La questione meridionale è da sempre tema di rivendicazioni e divisioni. Il libro di Amedeo Lepore (Rubettino editore, pagg. 332), docente di storia economica e delle imprese, affronta l’annoso tema della Cassa per il Mezzogiorno riuscendo, ripercorrendone la storia, ad uscire dal luogo comune del “carrozzone”, fonte di ogni male, e a mostrare, come nelle sue controverse vicende, possa essere finanche un modello per lo sviluppo economico italiano.
Un tempo non troppo lontano, parlare di Cassa per il Mezzogiorno, evocava pessimi indicatori rivolti in particolare all’assistenzialismo del Sud, con annesse condizioni di subalterna sudditanza e clientele politiche. Non faceva certo onore a quel tessuto sociale ed imprenditoriale che pure investiva fondi orientati ad uno sviluppo onnicomprensivo anche in aree del Sud più svantaggiate. La Casmez (in abbreviativo) era un ente pubblico istituito dal Governo De Gasperi nel 1950, volto a finanziare iniziative industriali che consentissero lo sviluppo economico del Sud, utile a colmare l’antico divario con l’Italia settentrionale.
Ora, questo saggio dal titolo netto ed eloquente “La Cassa per il Mezzogiorno” di Amedeo Lepore – docente di storia economica e delle imprese – cerca con efficacia di ripercorre le diverse fasi dell’operato della Casmez, dalle lodevoli funzioni inizialmente attribuite ad essa, fino alla concentrazione dei suoi interventi in modo più sistematico sull’industrializzazione del Sud. La Cassa aveva fra i primari obiettivi, quelli di creare le condizioni per risolvere l’annosa questione meridionale attraverso la programmazione e la realizzazione di grandi opere infrastrutturali.
L’analisi condotta da Lepore cerca intanto di diradare le nebbie da facili o legittimi fraintendimenti che la Casmez evocava.
A partire dalla ricostruzione postbellica, con il sostegno della Banca Mondiale, si assiste ad una nuova e forse insperata – per il Sud – capacità di movimenti economici che risvegliarono dai torpori e dalle pigrizie cui erano relegate le attività meridionali. Una sensibile crescita che malauguratamente si arrestò o subì rallentamenti con l’avvento delle Regioni che, a loro volta, comportarono una sempre più fastidiosa intromissione ed interferenza della politica, probabilmente quella peggiore.
Mediante uno studio minuzioso sulla documentazione della Svimez, corredata anche da fonti straniere onde seguire con un’ottica internazionale gli interventi della Cassa, Lepore ne rileva le ricadute positive della sua vasta attività. Soprattutto nelle prime fasi operative, taluni obiettivi vennero a concretizzarsi; ma presero successivamente il sopravvento logiche diverse da quelle iniziali, fino a mortificarsi e decadere in una fase del tutto assistenziale. L’ingerenza politica contribuì dunque ad allontanare le finalità costruttive da quella coerente politica industriale che aveva incoraggiato l’esperienza più genuina dell’intervento straordinario.
Ma Lepore non si ferma solo all’analisi storica, traccia invece possibili scenari in virtù dell’azione governativa di una nuova Agenzia per la coesione territoriale. Questa potrebbe supportare un nuovo coordinamento in una visione complessiva del sistema, un sostegno tecnico e la possibilità di un intervento sostitutivo, laddove potesse fallire l’azione locale.
Un testo necessario per comprendere virtù ed errori economici, in vista di una auspicabile “alleanza” fra il Mezzogiorno e l’Europa.
Armando Lostaglio