Creare una poesia che possa far riflettere senza annoiare, che divenga scambio, dialogo, strumento di ricordo e d’interpretazione del tempo che viviamo. Una poesia finanche interdisciplinare, non chiusa in sé stessa ma capace anche di far sorridere e divertire. Cosi è Cinzia Demi che della poesia fa missione.
Alcuni giorni fa c’è stato un incontro organizzato dal Centro Italiance di Parigi, con la collaborazione del nostro sito Altritaliani, dedicato alla poesia di Cinzia Demi, autrice toscana che oggi vive a Bologna, che non solo è poetessa ma anche cultrice e curatrice entusiasta di quest’arte che spesso è colpevolmente trascurata negli ambienti letterari e dell’editoria. Ricordo che Sanguineti era gioioso quando riusciva a vendere almeno tre mila copie di un suo libro e parliamo di Sanguineti!
La poesia è vista spesso con sufficienza, se non ostilità preconcetta. Nell’immaginario di molti, il poeta è un criptico noioso, che dice con parole difficili concetti a volte banali. Una visione erronea, frutto della superficialità di questi nostri anni.
Viceversa la Demi ha mostrato anche a Parigi, dopo averlo dimostrato in diverse piazze italiane ed europee, come la poesia sia uno strumento godibile, profondo, ma che lungi dall’essere noioso puo’ essere anche estremamente divertente.
Vale la pena ricordare, ai molti detrattori di quest’arte, che gran parte delle innovazioni linguistiche e dello studio della linguistica italiana sono frutto della poesia, ben più che della prosa, non a caso molti poeti contemporanei sono linguisti.
Peraltro, la Demi utilizza la poesia come strumento interdisciplinare e finanche di mediazione culturale. Significativamente, un suo studio poetico su Caterina Sforza (ricco di piacevole ironia, nonché di una intelligente attualizzazione del personaggio storico) è corredato da brevi e utili biografie di contemporanei della sua eroina. A questo va aggiunto ch il libro si avvale anche dell’interpretazione grafica e pittorica di allievi di una scuola della regione Emilia Romagna e finanche di una interpretazione in chiave dialettale costruita da uno di questi allievi. Una poesia comunicativa, oserei dire interdisciplinare.
La poetica della Demi, che è curatrice di gruppi di ricerca poetica e anche coraggiosa organizzatrice di riviste di poesia, peraltro riutilizza il toscano, in una forma moderna, una controtendenza con il trend che vuole il romanesco e il milanese predominanti nello sviluppo neostandard della lingua italiana.
Riesce ad essere esilarante e commovente il suo toscano. Lei è di Piombino, aspra terra di lotte operaie. In: “Incontriamoci all’Inferno” rivisita l’opera dantesca con una soave leggerezza ricca di umorismo. Li troviamo, tra gli altri, una Beatrice che è tutt’altro che l’anello di congiunzione tra Dio e l’uomo, che si beffa della mollezza del divino poeta. Un Caronte che si lamenta perché la pensione tarda ad arrivare e finanche un conte Ugolino che si riscopre vegetariano. Imperdibile.
L’idea dell’incontro in Demi è ricorrente se è vero che anche la sua ultima opera: “Incontri ed incantamenti”, in buona misura dedicato al suo maestro, il livornese Giorgio Caproni, è proprio l’occasione per tanti ricordi ed incontri spesso ironici ma anche drammatici come quello con Eluana Englaro. Incontri poetici con cui si misura senza complessi con i grandi cantori del secolo scorso, che sono occasione per lei d’incantamenti e suggestioni. L’incontro è alla base dell’uso della poesia che con lei diventa veicolo di comunicazione, di sensazioni, di idee.
Questo conferma una mia impressione quella che in fondo la prosa è lo strumento con cui l’autore si racconta, mentre con la poesia in un certo senso è il lettore che si racconta, attraverso il suo personale, direi stockhausiano uso dello strumento lirico.
Proprio con questa ultima opera (selezionata come finalista nel prestigioso premio di poesia Camaiore n.d.r.), ci vengono offerti bozzetti di personaggi della provincia, macchie umane, che credo in forme diverse ciascuno di noi ha incontrato nelle proprie città e paesi.
Un mondo da riscoprire in anni di globalizzazione dove l’alveare web sembra annichilire le minimali storie della quotidianità. Annina (autentico tributo a Caproni), ma anche Stella, Maria, Mariannina che ha il seno grande, Carolina che rubo’ le galline e tante altre. Sono figure che sembrano appartenere al mondo di Fellini che è anche il nostro mondo fatto di ricordi (amarcord), di persone e personaggi. In realtà è questa la cultura.
…..ha il seno grande Mariannina
e non solo
fiori e fiori nelle vesti
…………….anche nei resti
della sua lunga epifania
ma l’occhio è piccolo
…..di chi non ha mai visto
un sorriso di resto
a un conto più pagato
……………..furtiva per le strade
vorrebbe l’amore
a pareggiare
…..nessuno le può dare
ciò che le spetta
lei dice
……………….e ancora si dice
cambi il suo cotone con la seta
………………..per direzione e non per meta
L’intimismo ricco di umanità della Demi non è mai criptico, oscuro, pretenzioso, aristocratico. Più che in una titanica torre d’avorio, sembra di essere con lei in un tranquillo caffè con amici a parlarsi di vita, a ridere e forse anche a piangere. Un parlare del nostro sofferto mondo di oggi alla luce del sole con idee moderne e una leggerezza a volte post-moderna, proponendo idee velate a volte di femminismo, ma che non sono mai scontate, che non si inchinano all’effimere mode del momento.
…..come passerà in fretta
questo tempo
come sarò poca cosa
quando mi volterò
a guardare
…..eppure quanto
intensamente lo vivo
e lo sento
come un frinire di cicale
ininterrotto vociare
…..di nenie
che cullano
…………….e dicono la vita
La poesia della Demi, uno strumento di dialogo che racconta di noi e spesso anche del nostro inconscio. Cosi come nella sua opera: “Al di là dello specchio fatato”, rivisitazione in forma poetica di celebri fiabe di ogni tempo e di ogni paese (ve n’è anche una creata ad arte dall’autrice n.d.r.). Se la fiaba evoca le paure, i limiti, le difficoltà del nostro inconscio l’incontro fiaba e poesia diventa un matrimonio perfetto.
Con le storie e l’evocazione lirica che da pulsione al travaglio interiore di ognuno di noi. L’inconscio diventa il tratto di unione di questi due “favolosi” generi letterari: la fiaba e la poesia.
Questa ricerca di dialogo di incontro tra generi d’arte (finanche con la pittura, il disegno), poesia come strumento di rielaborazione critico ed ironico ed autoironico del pensiero è stato da sempre una costante della sua opera. Non è un caso che un po’ profeticamente il suo primo libro si chiamava: “Il tratto che ci unisce”. Dove una poesia ancora acerba già evidenzia le grandi potenzialità che l’autrice toscana ed emiliana sta dimostrando con le sue ultime opere.
……diventerà un appuntamento
tra le tue pagine preferite
il conoscersi
il voler saper delle proprie vite
vedrai recitare una parte
che ti compete che ti si addice
scivolerò piano
nel tragitto breve
tra l’occhio e la mente
dapprima ti sembrerà niente
poi parola per parola
ti approprierai di me
e scaverai fino a trovare il seme
…………………….il tratto che ci unisce
Opere che dimostrano che il mondo poetico italiano non va abbandonato, ma riscoperto, alimentato ed aiutato.
Cercheremo anche noi di dare un contributo. La Demi ci ha convinti. Presto partirà su Altritaliani.net una rubrica alla riscoperta di vecchi e nuovi autori di quel vasto tesoro che è la nostra poesia contemporanea.Biografie, poetica, note critiche, interviste, curiosità ma soprattutto tanta poesia dei migliori poeti italiani del momento. Un tesoro ricco di ipotesi e progetti da incoraggiare.
Nicola Guarino