In che stato è la musica d’autore italiana? Uno dei metri di giudizio per rendersene conto è senza dubbio tenere d’occhio quello che succede al PREMIO TENCO, che negli anni ha consolidato carriere illuminate (Capossela, Finardi), cristallizzato artisti e lavori nell’élite della musica italiana (Baustelle), piuttosto che proporre e lanciare nomi nuovi (Ardecore, Le luci della Centrale elettrica) che hanno dovuto e dovranno, nel tempo, conquistarsi la possibilità di “restare”.
Anche quest’anno il ventaglio di nomi che si contendeva le diverse Targhe Tenco era di alto livello e la scelta, a parte per il miglior album (dove più della metà dei giudizi è stata a favore di quello che si è rivelato il vincitore), è stata molto dura ed equilibrata. E allora fuori i nomi!
Ginevra Di Marco, Max Manfredi, Enzo Avitabile e gli Elisir sono gli artisti che faranno parte del cast della 34a edizione del Premio Tenco, la “Rassegna della canzone d’autore”, che si terrà dal 12 al 14 novembre al Teatro Ariston di Sanremo. Tre su quattro sono nomi che conosciamo bene e che da tempo portano avanti chi in un modo chi in un altro percorsi musicali tesi ad esplorare la tradizione, il cantautorato e le contaminazioni. Il quarto, gli Elisir, esistono dal 2002, e si ispirano, ci dice la loro biografia, al jazz manouche e agli chansonnier francesi. Molto interessanti, con alcune cose che ricordano il progetto Musica Nuda (sarà l’amore per la Francia?).
Max Manfredi, il più bravo tra i cantautori italiani secondo De Andrè, si è aggiudicato il premio come “Miglior Album” dell’anno con Luna persa battendo nomi del calibro di Capossela (già vincitore del premio), Dente, Ivano Fossati e Bobo Rondelli. “Luna Persa” è effettivamente un gioiello di album, ma questo non meraviglia dato il curriculum del cantautore.
Come miglior album in dialetto vince Enzo Avitabile. L’artista napoletano non avrebbe bisogno di presentazioni se fossimo in qualunque parte del mondo. Ma siamo in Italia. Da anni Avitabile è la voce della tradizione campana nel mondo, ospite dei palchi più prestigiosi in giro per il mondo, dal Montreal jazz Festival all’ungherese Sziget. Con l’album “Napoletana”, Avitabile rilegge i secoli di musica partenopea già prodotta e porta questa inestimabile dote verso il futuro. A caldo Avitabile dichiara che “Politicamente, il riconoscimento a “Napoletana” è importantissimo. Significa dare valore a un’idea che si è sviluppata in due anni di ricerche, registrazioni, concerti. Sono super felice, è un disco a cui ho lavorato tanto, che rappresenta una sovrapposizione di realtà e di studio sonoro. È la tradizione che vive nel cemento. È il coronamento del messaggio artistico che sto portando avanti da diversi anni, parallelamente a quello con i Bottari di Portico, coi quali ho fatto live in Usa, Germania, Francia, Ungheria, Spagna, Inghilterra. Ora ci godiamo questo grande risultato e a novembre si ricomincia con una affascinante avventura: la cattedra di “World Music” al Conservatorio di Santa Cecilia, dialogando con gli allievi dei suoni urbani, delle identità musicali e del confronto con le altre culture”. Avitabile ha avuto la meglio su Luca De Nuzzo con “Jomene jomene”, Vittorio De Scalzi con “Mandilli”, Radicanto con “Il mondo alla rovescia” e Loris Vescovo con “Borderline”.
Miglior album d’esordio è “Pere e cioccolato” degli Elisir davanti a “Lo so che non c’entra niente” di Franco Boggero, “Dico a tutti così” di Roberta Carrieri, “Segreto” di Gina Trio, “Popular greggio” degli Humus e “Al bar della rabbia” di Alessandro Mannarino mentre il premio per il miglior album di interpretazioni va a Ginevra di Marco con “Donna Ginevra”. La cantante, già voce dei CSI e PGR di Lindo Ferretti e Maroccolo, da qualche anno porta avanti una carriera solista che la porta ad esplorare le canzoni delle tradizioni di diversi paesi.
Prima “Disincanto” e soprattutto il progetto “Stazioni lunari” che la vede nei live accompagnata da tantissimi artisti, come Francesco Di Bella dei 24 Grana piuttosto che Petra Magoni. Donna Ginevra ha la meglio rispetto ad album come “Un turco napoletano a Venezia” di Gerardo Balestrieri, “Fleurs 2” di Franco Battiato, “Musiche ribelli” di Luca Carboni e “Italian Songbook vol.1” di Morgan.
A scegliere i vincitori, come sempre, una giuria composta da 160 giornalisti musicali.
È strano vedere come ci sia una spaccatura tra i vincitori del Tenco e il paese musicale reale. Questi nomi sono quelli che snobbisticamente si direbbe “di nicchia” eppure sono artisti che da anni calcano i palchi italiani e non solo con incredibile successo di critica e, certo, di pubblico. Sono nomi, vedi Avitabile, che fanno sold out in tutto il mondo, che hanno, come Manfredi, la stima del gotha del cantautorato italiano, che portano avanti progetti di ricerca belli e importanti, come la Di Marco, e belle speranze come gli Elisir.
Speriamo che questo Premio possa allargare il pubblico loro e della musica d’autore italiana.
Francesco Raiola