Un’Europa « Grande da morire ». Il nuovo libro di Sylvie Goulard

Grande da morire”, è l’ammiccante titolo di questo agile pamphlet di Sylvie Goulard che ha dedicato gran parte della sua esistenza, come parlamentare e membro di Commissione europea, alla costruzione dell’Unione europea. La ricordiamo già, qualche anno fa, impegnata e appassionata coautrice con Mario Monti di un libro sulla Democrazia in Europa.

In questo suo nuovo lavoro, edito dal Mulino e con prefazione del già presidente della Commissione, Romano Prodi, si rivolge, con un linguaggio agile e di facile lettura, proprio a noi europei, una scelta che esprime il suo disagio per l’Unione di questi ultimi tempi, dove la costruzione originaria del suo progetto sembra sempre più abbandonata a vantaggio di una costruzione che resti schiava delle congiunture geopolitiche, dei particolarismi e dei nazionalismi. L’Europa di oggi, raccontata da Goulard, non ha più nulla a che vedere con quel sogno di superamento delle barriere nazionali che alimentò le speranze e l’entusiasmò delle generazioni che furono attraversate dagli Erasmus universitari e poi dai trattati di Schengen e Maastricht, per non parlare dell’unione monetaria e dell’euro moneta unica.

Oggi gli europei, a proposito di democrazia, sono assolutamente esclusi da ogni logica di partecipazione alle scelte che sono sempre più ad appannaggio unico dei capi di governo dei paesi componenti, il tutto con l’assillo di regole e veti che di fatto rendono complicatissima ogni scelta, specie considerando che gli stessi capi di governo, privi di qualsivoglia visione politica effettivamente europeista, operano spesso e volentieri solo per interessi nazionali se non, in molti casi, addirittura per interessi di settori produttivi o di vere e proprie lobby o corporazioni che dir si voglia.

Goulard ci racconta il vero, quando ricorda che, sin dai tempi di Prodi e pur tra mille perplessità, l’Europa divenne il rifugio di tutti quei paesi che si trovarono ad affrontare il nuovo corso geopolitico, quello che segnò la fine della politica dei blocchi USA/URSS e l’avvio dell’era della globalizzazione.

In tal senso, tutti i paesi che erano stati sottoposti al regime comunista, una volta liberatisi dell’Unione Sovietica, sognarono l’Europa come modello di libertà e democrazia. Il punto è come ricorda la Goulard, ma anche altri studiosi e intellettuali, tra cui il sociologo Ricolfi, che l’uscita dal modello socialista in quei paesi riportò in auge le storiche ideologie nazionaliste, che mal si coniugavano con l’aspirazione al superamento del concetto nazionale a favore di un’Europa quale nuovo e solido soggetto geopolitico.

In una certa retorica europeista, enfatizzando, per molto tempo si è considerata che più fossero numerosi gli stati aderenti, più questo avrebbe reso l’Europa forte e competitiva nello scenario mondiale, e così non è stato. Anzi la paralisi decisionale dell’Europa, conseguente al suo sovradimensionamento, ha finito per discreditarla anche agli occhi degli altri attori della politica internazionale.

Si è confuso il desiderio di protezione dall’orso russo, con una presa di coscienza europeista che tale nei fatti non è stata.

L’Europa è cresciuta a dismisura, da qui l’indovinato titolo del libro, ma non è cresciuta per nulla né la sua coscienza europeista, né si è sviluppata una maggiore democrazia nella dinamica europea se è vero come è vero, che tutti gli indicatori sociologici ci dicono che tra i cittadini dell’Unione è sempre più forte il disincanto verso il progetto e che in tanti amaramente considerano l’esperienza e il sogno di Ventotene ormai al capolinea.

L’uscita della Gran Bretagna è stata traumatica per l’Europa ma infondo ha permesso di chiudere la porta europea alla Turchia, ampiamente sponsorizzata dall’Inghilterra, una circostanza che avrebbe ulteriormente aggravato la sua già complessa conduzione.

Anche l’allargamento previsto a nuovi stati per l’europeista francese va riconsiderato. Ha senso includere la Serbia, paese filo Putin che con la Slovacchia e l’Ungheria di Orban già tanto hanno complicato la vita a ogni decisione dell’Unione e oso aggiungere che va ben meditata lo stesso inserimento della martoriata Ucraina. Perché anche Orban si presentò come un’europeista convinto, poi la storia è andata come è andata. La realtà è che il generoso allargamento ad est dell’Europa, conclude la Goulard, è stato un rischio non calcolato e per il quale stiamo ancora pagando un prezzo altissimo.

La UE oggi

Lo si vede proprio nelle vicende odierne. Un prezzo non solo politico ma finanche economico: per imporre le giuste sanzioni all’aggressore russo che aveva invaso l’Ucraina, si è dovuto comprare l’astensione ungherese con un miliardo di euro, altrimenti la solita mannaia del veto avrebbe impedito qualsivoglia reazione contro quella proditoria e ingiusta invasione.

Questo per dire anche del livello di coscienza politica che oggi c’è nella Commissione.

La Goulard denuncia l’assenza di respiro europeo di partecipazione, finanche la scelta di allargare fino al 5% il bilancio delle spese militari è stata presa senza nessun dibattito in sede di parlamento europeo e al di fuori e al di sopra di qualsiasi coinvolgimento dei cittadini che pure con le loro tasse quegli investimenti dovranno finanziare.

Trump ha solo sottolineato quanto gli americani già dai tempi di Obama delineavano, ossia che gli scenari geopolitici attuali impongono agli USA di preferire all’Europa altri e più lucrosi e pericolosi scenari, specie quelli dell’Estremo Oriente. Tuttavia, proprio la perdita dell’ombrello protettivo americano consentirebbe, secondo l’autrice, un’occasione di rilancio se non di rifondazione dell’Europa Unita.

Goulard apre uno spiraglio che potremmo sintetizzare nel luogo comune che: “sbagliando si impara”. Per lei occorre una profonda riforma delle regole europee. La possibilità di veto in una Europa a sei omogenea per cultura e per valori, poteva avere un senso. Nell’Europa dei 27 a rischio nel futuro prossimo di essere a 32, non è più compatibile con il mondo di oggi, che viaggia velocissimo, che ha l’Intelligenza Artificiale, dove gli scenari sociali e politici sono in convulse evoluzioni, da qui occorrono dinamiche molto più celeri, ma se si vuole riconquistare una credibilità presso i cittadini, che questa Europa compongono, allora occorre riformare anche il processo di ideazione politica e soprattutto di rappresentanza politica.

Se si è Europa occorre parlare con una voce sola, non ha senso che in tutte le istituzioni mondiali a partire dall’ONU ci siano i rappresentanti di singoli paesi e non un rappresentante per tutta la UE.

Avere una difesa comune significa mettere da parte gli orgogli nazionali e riflettere sull’organizzazione di un esercito comune con alla testa generali scelti per la loro capacità ed esperienza e non per paesi di appartenenza.

Significa avere una politica produttiva comune e un sistema di imposte che non divida gli europei ma li unisca e così via in ogni settore della vita pubblica. Nulla impedisce ai singoli governi di operare scelte per il bene dei territori di competenza, ma non ha senso che per il G8 ci siano i ministri degli esteri italiano, francese, tedesco, quando la rappresentanza dovrebbe essere, specie in politica estera della Commissione europea.

Infine, occorre una riforma che ristabilisca una democrazia europea. I cittadini sono chiamati ad eleggere il Parlamento europeo che di fatto poi non ha alcun concreto potere né in sede legislativa, né in sede di controllo sulla Commissione. Viceversa la Commissione dovrebbe essere, come avviene nei singoli Stati, il risultato e il frutto del parlamento eletto. Così non è se è vero, come sostiene la Goulard, che oggi tutto è opera di mediazione tra i capi dei singoli governi nazionali.

Sylvie Goulard

Probabilmente, l’Europa va rifondata, in primo luogo snellendo quella sua “grandezza” che la sta portando alla morte e in secondo luogo a comporre questa Europa devono essere paesi fratelli come era agli albori quando si era in sei. L’Europa è con l’America un baluardo della cultura democratica e occidentale, spesso messa sotto attacco da altre culture come ricordava il premio Goncourt Amin Maalouf: basti ricordare nel secolo scorso la guerra promossa dall’impero giapponese e poi dal blocco sovietico e in tempi più recenti la Cina, per non parlare del fondamentalismo musulmano.

L’Europa deve con orgoglio portare i suoi vessilli e simboli della sua civilizzazione che hanno permesso benessere e progresso nel mondo in tutti i campi da quello scientifico e tecnologico a quello sociale e dei diritti e delle libertà, dal campo culturale a quello delle arti. Naturalmente deve porsi il problema di una crescente immigrazione, puntando all’integrazione nei e coi valori dell’Europa, senza rinunciare alla nostra storia e alla nostra identità ricca di valori e dignità.

Davvero “Grande da morire” è non solo un libro per tutti, ma un libro che tutti dovrebbero leggere anche per la sua scorrevolezza e per la sua capacità di fare chiarezza sui nostri tempi e sulla nostra amata Europa.

Nicola Guarino

Scopri il libro “Grande da morire”, Sylvie Goulard – Ed. Il Mulino, 2025, 152 pagine €. 13,30.

L’Autrice: Sylvie Goulard è stata deputata al Parlamento europeo e consigliera di Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea, dal 2001 al 2004. Ex ministro delle Forze Armate e vice governatore della Banca di Francia è autrice di una decina di saggi tra cui, con Mario Monti, «La Democrazia in Europa» (Rizzoli, 2012) e «L’Europe pour les nuls» (Prix du livre européen, 2009); è oggi professor of practice all’Università Bocconi e presidente dell’Istituto franco-tedesco di Ludwigsburg (Germania).

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, scrittore, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani e anche scrittore ("Tutto qui" - Graphe.it ed., è uscito nel 2024).

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