Arte nella metropolitana di Napoli con Peter Greenaway

Il regista gallese Peter Greenaway occupa un posto di rilievo nel cinema idealista, utopista eppure appassionante. Inizia ad occuparsi di cinema da adolescente dopo la visione del capolavoro di Ingmar Bergman Il settimo sigillo. Certo, è l’arte a responsabilizzarlo in quel ruolo di osservatore profondo e magnetico: nel 2007 porta alla Mostra di Venezia La ronda di notte, tratto dal dipinto seicentesco di Rembrandt, con rari movimenti di macchina, per denunciare corruzione e sopraffazione dei deboli, mediante un linguaggio rarefatto, sospeso fra commiserazione e beffardo disincanto. È del 1987 Il ventre dell’architetto un film analisi della sofferenza individuale vista con gli occhi di un architetto statunitense, al cospetto dei monumenti romani che tanto lo intrigano, mentre in modo maniacale punta il suo sguardo sulle immagini che riproducono ventri di statue celebri.

Ci trasferiamo ora a Napoli, esattamente sulla Linea 6 della metropolitana* che ha di recente inaugurato tre nuove stazioni, in un lembo della città antica molto amata dai viaggiatori.
Quella di Chiaia diventa parte essenziale del circuito delle stazioni dell’Arte, come la celeberrima stazione Toledo considerata la stazione metro più bella d’Europa. Il progetto complessivo è curato dall’architetto Uberto Siola, già autore delle stazioni Mostra, Augusto e Lala.

A Chiaia non si compete con la Grand Central Madison di New York o con la Bell Station di Melbourne: qui siamo in un viaggio emozionale nella mitologia delle divinità greche, perché la storia è passata da qui, millenni addietro.

Il tocco di Peter Greenaway sulla stazione della metro si sviluppa su tre piani in uno scavo di 40 metri e con una scala elicoidale. Greenaway ha concepito il viaggio mitologico nelle viscere della Terra, nel suo “ventre” appunto.

Ben prima di entrare nella stazione la prima installazione scultorea che si incontra è Giove, in una sagoma vitruviana dalle ventiquattro braccia, mentre il mare rimane la cartolina ai suoi piedi, metafora del protettore dei viaggiatori.

Peter Greenaway concepisce la realizzazione come fa nei suoi film: Il ventre dell’architetto, appunto, ma anche Lo zoo di Venere, ed altri, fra luci ed ombre, evocando la lezione di Caravaggio. Il maestro gallese è stato, tra l’altro, autore dell’intervento sull’Ultima Cena di Leonardo, uno spettacolo di luci e ombre, di parole di suoni per far rivivere l’opera del Refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano.

L’intervento alla Linea 6 della metropolitana ci accompagna nel futuro, con una discesa nel sottosuolo che ha sempre caratterizzato la storia della città Partenopea, col suo carico di simbolismi e significanti: un museo perenne al costo di un euro e settanta.

Armando Lostaglio

N.d.r. La Linea 6 della metropolitana di Napoli collega il quartiere Fuorigrotta con Piazza Municipio e include otto fermate: Mostra, Augusto, Lala, Mergellina, Arco Mirelli, San Pasquale, Chiaia e Municipio.

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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