Se ne va Mariangela Melato, attrice versatile e donna intelligente, va via in Paradiso, in quello degli artisti o in quello della Classe operaia che tanto ci ha appassionato e stimolato idealmente.
Quel film di Elio Petri era appunto “La classe operaia va in paradiso”, che vinse la Palma d’oro a Cannes. Correva l’anno 1973, e la Palma quel film maestoso la vinse ex-aequo con “Il caso Mattei” di Francesco Rosi, che tempi, che cinema… Protagonista in entrambi i film un incommensurabile Gian Maria Volonté. E Mariangela era al suo fianco nel film di Petri, che da allora sarà celebrata come diva, osannata ovunque per la sua discrezione e il suo stile.
Un’ultima volta la televisione ce l’ha regalata durante le festività appena trascorse, al fianco di Massimo Ranieri in una rivisitazione di “Filumena Marturano”: la sua immagine non rimanda alle più note interpretazioni che furono di Sofia Loren e prima ancora di Titina. No, la sua Filumena è di nero vestita, elegante e dirompente, quasi una Medea, trucco e profilo da tragedia greca.
Questa è l’ultima Mariangela, poi la via del tramonto, l’addio alla vita, ma non nel cuore di quanti l’hanno apprezzata e asserita nella sua versatilità.
Una grande, insomma. Una immensa attrice che ha attraversato il cinema e il teatro lasciando un segno perpetuo ed indimenticabile. “Mimì metallurgico”, “Travolti da un insolito
destino” e “Storia d’amore e d’anarchia” sono la trilogia esemplare diretta da Lina Wertmuller, con un torvo e dolce Giancarlo Giannini al suo fianco.
Cinema politico ed intimista, come nel successivo film del francese Claude Chabrol “Sterminate: Gruppo zero” datato 1974. Quegli anni ’70, pieni di rabbia e di speranze mai sedate.
Mariangela, dalla pittura al palco al cinema ha interpretato con ironia e sapienza le ansie e le voglie di rinascita, con interpretazioni magistrali che resteranno memorabili. Da Ronconi e Strehler e Visconti, da De Sica e Petri alla Wertmuller, da Chabrol a Monicelli e Pupi Avati.
La sua voce roca e teatrale resterà impressa nell’arte di carpire l’intimità più profonda; il
cinema è stato suo, è stato nostro.
Armando Lostaglio
Ciao Mariangela. Addio alla grande Melato.
Ciao Armando,
un pezzo commovente, scritto con il cuore, ma lucido di quella rabbia e speranza che hanno accompagnato una indimenticabile stagione della nostra vita privata e pubblica.
Leggerti non è solo un piacere, è anche un’ottimo modo per iniziare la giornata con un sentimento di gratitudine per le piccole cose belle che la vita continua a donarci.