“Via Castellana Bandiera”, il film della Dante, surreale rappresentazione del sud del mondo e delle donne di oggi, rivelazione all’ultimo festival di Venezia, sbarca nei cinematografi francesi. Un duello fatto di sguardi e di silenzi tra due donne ostinate. Nell’approssimarsi della nuova Mostra che seguiremo quotidianamente, vi proponiamo il punto di vista su “Palerme” di due dei nostri critici.
« Palerme » (« Via Castellana Bandiera ») le magnifique premier film de la réalisatrice et metteur en scène de théâtre Emma Dante. Adaptation de son roman paru en 2008, le film a été présenté à la Mostra de Venise en 2013, Elena Cotta a obtenu la Coupe Volpi pour la meilleure actrice, tandis que les Frères Mancuso ont reçu le prix de la meilleure musique. « Palerme » sort le 2 juillet 2014 sur les écrans français, distribué par Jour2fête.
Synopsis :
Un dimanche d’été. Le sirocco souffle sans relâche sur Palerme quand Rosa et Clara, en route pour célébrer le mariage d’une amie, se perdent dans la ville et débouchent dans une ruelle étroite : Via Castellana Bandiera. Au même moment, une autre voiture conduite par Samira, dans laquelle est entassée la famille Calafiore, emprunte la même ruelle dans le sens opposé. Ni Rosa ni Samira, vieille femme têtue, n’ont l’intention de faire marche arrière. Enfermées dans leurs voitures, les deux femmes s’affrontent dans un duel silencieux, le regard plein de haine, sans boire ni manger, sans dormir jusqu’au lendemain. Plus obstinées que le soleil de Palerme et plus dur que la férocité des hommes autour d’elles. Puisque, comme dans tout duel, c’est une question de vie ou de mort…
Casting :
Rosa-Emma Dante, Clara-Alba Rohrwacher, Samira-Elena Cotta, Saro Calafiore-Renato Malfatti, Nicolo-Dario Casarola…
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RECENSIONI
Di Armando Lostaglio
Da qualche tempo la figura femminile è al centro del cinema italiano, figure di quelle che lasciano commozione e tenerezza, rabbia e introspezione. Arriva in Francia un’opera italiana, che sa offrire (magari in controluce) uno sguardo sulla nostra contemporaneità, il disagio e la crisi (in sospensione) di valori che ci percorre: il Sud (e le loro donne) del mondo così lontano, così vicino.
E’ infatti un luogo non ben definito quello che fa da teatro all’opera prima di Emma Dante, eccellente regista di teatro, che qui si cimenta in una regia cinematografica che tratteggia il teatro greco antico, fra la tragedia e la commedia. Due donne – in un duello formale quanto vibrante fatto di sguardi e di silenzi – sono quelle di “Via Castellana Bandiera” (film rivelazione all’ultimo festival di Venezia) della “esordiente” Emma Dante, almeno per il cinema, con alle spalle una applauditissima carriera teatrale.
Due donne, in quel budello di strada, fanno da contraltare alle ansie del nostro tempo, in questo profondissimo sud: sarà forse Palermo, ma potrebbe essere un altro luogo del mondo, e dell’anima. Una storia sceneggiata su un soggetto apparentemente minimale; ma sono gli sguardi di Rosa e Samira, opposti e minacciosi, che si osservano e si affrontano in quell’imbuto improbabile, sospeso ed ampliato nel finale, pronto ad inghiottire gli abitanti in corsa, verso un altrove che ciascuno potrà immaginarsi e ricostruirsi. Figlia di un’altra madre e madre di un’altra figlia, sono due donne impervie votate ad una sorta di autodistruzione che vicendevolmente si ricambiano nei volti violenti eppur smarriti, volti che emanano dolori pregressi e senza scampo. Non vige senso di tolleranza e neppure di integrazione, emotivamente a compendio dell’altra. Il soggetto si nutre, dunque, di primi piani (per qualche verso la lezione di Sergio Leone) riassumendo la loro ostinazione alla staticità, quale stato fisico ed interiore. La ottantaduenne Elena Cotta (premiata con la Coppa Volpi, miglior attrice nell’ultima Mostra) e la stessa Emma Dante si sfidano in un contesa senza tempo.
Gli ultimi palpitanti minuti del film (eccellenti) condensano la misura del disagio sociale in cui vive la “periferia” del mondo, come peraltro di una situazione socio-politica del tutto sospesa; e come in una coinvolgente tragedia greca, con Coro (il vicinato) ed eroi suburbani. E’ palpitante il canto finale dei fratelli Mancuso, con voce rotta dal pianto, un lamento che allude ai Sud del mondo, quando cantano: “Cume è sula la strada, chi doveva partire è partito, chi doveva piangere ha pianto, chi doveva morire è morto”.
Profondità e rivelazioni, riscatto e speranza, in un film attento a guardare il mondo oltre le convenzioni.
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Di Catello Masullo
Siamo a Palermo, in una calda domenica pomeriggio: Rosa e Clara percorrono in auto strade anguste, fino ad imboccare “Via Castellana Bandiera”, una strada strettissima in cui passa una sola auto. Nel senso opposto proviene una Fiat Punto guidata da una anziana signora, Samira, con il grosso della famiglia Calafiore a bordo. Per poter passare una delle auto deve fare marcia indietro. Ma nessuna delle due donne al volante vuole cedere il passo ….
Ispirato al romanzo omonimo della stessa regista Emma Dante (ed. Rizzoli). Questa della 46-enne palermitana è la sua opera prima cinematografica. Provenendo da una prestigiosa e pluripremiata carriera teatrale. Nel 1999 costituisce infatti, a Palermo, la compagnia Sud Costa Occidentale con la quale vince il premio Scenario 2001 per il progetto mPalermu e il Premio Ubu 2002 come novità italiana. Nel 2001 vince il Premio Lo Straniero, assegnato da Goffredo Fofi, come giovane regista emergente, nel 2003 nuovamente il Premio Ubu con lo spettacolo Carnezzeria come migliore novità italiana e nel 2004 il Premio Gassman come migliore regista italiana e il Premio della critica dell’Associazione Nazionale Critici del Teatro per la drammaturgia e la regia. Nel 2005, vince il Premio Golden Graal come migliore regista per lo spettacolo Medea e nel 2009 viene insignita del Premio Sinopoli per la cultura e nel 2010, del Premio Svoboda, Honoris Causa e del Premio Histryo alla regia. La trilogia degli occhiali e le due favole per bambini e adulti Anastasia Genoveffa e Cenerentola e Gli alti e bassi di Biancaneve sono attualmente in tournee in Italia. Il suo prossimo spettacolo, Le sorelle Macaluso, debutterà al Teatro Mercadante di Napoli e a breve al Festival di Avignone.
Per passare dietro alla camera da presa Emma Dante non ha dismesso il suo “metodo”. Ha imbastito prove durate oltre un mese e mezzo nel suo spazio teatrale. Coinvolgendo tutta la sua compagnia. Con alcuni innesti esterni. Primi fra tutti gli indispensabili tecnici del cinema, che sono stati coinvolti a loro volta nelle prove. Ha sentito il bisogno di un set cinematografico per mettere in scena il suo romanzo, perché la tavole del palcoscenico le stavano, questa volta, strette.
Aveva bisogno della “polvere e della carne”, come ha dichiarato nella conferenza stampa odierna al Lido di Venezia. Questo film è un film importante. Per nulla omologato, ha una sua specificità. Una sua urgenza. Soprattutto, una sua originalità.
Denso di significati e di rimandi culturali, antropologici e sociologici. Nel corso della chiacchierata avuta a Venezia, le feci notare che una delle scene più significativa, quella in cui la anziana signora, Samira, butta via il piatto di pasta, e anche Rosa, per emulazione, lo butta, quasi come i dispetti che si fanno i bambini, per una scelta di stoicità assoluta di non cedere alla tentazione di cibo ed acqua, ancorché disponibili, mi ha ricordato la scena di un celeberrimo western, “Per qualche dollaro in più”, di Sergio Leone in cui si confrontano, anche lì, due generazioni diverse, un giovane bounty killer ed uno più anziano, e, dapprima si pestano i piedi a vicenda e poi si sparano ai cappelli, e le ho chiesto se ne fosse stata ispirata.
La regista confesso’ che Sergio Leone è costante ispirazione per tutto il cinema italiano e certamente lo è stato anche per lei. Ed infatti questo duello tra queste due donne ostinate è proprio assimilabile ad un classico duello western, possedendone tutta la carica. Una potente metafora di una Italia bloccata, ingessata, da veti incrociati, che è ancora oggi, ad oltre 5 anni dall’uscita del libro, quanto mai di stringente attualità.
Emma Dante mostra di avere un controllo del mezzo espressivo da consumata professionista (anche se in alcuni passaggi il brandeggiamento della camera a mano appare eccessivo, ancorché funzionale). Dirige se stessa ed uno stuolo di straordinari attori (pure quelli che attori non sono come Renato Malfatti) in modo impeccabile. Superlativa la prova di Elena Cotta, veterana del teatro, che non pronuncia una sola battuta (ad eccezione del sogno, in cui parla in albanese), affidando tutta la sua potente espressione alla poetica dello sguardo.
Curiosità : Emma Dante ha trasformato in un set cinematografico una parte della reale via Castellana Bandiera di Palermo, dove ha trascorso una parte rilevante della sua vita passata. Impercettibilmente i due muri che la delimitano, che dapprima sembrano sfiorare le portiere delle due auto, ad ogni inquadratura successiva si distanziano di un po’. Sino all’ultima inquadratura, quando la strada diventa talmente larga che di macchine ce ne passerebbero tre. Quasi a rappresentare che c’è spazio per tutti. Senza distinzione di razza, fede, religione, orientamento sessuale. Il diverso basta conoscerlo. Per non averne paura. E per rispettarlo.
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