“Papà, quando andiamo al mare? Vedi che Andrea è già andato, non vedi com’è abbronzato?” E’ quanto suggerisce con forza al suo papà, Teo, 4 anni e mezzo, di ritorno dall’asilo. Andrea è un suo compagno di classe, forse il suo più caro amichetto, col quale gioca e si diverte tanto anche a casa sua.
E’ stato adottato due anni fa da una famiglia di un paese del Potentino, dove è stato accolto con grande entusiasmo, e con calore e simpatia anche fra i vicini. Andrea, col suo accento francese, sorride e si sente ormai a casa. D’ora in poi avrà un idolo in più, sarà Balotelli, il gigante buono tutto muscoli e cuore, che ha avuto il suo stesso percorso da bambino. Col suo carattere un po’ scontroso, difficile da gestire anche sul campo di calcio, Balotelli che ha commosso tutti dedicando i suoi gol alla mamma che lo ha adottato, a quei genitori che si presero cura di lui in tenera età.
Avrà un riferimento in più il nostro Andrea, per un riscatto delle origini che possa essere ben più agevole. Grazie anche a questo gigante dai piedi d’oro, con i “muscoli del Capitano” cantato da De Gregori, muscoli e carne, anima profonda che recupera le carezze perdute con gli applausi di stadio. Porta un nome italianissimo Mario, è profondo il legame con le origini ma lo sarà ancor di più con questo nostro Paese che lo ha adottato e riscattato. E poi il talento fa il resto.
Anche se in futuro il nostro piccolo Andrea sarà un italiano qualsiasi dalla “pelle abbronzata” (come lo vede oggi l’amichetto Teo), il riscatto partito da Mario avrà lasciato un segno, speriamo, nel riconciliare l’autenticità di una umanità che non conosca (finalmente) confini, né più colore della pelle. A Balotelli, ad Andrea, a Teo va quel verso di Guccini: “…per fare un uomo ci voglion vent’anni, per fare un bimbo un’ora d’amore…”
Armando Lostaglio