Sono passati più di cento anni da quando, era il 28 gennaio 1921, veniva inaugurato dal generale André Goiran sindaco di Nizza e con il concorso delle più celebri autorità dell’epoca, il Museo Massena, il Carnavalet niçois, come venne subito ribattezzato dai giornalisti. Fatto costruire tra il 1898 e il 1901 da Victor Massena principe di Essling, nipote del Maresciallo dell’Impero André Massena e poi donato alla città, il sontuoso palazzo, gioiello architettonico della Promenade des Anglais, rappresenta una sintesi tra le armoniose dimensioni di una villa italiana e lo stile Impero di ispirazione neoclassica.
I saloni (foto nel portfolio) della Villa aperta al giardino sul mare conservano ancora oggi il lustro e la bellezza di quando accoglievano gli ospiti internazionali che affollavano la Costa Azzurra della Belle Époque. Parte integrante è il giardino concepito dall’architetto paesaggista di fine ‘800 Edouard André. All’interno, in 1800 mq. si dispiega una mostra permanente sui principali avvenimenti e i personaggi che hanno fatto la storia della contea di Nizza e che molto strettamente si intrecciano con la storia d’Italia, in particolare con Liguria e Piemonte. La Grande Galleria del piano terra presenta un asse cronologico diviso in tre spazi che si estendono al primo e al secondo piano: fanno riferimento a Nizza e all’invasione francese dal 1792, alla caduta dell’Impero nel 1814, la città e la sua contea sotto la restaurazione sarda e i re di Savoia fino al definitivo ritorno alla Francia nel 1860, a Garibaldi e Napoleone III.
Attorno a questi avvenimenti si dispiega un percorso museale volto a rappresentare al meglio la complessità dei periodi storici rappresentati. Sculture, grandi quadri, mobili, oggetti, libri rari danno un’idea abbastanza precisa degli universi sensibili di coloro che hanno espresso la quintessenza della Villa, anche attraverso la vita mondana, letteraria, musicale, fra fasti Belle Époque e Art Déco, il Carnevale e i luoghi di villeggiatura.
Tra novembre e marzo Nizza diveniva il salone d’Europa: vi si ritrovavano i sovrani russi, gli inglesi, tutta l’aristocrazia internazionale e i notabili della città facevano a gara per invitare e farsi invitare alle feste e ai fastosi ricevimenti. Frattanto gli artisti Ercole Trachel, Joseph Fricero, Félix Ziem, Jean-Baptiste Carpeaux, Von Angeli, Garacci, Jean Gros, immortalavano sulla tela, nel marmo e nel bronzo, i personaggi dell’epoca, Joséphine, la regina Vittoria, Garibaldi, Vittorio Emanuele I di Savoia.
Un’ampia sezione è dedicata a Napoleone, alla Rivoluzione e l’Impero, di questo periodo la maschera mortuaria di Napoleone I e il diadema in madreperla, oro e pietre colorate offerto da Murat a Joséphine, la bella creola divenuta imperatrice. Una curiosa storia è legata alla maschera mortuaria di Napoleone messa in salvo, sembra, dal barone Schropp durante un incendio delle Tuileries che conservò poi nella sua villa di Nizza. Combes, il suo cameriere, sorpreso dalla Prima guerra mondiale e in difficoltà economiche, decise di vendere la maschera al suo amico naturalista Rouppert. Dopo varie vicissitudini la maschera venne donata al Museo nel 1989 da Dolly Lanz-Pardée venendo così ad esaudire l’antico desiderio del barone tedesco (nel portfolio: maschera autentica realizzata il 6 maggio 1821, l’indomani della morte di Napoleone, dal chirurgo inglese A. Arnott presente sull’isola di Sant’Elena).
Nel Museo, splendidamente restaurato dalla Ville de Nice tra il 1999 e il 2008, viene dato il giusto risalto al Maresciallo André Massena: nel ritratto in uniforme da generale di divisione dell’armata repubblicana ha in mano un cartiglio dove si può leggere chiaramente della caduta del Forte di Ormea, di Ponte di Nava, Saorgio e Col di Tenda, a riprova di quanto la storia di Nizza, della Liguria e del Piemonte siano strettamente intrecciate. Massena, il figlio del vinaio divenuto “l’enfant chéri de la victoire” come lo definì Napoleone, premiato per il suo valore con il ducato di Rivoli e il principato di Essling, ebbe un ruolo essenziale nella Campagna d’Italia.
Nelle ricche riserve del Museo si conserva anche una sezione dedicata a Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807-Caprera 1882) visto dalla stampa satirica italiana e francese. Già in vita divenuto un ideale etico ed estetico, mitico cavaliere dalla camicia rossa e dai lunghi capelli biondi, il romantico incantatore di popoli fu inesauribile fonte di ispirazione per gli artisti. Attraverso una serie di litografie d’epoca si possono respirare gli umori e il clima dissacrante degli anni in cui si stava formando l’Unità d’Italia. Ecco, quindi, Garibaldi rappresentato come arcangelo della Libertà, in procinto di schiacciare i serpenti della politica interna italiana, la caccia ai monaci del generale Garibaldi, non dimenticando in questa divertente ed esclusiva carrellata dolce-amara, l’altro grande idealista suo vicino di casa, il genovese Giuseppe Mazzini.
I giornali? Alcuni ebbero vita brevissima, come l’Arlecchino e L’Arca di Noè, giornali satirici italiani pubblicati a Napoli e quasi immediatamente soppressi da Ferdinando II. Un vasto programma sulla piattaforma culturale della città cultivez-vous.nice.fr propone una riscoperta della storia del Museo fortemente legata all’Italia, al II Impero e alla Belle Époque.
Francesca Graziano
P.S. : Come ogni anno, una commemorazione della nascita di Giuseppe Garibaldi, avvenuta il 4 luglio 1807 a Nizza, sarà organizzata a Nizza dallo stesso comune, dall’Associazione Nazionale Giuseppe Garibaldi e dalla Comunità Italiana ivi residente.
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