Intervista alla senatrice Vittoria Franco in occasione dell’uscita del libro « Care ragazze. Un promemoria » sulle donne oggi.
Appena dopo le manifestazioni da un milione di donne nelle piazze in difesa della dignità e dei diritti conquistati con decenni di lotte, e appena prima del processo a Berlusconi che appare un processo al berlusconismo e alla visione mercificata della donna, Altritaliani propone un colloquio che ci aiuterà a capire.
Francesca Sensini : Il Suo libro, « Care ragazze », vuole essere un « promemoria » per le giovani donne, per rammentare loro i diritti acquisiti storicamente dalle donne di altre generazioni, attraverso la lotta. Perché, secondo Lei, c’è bisogno di « questo promemoria »? Cosa abbiamo dimenticato, in particolare, secondo Lei?
Vittoria Franco : Ho notato una cesura fra le generazioni; come se si fosse rotto un filo che, pur nei cambiamenti, ha mantenuto negli anni della storia repubblicana una tensione verso conquiste e cambiamenti positivi per le donne, prima coi movimenti di emancipazione e poi col femminismo. Oggi domina invece il modello televisivo del successo facile e del « diventare famose » a tutti i costi, anche a costo di vendere il proprio corpo, di stare nude e mute sulla scena, di rinunciare alla propria dignità.
F.S. : Il tema del Suo libro è più che mai attuale nel contesto della scandalo che coinvolge il Presidente del Consiglio e diversi rappresentanti del suo entourage. Da alcune intercettazioni telefoniche alcune delle ragazze che risultano essere state pagate per prostituirsi, parlano coi loro genitori e raccontano di aver ricevuto cospicue in cambio di sesso. Come si spiega la reazione dei loro genitori, per nulla inorriditi, preoccupati, indignati, ma complici, compiacenti?
V.F. : È imbarazzante leggere dialoghi nei quali padri, fratelli, madri sono compiacenti con i comportamenti che stanno emergendo nelle intercettazioni da parte di giovani donne, cioè di prostituzione. Ciò che contraddistingue le circostanze delle quali stiamo parlando è il fatto che colui che promuove lo scambio e la vendita del corpo, anche di minorenni, è il Presidente del Consiglio, cioè un uomo di grande potere economico, oltre che politico. Evidentemente, sta accadendo qualcosa che ci deve fare inorridire: la prostituzione concepita come strumento di promozione sociale oltre che economica. E questo sembra normale.
Mi conforta il fatto che sono invece moltissime le ragazze che cercano la loro strada con fatica, impegnandosi nello studio, nella famiglia, nel lavoro, facendo file e gavetta. A tutte occorre offrire più opportunità con dignità. D’altra parte, le vicende che stanno emergendo fanno paura, perché ci fanno toccare con mano quanto sia pervasivo il modello televisivo della superficialità, della sudditanza, dell’avere anziché dell’essere. La cosa grave, inaccettabile, è che a usare giovani donne e le loro ambizioni di successo sia una persona potente come il Presidente del Consiglio. Si tratta di un abuso di potere che contravviene ai codici più elementari di etica pubblica.
F.S. : Una giovane donna della televisione italiana, Sara Tommasi, parla di sé come di « un prodotto da vendere nel mercato dello showbusiness »; si dice « manager del proprio corpo ». Quali sono i presupposti di questo tipo di discorso? Che tipo di « libertà » propone alle giovani donne?
V.F. : Ho parlato prima di « equivoco della libertà ». Sicuramente oggi le donne sono, per fortuna, più libere; libere anche di decidere di vendere il loro corpo, di usarlo per fare carriera, di esibirlo. Ma è una forma di libertà che ha dentro di sé una diversa forma di sudditanza. In realtà, sono gli uomini che si appropriano – di nuovo – dei corpi delle donne. Sono loro che li gestiscono, che li amministrano. Non è la libertà collegata a un’autonomia di pensiero, alla capacità di decisione il più possibile libera da condizionamenti, al mantenimento di uno stato di dignità personale.
F.S. : Come possiamo ricostruire un tessuto sociale e politico ed una narrazione di sé alternativa al pensiero unico dei mass media, in particolare nel caso dell’Italia?
V.F. : Lavorando molto sulla formazione, sulla cultura, reagendo all’aggressività distruttiva della destra nei confronti delle istituzioni culturali, della scuola e dell’Università. Battendosi per una televisione migliore. È chiaro che si può cominciare a fare tutto questo se l’Italia si libera del governo Berlusconi e della destra, ma ci vorrà molto tempo. Non sarà un’impresa di corto periodo.
F.S. : Secondo Lei, esiste un rapporto tra il « dissolvimento » delle identità di genere all’interno della società ‘liquida’ in cui viviamo e il maschilismo di ritorno che esplode in modo flagrante nelle vicende italiane di questo inizio d’anno?
V.F. : Assolutamente sì. A differenza di altri Paesi, dove ancora resistono regole civili a salvaguardia della difesa delle donne, in Italia la fragilità delle conquiste dei movimenti femminili degli anni ’70 – dovuta a tante ragioni, non ultima il familismo che non è mai finito – a un certo punto ha incrociato il lassismo della destra. Questo è il risultato. Niente politiche di sostegno alle giovani donne, alla famiglia, alla conciliazione fra lavoro e maternità; tagli ai servizi, che relegano forzosamente di nuovo le donne nella sfera domestica e, d’altra parte, la finta di libertà di scambio: acconsento a offrirti il mio corpo in cambio di benessere economico, di successo, di posizioni politiche e istituzionali. Quest’ultima parte dello scambio è assolutamente un « innovazione », che solletica le aspirazioni di giovani donne spesso con un elevato livello di studio.
F.S. : Iva Zanicchi, donna di spettacolo e eurodeputato del Pdl, ha dichiarato ai microfoni di Radio 24 che Berlusconi è vittima di attacchi beceri, che si tratta di un benefattore a cui piace la « carne fresca », « soda » ; e per sottolineare la sana normalità della condotta di Berlusconi – facendo astrazione dalle implicazioni giudizarie e politiche della sua condotta – ha chiesto ai due condottori, uomini, se anche loro non preferiscono la « carne fresca » alle « vecchie babbione » come lei. Come potremmo analizzare questo tipo di discorso, da parte di una donna per giunta? Quali sono i suoi presupposti?
V.F. : Purtroppo, tutto diventa normale, perfino agli occhi di una donna di esperienza come Iva Zanicchi. È chiaro anche nel suo caso che il fascino del potere è davvero pervasivo. Le sue espressioni sono quanto di più infelice anche perché dietro c’è il tentativo dell’intero entourage del premier di ridurre tutto alla sfera privata e dunque al diritto alla privacy. Questa posizione non tiene conto del fatto che a una persona pubblica non è dato avere una vita privata così in conflitto con la posizione pubblica. Ricordo fra parentesi che la nostra Costituzione all’ art. 54, recita: “I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Inoltre, non si tiene conto del fatto che non tutto ciò che è privato è lecito. Si veda la diffusione della violenza proprio all’interno delle mura domestiche. Bisogna tollerare la violenza – l’uso del corpo di una minorenne – solo perché ciò accade in una casa privata?
F.S. : Come si spiega l’indifferenza dell’opinione pubblica, per quanto accaduto e per gli scandali? Appare un’anomalia italiana la circostanza che malgrado gli scandali, i sondaggi danno Berlusconi ancora preferito da una buona parte degli intervistati? Quali sono le sue valutazioni? »
V.F. : Le reazioni finalmente cominciano a essere tante e forti, come si vede dalle numerose manifestazioni di donne e miste che si stanno svolgendo in tutta Italia, proprio nel nome della dignità delle donne e delle istituzioni. Io stessa ne sono parte insieme a tantissime; ho scritto che le donne possono essere oggi quelle che fanno la differenza nella sconfitta di Berlusconi. Dobbiamo costringerlo a dimettersi. Quello che sta facendo ci fa vergognare come italiani. E’ importante che anche i sondaggi comincino a darci ragione, nonostante gli investimenti massicci in una comunicazione falsa: gli italiani non ne possono più.
Intervista di Francesca Sensini per Altritaliani
— –
Care ragazze. Un promemoria
di Vittoria Franco
(Ed. Donzelli)
p. 176 – 16€
È per loro che Vittoria Franco stila un promemoria delle libertà femminili conquistate dalla sua generazione, e l’intento è tutto rivolto al presente e al futuro di chi a quelle lotte non ha partecipato: ricordare che la libertà e i diritti delle donne non sono acquisiti una volta per tutte, e che l’impossibilità di praticarli fino in fondo li rende lettera morta fino a farli scomparire. Scoprire l’esperienza di donne che hanno lottato duramente per conquiste che oggi si danno per scontate; sapere che prima del 1974 in Italia non era possibile divorziare; che prima del 1978 l’aborto era illegale; che fino al 1975 la donna era sotto tutela del padre, del fratello o del marito e non aveva neanche diritto all’eredità; che prima del 1996 la violenza sessuale era un delitto contro la morale e non contro la persona: tutto questo serve come monito a non tornare a una concezione proprietaria della donna e a contrastare i tentativi di ricacciarla nei ruoli tradizionali e consueti. È vero, oggi le ragazze occupano la scena pubblica, ma è solo quella delle immagini televisive, che distorce la libertà e favorisce la mercificazione del corpo. Ecco, dunque, un promemoria dei tanti passi che le donne hanno fatto, ma soprattutto dei tanti ancora da fare, quelli decisivi per una reale parità e una cooperazione con gli uomini nella costruzione di una democrazia effettiva.