A Santa Severa (Lazio) il Castello che ispirò l’incipit de ‘Il giardino dei Finzi-Contini’.

Per la rubrica “Viaggi in Italia”, Francesca Graziano ci parla di un piccolo gioiello situato nel cuore della Maremma laziale, a 40 km da Roma. Il Castello sorge sul sito antico di Pyrgi, città portuale etrusca collegata all’antica Caere (Cerveteri). Dal 2014 la Regione Lazio ne ha voluto la riapertura dando inizio ad una nuova storia e un nuovo percorso storico, artistico e culturale.

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Del Castello di Santa Severa ne parla lo scrittore Giorgio Bassani autore del “Giardino dei Finzi Contini” (1962) nelle prime pagine del suo capolavoro scritto durante un soggiorno a Santa Marinella all’Hotel Le Najadi, quando la località, a 40 km da Roma, era un importante crocevia prima per la comunità israelitica, poi per il jet set cinematografico romano. Uno straordinario romanzo che lo scrittore ha voluto far sapere essere nato durante una gita domenicale alla necropoli etrusca di Cerveteri e un collegamento molto raffinato, movente di un libro che è un viaggio in una memoria individuale, ma anche e soprattutto nella memoria collettiva.

Incipit de “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani:

Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga -, e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d’Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse la guerra. Ma l’impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d’aprile del 1957.
Fu durante una delle solite gite di fine settimana. Distribuiti in una decina d’amici su due automobili, ci eravamo avviati lungo l’Aurelia subito dopo pranzo, senza una meta precisa. A qualche chilometro da Santa Marinella, attirati dalle torri di un castello medioevale che erano spuntate all’improvviso sulla sinistra, avevamo voltato per una viottola in terra battuta, finendo quindi a passeggiare in ordine sparso lungo il desolato arenile stendentesi ai piedi della rocca (…). Investiti in pieno dal vento, con la sabbia negli occhi, assordati dal fragore della risacca, e senza neanche poter visitare l’interno del castello perché sprovvisti del permesso scritto di non so quale istituto romano di credito, ci sentivamo profondamente scontenti e irritati di aver voluto uscire da Roma in una giornata come quella, che adesso, in riva al mare, si rivelava di un’inclemenza poco meno che invernale. 

Il Castello

Sembra un vascello finalmente in porto dopo aver navigato per secoli il Castello di Santa Severa. Si trova nel luogo dell’antica Pirgy, lungo la costa Tirrenica a Nord di Roma e deve il suo nome alla giovane martire cristiana Severa, che tradizione  vuole  sia stata uccisa qui, sotto l’impero di Diocleziano, il 5 giugno del 298 d.C. A lei era dedicata la Chiesa paleocristiana del V- VI secolo i cui resti sono in parte visibili in Piazza della Rocca. L’area, molto antica, (i primi ritrovamenti si riferiscono all’età del Bronzo), divenne famosa in epoca etrusca quando Pirgy, centro di commerci e di scambi con i paesi del Mediterraneo, era frequentata da Greci e da Fenici e successivamente dai Romani al servizio della città di Caere (Cerveteri). Ancora oggi sul fondale marino sono visibili tracce di antichi edifici. Durante l’Impero da accampamento militare divenne residenza di ricche famiglie romane.

Oggi si entra nel Castello dalla porta ad arco che guarda verso la via Aurelia e ci si  ritrova  al centro di un piccolo borgo medievale che la Regione Lazio ha da poco restaurato: una via principale costeggiata da edifici si allarga in più cortili circondati da magazzini e abitazioni, a sinistra c’è il Cortile dei Trottatori, dove si trovavano le stalle dei cavalli e il Museo del Territorio.  Nell’antico fienile Giulio Rinaldi, chimico e geologo, ha messo infine radici o meglio è tornato nel borgo natio per recuperarne storia e tradizioni. Nasce da una passione il Museo da lui creato, un piccolo tesoro di civiltà contadina al piano terra con una ricca  esposizione di attrezzi agricoli, al piano superiore ci attendono  fossili e minerali preziosi.  A destra il Cortile delle Barozze e il piccolo borgo racchiuso tra mura, la casa della bambola che secondo la tradizione fu la dimora di una donna bellissima concupita da tutti gli abitanti.

Il Castello fu una fortezza sul mare fin dall’antichità ed è il più spettacolare di tutto il litorale. La prima documentazione scritta dell’edificio risale al 1068, quando il Conte normanno Gerardo di Galeria lo donò, insieme alla chiesa, all’abbazia di Farfa, uno degli enti ecclesiastici più importanti del Lazio medievale. Santa Severa rimase proprietà dell’abbazia fino al 1130, quando papa Anacleto II la offrì all’abbazia di S. Paolo fuori le mura. Nel 1482 Sisto IV la donò all’ Ordine del Santo Spirito che ne fu proprietario per cinquecento anni, in questo periodo venne costruito il Borgo (tra il XV e il XVI sec.) in cui è visibile lo stemma dell’Ordine, la croce patriarcale. Nel corso dei secoli XIII e XIV il castello divenne proprietà di nobili famiglie romane, gli Orsini e gli Anguillara.  Tra il XVI e il XVII secolo fu luogo di soggiorno prediletto dai Papi, vi soggiornarono Papa Gregorio XIII (1580), Sisto V (1588) e Urbano VIII (1633). Dopo il Seicento, considerato il periodo di massimo splendore, seguì una lunga e lenta decadenza, fino a divenire nel 1943 una postazione militare dei Tedeschi. Ultimamente sono venute alla luce un tratto di mura poligonali del III secolo a.C. ed altri reperti risalenti al XIII secolo. Ma il ritrovamento archeologico più importante degli ultimi anni è stata la scoperta di tre splendide  lamine d’oro risalenti al 500 A.C.  Preziosissime, rinvenute nel 1964 dall’archeologo Massimo Pallottino nel corso di un fortunato scavo, riportano iscrizioni in fenicio e in etrusco, una sorta di italica stele di Rosetta che ha permesso di conoscere meglio la misteriosa lingua  di un altrettanto misterioso popolo, gli   Etruschi.

LE LAMINE D’ORO DAL SANTUARIO ETRUSCO DI PYRGI PRESSO SANTA SEVERA

Le lamine sono esposte a Roma nel Museo di Villa Giulia. Il contenuto del testo sembra essere diverso in alcune parti, ma costituisce comunque un documento molto importante per la comprensione della lingua etrusca. Il testo punico, decifrato, è un’iscrizione votiva posta dal re di Caere, Thefarie Velianas nel tempio della dea Astarte e a lei dedicata “nel mese del sacrificio del Sole”. Il rito rimane piuttosto misterioso, benché sia evidente il riferimento ad un antico culto punico, quello del dio che muore e risorge a simbolo della scomparsa e la ricomparsa della vegetazione sulla terra. Anche nelle iscrizioni etrusche si è riconosciuto un contenuto più o meno simile, a testimonianza di una forte influenza punica in Italia insospettata prima della scoperta, nessuno avrebbe immaginato che in Etruria si usasse la lingua punica e che a così poca distanza da Roma si adorasse una dea cartaginese.

Nell’edificio principale è ospitato il Museo ricco di reperti e documenti sulla vita quotidiana dei luoghi.  Per una stretta scala si accede alla terrazza panoramica della Torre Saracena con ampia vista sulla costa laziale e sui Monti della Tolfa. Accanto al portale d’accesso si trova il Museo del mare e della navigazione antica, nelle sale espositive si possono ripercorrere i fasti della marineria fenicia, greca, etrusca e romana attraverso reperti ritrovati nei fondali antistanti. Dell’antico Castello voluto dai conti di Tuscia non rimane pressoché nulla, il suo aspetto attuale risale a rifacimenti cinquecenteschi, ma, come in ogni Castello che si rispetti, non mancano, si dice, fantasmi, voci oltretombali, oggetti che si spostano.

La prospettiva migliore per visitare il Castello  è certamente dalla parte del mare ed oggi, al contrario dei tempi di Bassani, è possibile visitarlo tutto l’anno. In stagione il gruppo archeologico vi porterà a visitare gli spalti con vista sul golfo di Santa Marinella e sulle alture della Tolfa. All’interno del complesso è ospitato anche il Centro Visite della Riserva di Macchiatonda.

Francesca Graziano

P.S. (n.d.r.) Attenzione, d’estate questa zona costiera è abbastanza affollata.

Come arrivare: Autostrada A12 Roma-Civitavecchia: uscita S.Marinella/Santa Severa S.S.1 Aurelia: Km. 58.
FFSS: Stazione di Santa Severa

Sito ufficiale del Castello di San Severa
Alloggio: Ostello del Castello aperto tutto l’anno

Da visionare sul Castello e dintorni il bel video di VisitLazio: https://www.youtube.com/watch?v=qhmH3aU-tvU

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Francesca Graziano
Giornalista culturale, storico della psicoanalisi, vaticanista accreditata presso la Sala Stampa della Santa Sede. Lauree in Lettere classiche e in psicologia clinica presso l'Università La Sapienza di Roma. Collaborazioni con quotidiani, periodici e riviste specializzate (cartacei ed online) per arte, cultura, spettacolo. Premi per meriti culturali.

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