A proposito dell’opera omnia di Woody Allen e dell’uscita nelle sale cinematografiche d’Italia, il 25 dicembre, del suo ultimo film “Irrational Man”.
“L’ansia è la vertigine della libertà”. In questo concetto di Kierkegaard si potrebbe racchiudere la sua vita, i suoi film più riusciti (tanti), la sua mai affievolita volontà di raccontarsi e raccontare la contemporaneità con i suoi vizi (molti) e le sue virtù (poche).
E proprio questo verso è alla base del suo nuovo film appena uscito da noi (ma presentato a Cannes fuori concorso): Irrational man.
L’opera omnia di Woody Allen si è sempre nutrita di filosofia, influenzato da Ingmar Bergman (che emulerà in Interior (1978): “Non avevo ancora letto Nietzsche o Kierkegaard, filosofi molto amati da Bergman, ma i suoi film mi hanno fatto scattare la molla« .
In questo suo ultimo lavoro, l’ottantenne (appena compiuti) cineasta e musicista newyorchese sonda con maggiore piglio la discrasia tra filosofia e vita, tra la morale e la sua applicazione alla realtà. « Esiste una differenza tra un mondo teorico di stronzate filosofiche e la vita vera » farà dire al suo protagonista, fascinoso docente di filosofia in un college, sull’orlo di una depressione e rinvigorito con l’idea della morte, o meglio, di dare la morte da presunto giustiziere ad un giudice, colpevole secondo lui di creare ingiustizia e violenza verso gli altri con la sua professione.
La casualità e l’etica, il fato l’amore e il crimine sono fondamenti di questa sua cinquantesima opera che appare un po’ come un deja-vu rispetto ad alcune delle precedenti, da Crimini e misfatti a Match Point e Sogni e delitti : ad ammaliarlo rimane Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, con citazioni (ben cadenzate in una pressoché perfetta sceneggiatura) anche di Hannah Arendt e La banalità del male. Ma a differenza del giovane Raskolnikov del capolavoro russo, per il professore di filosofia (ben interpretato da Joaquin Phoenix) l’omicidio diventa una sorta di ripresa esistenziale: amore e morte in una ardua quanto esaltante simbiosi di vita. E la giovane studentessa (è Emma Stone) è il contraltare composto di morale, con lo sguardo alla Sonja (appunto) di Delitto e castigo.
“Credo molto nella casualità senza senso dell’esistenza« , afferma Allen. “La nostra esistenza è solo una cosa senza poesia o ragione d’essere … Tutti noi viviamo soggetti a una fragile contingenza di vita. Serve soltanto una svolta sbagliata per strada« .
Amore e morte, caso e caos; “l’orgasmo rappresenta un antidolorifico » dice il suo ultimo protagonista filosofo. Eppure in precedenti espressioni Woody ci aveva deliziato con affermazioni come “la mia posizione verso la morte è sempre la stessa: sono assolutamente contrario”. Ed ancora “La cosa più ingiusta della vita è il modo in cui finisce … Che cos’è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto? Credo che il ciclo vitale dovrebbe essere del tutto rovesciato…”
Il filosofo Levy nel finale di Crimini e misfatti, come un testamento, afferma: “Per tutta la vita siamo messi di fronte a decisioni angosciose, a delle scelte morali, alcune di esse importantissime, altre meno importanti. E noi siamo determinati dalle scelte che abbiamo fatto, siamo in effetti la somma totale delle nostre scelte. Gli avvenimenti si snodano così imprevedibilmente, così ingiustamente. La felicità umana non sembra fosse inclusa nel disegno della Creazione; siamo solo noi, con la nostra capacità di amare che diamo significato all’universo intero, indifferente. Eppure, la maggior parte degli esseri umani sembra aver la forza di insistere e perfino di trovare gioia nelle cose semplici, nel lavoro, nella loro famiglia e nella speranza che le generazioni future possano capire di più.”
Infine, la sua vocazione per la musica (il jazz in primis) ci ammalia quando “suggerisce la personalità di ciascun personaggio”. In questo suo ultimo film è uno swing vivace, dei Ramsay Lewis Trio. I brani straordinari sono The ‘In’ Crowd, Wade in the Water e Look-A-Here. Stupendi.
Pur nella sua geniale e controversa vicenda artistica, i film di Woody Allen (che ama Fellini e rispetta Germi) rappresentano nella storia del Cinema un gioiello di vitalità espressa con garbo riflessivo, avulso da ogni influenza strumentale, di religione o di politica che sia. Chi altri saprebbe incastonare come fa lui Sartre, Camus e Kant, Emily Dickinson e Tolstoj. Woody Allen (come Groucho Marx) ci accompagna con quell’umorismo dotto; è dai suoi primi film, (e persino alla radio degli anni ’70 era Oreste Lionello a doppiarlo magnificamente) che ci fa sorridere con velata amarezza, con lo stupore di chi guarda con ironia alla vita come un grande spettacolo del Creato, del quale siamo (inconsapevoli?) spettatori e protagonisti ad un tempo.
Armando Lostaglio
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Irrational man, trailer ufficiale in italiano del nuovo film di Woody Allen
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