Il mio “quadro per l’estate” scelto per Altritaliani perché profondamente evocativo di impressioni, suggestioni e di una particolare atmosfera che permea questa inusuale visione estiva sulle spiagge scozzesi è quello molto famoso dell’artista Jack Vettriano, dal titolo “The singing butler”, esposto fino a settembre a Palazzo Pallavicini a Bologna.
Proprio in tale particolare “mood” ci conduce la pittura unica e raffinata di Vettriano, sensuale e ammaliante quando ispirata da una musa o “femme fatale” al centro della tela, ora intrisa di nostalgia e desiderio quando riportata a quel litorale solitario sovente al centro della creazione dell’artista.
The singing butler, di Jack Vettriano (1992)

In “The Singing Butler” l’atmosfera è totalmente onirica e sognante come fossimo in un ambientazione surrealista di Dalì. La donna in abito lungo, rosso e attillato stretta all’uomo nella danza appare a piedi nudi, riscattando una certa idea di libertà mentre la scena è orchestrata dentro uno spazio delimitato dai due ombrelli scuri – il maggiordomo e la cameriera retrostanti – sospesi come per proteggerli dal vento o dall’imminente temporale. Teatrale sulla spiaggia incandescente di grigio e d’oro, diviene questa ambientazione in un equilibrio perfetto di luci e di ombre mentre le figure sospese volgono lo sguardo all’orizzonte lontano da noi a metà tra levità e mistero.
La danza è uno degli scenari ricorrenti nelle tele di Vettriano perché riporta immediatamente le figure a una dimensione intima e poetica veicolata nel silenzio della parola attraverso la gestualità del corpo.
Il tocco di Vettriano è rapido, incisivo, capace di cogliere in pochi tratti essenziali il “mood”, vale a dire lo stato d’animo pervasivo dello scorcio rappresentato.
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Jack Vettriano è uno tra gli artisti più venduti e soprattutto riprodotti di tutti i tempi. È scomparso di recente. Nasce nel 1951 da una famiglia di origine italiana per parte materna proprio nella contea scozzese di Fife le cui suggestioni paesaggistiche ritornano sovente nella sua pittura. Abbandona gli studi a 16 anni iniziando a lavorare in miniera per intraprendere poi la strada dell’arte in maniera autodidatta dall’età di 21 anni influenzato dai quadri di Hopper, dai coloristi scozzesi, dal jazz, dall’estetica del cinema noir e più tardi dal cinema hollywoodiano. A prescindere dal soggetto luci e ombre permeano costantemente le sue tele attraverso un intenso chiaroscuro che domina tutta la sua pittura traslando sempre la medesima da realista a simbolica, in ogni caso evocativa di una storia intravista ma mai totalmente svelata, osservata e colta in sordina come se l’artista fosse testimone invisibile della scena.
Elisa Castagnoli
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