Com’era da attendersi i cent’anni della Coscienza di Zeno, pubblicato da Cappelli nel 1923, sono stati celebrati a Trieste con grande spiegamento di forze.
Nel giro di un mese vi hanno avuto luogo due convegni, a distanza di solo poche settimane ma con differente baricentro, ed è stato pubblicato nella collana della Libreria del Ponte rosso e con finanziamento della Dante Alighieri di Gorizia, un volume che raccoglie brevi saggi dedicati ad Italo Svevo (A tu per tu con Svevo. Le opere, la critica, a cura di Fulvio Senardi, Trieste 2023, pp. 184, con curricula degli autori e indice dei nomi, Euro 16). Lasciando libero il tema, l’intenzione era quella di assemblare un’opera varia e polifonica offrendo ai contributori la possibilità di sondare a loro discrezione qualche aspetto particolare dell’operosità letteraria o della vicenda biografica dello scrittore triestino.
Autore quanto mai sfuggente per la ricchezza di spunti e la varietà dei generi nei quali si è cimentato (acuto giornalista, prima e dopo la Grande Guerra; romanziere; maestro – e qui forse c’è ancora qualcosa da scavare – della forma breve, aforismi e novelle; velleitario e in fondo fragile commediografo) e sul quale si è accumulata, ne ha dato un breve assaggio Riccardo Cepach nel volume di cui scriviamo, una montagna di contributi critici. Valanga di interpretazioni che continua inesauribile, rendendo difficile agli studiosi tanto restare al corrente quanto, in non pochi casi, tenere la rotta su un terreno che, seppure ormai per nulla terra incognita, pure rimane alquanto scivoloso.
A mostrare che c’è uno “spirito del tempo” che governa anche attività di nicchia come la critica letteraria, i centri di gravità del libro sono soprattutto due: il capolavoro, e il primo romanzo, Una vita (1892). Come a indicare i cruciali snodi di maturazione del narratore triestino, il cui romanzo di mezzo, Senilità, non ha invece attirato l’attenzione di nessuno dei tredici saggisti convocati (e sarebbe bello avere più spazio per approfondire le ragione della curiosa omissione).
Nell’impossibilità di approfondire ogni saggio, ci limiteremo al minimo dovuto, ovvero a indicare gli autori e i temi di cui hanno scelto di occuparsi. Gian Mario Anselmi (Bologna) offre uno sguardo d’insieme attualizzando La coscienza in relazione all’epoca dei Media, Francesco Carbone (Trieste) ne sonda i modernissimi addentellati epistemologici, Luigi Cataldi (Trieste) soppesa il valore della musica e il timbro delle voci nella Coscienza, Rino Rega (Milano) scova un altro medico da aggiungere a quella massa di figure in camice bianco che affollano tanto la vita di Svevo che quella di Zeno, Vittorio Roda (Bologna) dedica la sua attenzione al “claudicare”, quasi una cifra di disagio esistenziale, Paolo Leoncini (Venezia) rilegge il romanzo su un doppio spartito, la scrittura sveviana da un lato, l’esegesi di Sandro Briosi dall’altro.
Intorno ad Una vita invece tessono la loro tela interpretativa Giovanni Capecchi (Perugia) attento al valore emblematico delle figure minori, Alfredo Luzi (Macerata) che vi sonda le prime tracce della crisi del soggetto, Fulvio Senardi (Trieste) interessato a valutare la distanza dal naturalismo di un romanzo che, per molti aspetti, sembra scritto a ridosso di quella corrente alla moda.
A contorno delle due sezioni più compatte, Alberto Brambilla (Milano-Parigi) scrive sul tema della passione ciclistica, Riccardo Cepach (Trieste) traccia un bilancio della più recente critica sveviana, Guido Lucchini (Pavia) si occupa del carteggio Montale-Solmi, Sabrina Di Monte (Trieste) fa il punto sull’amicizia, così letterariamente produttiva, fra Schmitz e Joyce, quando il professor “Zois” (così pronunciavano i triestini) era insegnante sull’Adriatico, e ancora Senardi che discute di un saggio statunitense dedicato a Svevo, considerato nel contesto del “Modernismo triestino”.
In coda al volume due tracce di sorpassate stagioni della critica sveviana, quando lo si giudicava con sospetto per la presunta tiepidezza nazionale (Paolo Tedeschi, Trieste 1826-1911) o lo si metteva in croce per supposte scorrettezze di lingua (Enrico Rocca, Gorizia, 1895-1944).
In conclusione, un libretto senza troppe pretese, eppure capace di illuminare qualche angolo oscuro o di proporre qualche “nuovo fondamento di scetticismo” (citiamo Svevo, che disquisisce del rapporto tra scienza e letteratura) nei confronti delle interpretazioni più inflazionate. E, corre obbligo aggiungere, di piacevole lettura.
Walter Chiereghin
Direttore della rivista web Il Ponte rosso, mensile di arte et cultura di Trieste
IL LIBRO:
“A tu per tu con Svevo. Le opere, la critica”, a cura di Fulvio Senardi (Trieste, La libreria del Ponte Rosso, 2023) – info@ilponterosso.eu
Le illustrazioni sono di Francesco Carbone