S’inarca, cerca nello spazio un punto dove fissarsi, esita un poco, si contorce in aria, mai si spezza, lontano da terra diventa un punto inarrivabile, una macchia inconsistente, un lapillo di vulcano, un esasperato invisibile, inadatto, incompreso, solitario, accartocciato, lontano lontano sempre più lontano. Rosso.
Gerione esce dai frammenti di Stesiscoro, poeta greco vissuto attorno al 600 a.C., riprende forma nelle pagine di Anne Carson, torna alla vita in un universo fatto di stazioni e vulcani, proiettato tra i versi di Emily Dickinson e Walt Whitman, cerca il suo posto in una vita che poco sembra appartenergli. Piccolo mostro rosso alato, si fa spazio in un universo non suo, vaga in un’esistenza dove i colori si sovrappongono e si amalgamano, lui che è rosso e non puo’ conoscere altra sfumatura. Si muove in una notte un po’ troppo nera, in uno di quei bui dove puoi contare solo sul rumore dei tuoi passi. E li’ incontra Eracle. Hai da cambiarmi un dollaro? No, pero’ se vuoi ti do’ un quarto di dollaro. E perchè? I believe in being gracious. Lo stesso Eracle che nel mito arriva sulla sua isola e lo uccide, ora siede accanto a lui sui binari di una vecchia ferrovia, lo accompagna all’età adulta, gli insegna a stare in equilibrio sui propri piedi, e che volare sembra facile ma ci vuole più fantasia per camminare. Inservibili le proprie ali, Gerione conosce il sesso, il dolore, la fatica del cambiamento e la rabbia, il desiderio esasperato, la gelosia. Ama. Inspira ed espira. Piccolo punto rosso innamorato.
Il rumore di una gocca che cade. Tic. Tic.
Suona il telefono. Dall’altra parte del mondo Eracle racconta un sogno. Un sogno giallo. E’ scomparso e ritorna di un colore sbagliato, l’amore, sembra impossibile dimenticare tutto questo rosso che ci ha invaso, eppure è cosi’. Il grido di Gerione ha gli odori del Sudamerica adesso, ha il profilo di un uomo seduto ad un tavolo a parlare di filosofia. Uno sguardo distratto e timoroso alle vite che scivolano accanto, due minuscole ali rosse schiacciate sotto il cappotto. Senza spazio nè tempo, l’incontro dei due amanti si tinge di Quechua, sullo sfondo suona una nenia calda e struggente. E di nuovo il rosso è nel viso e nelle ciglia spesse e lunghe di Ancash, che dentro ha la schiettezza sfuggente del Perù e che accompagna Eracle in un viaggio attraverso i vulcani del mondo. E’ per un film. Sulla natura? Non esattamente. Un documentario su Emily Dickinson. La letteratura e l’eco del mito si amalgamano con la terra, le mani affondano nella lava e rimergono delicate, lisce, libere. Le vertebre della schiena toccate e sentite, una dopo l’altra. Un bacio soffiato. Pagine che scorrono e parole che sanno dove essere, che sanno cosa fare e come fare. I like the feeling of words doing as they want to do and as they have to do.
Il rumore di una macchina fotografica che scatta. Un po’ di silenzio. Una foto li ritrae tutti e tre, da dietro, varianti imperscrutabili dell’amore sbagliato. Di fronte l’immenso vuoto dell’aria, sulla pelle il vento che leviga e consuma. E poi un Vulcano. Sembra eruttare parole all’infinito, se ti fermi ad osservare puoi notare un ritmo delicato, un fluire e rifluire del sensibile essere, un esplodere orchestrato, un battito della terra, che pulsa di un’anima densa e fluida.
Eccolo. E’ giunto il momento di sfilare la giacca, con immediata semplicità. Ci si ferma ad osservarlo, la testa un po’ piegata e il respiro sospeso, interrotto, spezzato. Sa di essere arrivato. Il mondo si allontana e scompare, sempre più a fondo. Nitido. Vuoto. Libero.
Nel vento, un minuscolo punto rosso.
Lucio Guarinoni per Altritaliani
« Autobiografia del rosso » è stato scritto nel 1998 da Anne Carson, autrice canadese nata a Toronto nel 1950. Pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Vintage, il libro è uscito in Italia nelle edizioni Bompiani nel 2000. Attualmente non è più stampato ed è reperibile solo nelle biblioteche.