda la notte lunga e la lotta dura” alla Dulcine Film e quindi a RaiCinema, per un lungometraggio girato a Roma nel gennaio dello scorso anno. Maryam Rahimi ha anche curato l’edizione italiana del film “Due donne” della regista Tahmineh Milani. La Rahimi ne ha parlato di recente a Rionero in Vulture (Pz) su invito del CineClub “Vittorio De Sica”.
La vicenda narrata da Maryam riguarda Mahtab, che ritorna nella sua Iran, a Teheran, sull’onda verde che si propaga nel mondo, e per prendere parte alle manifestazioni del 14 febbraio 2011. Nella capitale persiana condivide i sogni di libertà dei giovani iraniani e vede con i suoi occhi la durezza della repressione del regime degli ayatollah. Un’altra manifestazione importante contro la rielezione del presidente Ahmanidenejad inizia nel giugno del 2009 allorquando migliaia di giovani iraniani invadono la capitale, sperando che un cambiamento potesse arrivare con la vittoria del candidato Moussavi, un politico dalle idee riformiste.
Manifestano con sciarpe e bracciali verdi, colore che diventa il simbolo della speranza, il colore del profeta Maometto che da sempre indica la possibilità di cambiamento. Le loro attese sono state deluse forse anche a causa di presunti brogli elettorali, e pertanto i ragazzi manifestano per la palese assenza di democrazia, per la costante emarginazione giovanile. Molti di essi verranno fermati dai Pasdaran, un corpo speciale della polizia che vigila sul rispetto delle ferree leggi imposte dal regime islamico, bloccando ogni voce di dissenso.
Questo primo tentativo non è stato inutile perché dopo due anni i giovani scendono nuovamente per manifestare contro il regime. La scelta del 14 febbraio 2011 non è casuale, in quanto coincide con il 30° anniversario della rivoluzione che ha trasformato l’Iran da monarchia a repubblica, una repubblica che però prometteva ben altro e durante la quale la gioventù di allora aveva avuto un ruolo fondamentale. La repubblica islamica dell’Iran viene definita duale perché il potere è esercitato sia da autorità politiche che religiose.
A distanza di tempo la repubblica iraniana ha tradito le promesse della rivoluzione perché il potere religioso è divenuto sempre più opprimente e la classe politica non ha saputo realizzare un vero e proprio cambiamento. Così i giovani si sono assunti il compito di risvegliare i sogni sopiti per i quali i loro padri si erano battuti. In questo libro sono raccontati proprio le loro speranze, le loro delusioni, il loro coraggio attraverso la voce di Mahatab.
All’inizio del libro quando Mahatab sta per partire, il marito la blocca perché ha paura che faccia la fine di Neda Aghasoltan, uccisa durante le manifestazioni del 2009, e la cui immagine è stata il simbolo di quelle rivolte giovanili. Il nome di Neda in persiano vuol dire voce, per questo è stata definita la voce dell’Iran ed è diventata il simbolo di una ambita democrazia.
I ragazzi che hanno commentato sui blog hanno scritto: “Neda muore con gli occhi aperti facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi”. Per mantenere la fiducia nella possibilità di cambiare le cose alcuni ragazzi iraniani chiedono a Majan Satrabì, scrittrice disegnatrice autrice del capolavoro “Persepolis” (che nel 2007 è diventato anche un film d’animazione candidato all’Oscar) di poter utilizzare le sue vignette per commemorare la morte di Neda. Un libro-diario che la Rahimi condensa con spirito e leggerezza, entrando anche nel costume e nelle abitudini quotidiane del suo popolo, da sempre in un crocevia fra slanci di apprezzabile modernità e visione stantia verso la tradizione islamica.
(Nel logo la foto della scrittrice Maryam Rahimi)
Armando Lostaglio