Diffondiamo su Altritaliani gli esiti della premiazione della prima edizione di una interessante rassegna cinematografica che si è svolta lo scorso fine settimana a Tangeri, in Marocco. Collaboratori del nostro sito e altri colleghi giornalisti hanno fatto parte della giuria di critici di questo festival ideato e curato dal regista italiano Ruggiero Cilli. Buona lettura e bravi tutti!
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Si è conclusa con successo domenica 24 novembre a Tangeri, in Marocco, la prima edizione del SamhainBaucogna International Film Festival (SBIFest2024), una rassegna cinematografica ideata e curata dal quarantasettenne regista Ruggiero Cilli. Il Teatro Darna di Tangeri è stato il luogo dove in tre giorni, dal 22 al 24 novembre scorso, si sono potuti vedere una selezione di 44 lavori tra film e opere di medio, corto e lungometraggio sia di fiction che documentaristiche di livello internazionale realizzate nel corso dell’anno, in competizione per 12 premi suddivisi per varie categorie (tra cui miglior regia, miglior cortometraggio, miglior documentario) che sono state votate dal pubblico e da una giuria composta da giornalisti, scrittori, critici e personalità della cultura di varie nazionalità (Nicola Guarino, Violetta Luongo, Santho Iorio, Jamal Ouassini, Carla Landi e Giulio Lupieri e….Andrea Curcione).
Tra i film finalisti in concorso si sono segnalate numerose opere italiane, come il documentario “Una Risata ci Salverà” del regista Michelangelo Gregori, che ha esplorato l’intersezione tra umorismo, satira e religione, con le riflessioni di alcuni rappresentanti della “stand-up comedy” e le voci di Moni Ovadia e Sergio Staino. E ancora, il corto “Red Ropes” di Alessio Pasqua, con l’interpretazione dell’attore Rolando Ravello e Diane Fleri. La storia d’amore di una coppia, Kesnia e Rolando, una vita condivisa anche nel lavoro e nella passione per la danza di Ksenia e una malattia che porrà fine alle sue aspirazioni. Il riconoscimento al miglior documentario italiano è andato a “The Strong Man of Bureng” di Mauro Bucci, che ha raccontato l’odissea contemporanea durante il periodo del Covid, di Essa, africano del Gambia, ex soldato delle Nazioni Unite, diventato un rifugiato in Italia, e della sua volontà di migliorare le condizioni di vita del suo villaggio natale in Africa. Il premio per il Miglior Cortometraggio Documentario Italiano è stato assegnato a “Dust” di Paolo Carboni, una pellicola dedicata alla vicenda del cagliaritano Aldo Scardella, protagonista di un clamoroso caso giudiziario nel 1985 in Sardegna. Scardella fu coinvolto da innocente al caso della morte di un proprietario di un negozio ucciso a colpi di pistola da alcuni malviventi nel corso di una rapina. Della vicenda per ironia della sorte si era occupato anche Enzo Tortora, che poco dopo anche lui finirà all’interno di un tremendo caso giudiziario. Scardella morirà in carcere, in isolamento, un anno dopo, suicidandosi. Il fatto, sebbene oggi sia dimenticato, ebbe vasta eco sull’opinione pubblica nazionale di allora.
Il premio come Miglior Documentario Lungometraggio Internazionale è andato a “The Breath of Sarajevo” di Fabiana Antonioli (Italia) per il toccante racconto di una coppia, Sanja e Zoran, che nel 1993 fuggirono e sopravvissero all’assedio di Sarajevo per trovare rifugio in Italia, presso una famiglia che li ha accolti con grande umanità.
Miglior Corto Documentario è stato premiato “Soul Flyers” di Thibault Gachet (Francia) su un gruppo di appassionati di volo con la tuta alare che 20 anni dopo la creazione del loro “team” si sono radunati presso l’isola tropicale della Réunion, nell’Oceano Indiano, per esibirsi in pericolosi lanci acrobatici. Le loro discese spericolate sono state immortalate con le loro mini-telecamere piazzate sui caschi. Hanno così realizzato delle immagini davvero mozzafiato in un panorama a dir poco spettacolare.
Il premio al Miglior Cortometraggio di Fiction è andato alla struggente “The Most Beautiful Among Mothers” del palestinese Mahmoud Abu Jazi, con la storia di una madre in perenne attesa del ritorno a casa dell’amato figlio.
Il Premio al Miglior Film è andato al russo “Dugout” di Mark Gorobetz. La storia di un paramedico russo e di un collezionista di reperti bellici della Seconda Guerra Mondiale con origini tedesche che, ai giorni nostri, si inoltrano tra i boschi di Savur-Mohyla, (attualmente nel Oblast di Donetsk, in Ucraina) teatro di uno dei più sanguinosi scontri tra l’avanzata dei Panzer tedeschi e le forze assediate in trincea dei russi. Esplorando il cunicolo di una di queste trincee improvvisamente si ritroveranno nel 1943 al culmine di quella sanguinosa battaglia. Si ritroveranno così a lottare sia per la vita, sia per cercare un passaggio per ritornare ai giorni nostri. Un film con imponenti immagini di guerra.
Il premio al Miglior Film Spagnolo è andato a “End of Trip – Sahara” di Antonio Rodríguez Cabal. Ispirato a una storia vera accaduta negli anni Settanta, dove alcuni giovani europei, affascinati dall’Africa, si avventurarono nel deserto del Sahara con l’intenzione di attraversarlo con veicoli poco attrezzati per l’epoca e vivere un’avventura. Impreparati, imprudenti e ignari del terreno che stavano attraversando, affrontarono situazioni pericolose per la vita con conseguenze inaspettate e tragiche. Da quelle loro esperienze maturò in seguito l’idea di realizzare la corsa rally “Camel Trophy”. Questo film ha una fotografia che esalta il fascino del panorama africano.
Altri premi assegnati sono andati al Miglior cortometraggio horror “Perfect Wall” di Sea-Hoon Jeon (Corea del Sud), Miglior corto Fiction “Survivor” di Karim Azimi (Iran), Miglior Moroccan Short Film a “Bottles” di Yassine El Idrissi. Miglior corto spagnolo “Jugamos?” di Jeny Poquet.
Il Premio “Grand Socco”, dedicato alla storica piazza e centro culturale di Tangeri è andato al documentario spagnolo “The Alchemist’s Dance” di Arantxa Vela, dedicato alla coreografa di flamenco María Páges, insignita della Medaglia al Merito delle Belle Arti dal Ministro della Cultura spagnolo. Il riconoscimento è stato consegnato alla regista dal direttore del Teatro Darna, Amine Boumlik.
Il SBIFest nei suoi tre giorni di programmazione si è distinto non solo per il cinema, ma anche per una serie di incontri ed esibizioni culturali attirando un pubblico di oltre 500 persone, tra cui scuole, laboratori associativi e rappresentanze di paesi come il Senegal e il Congo. L’evento ha dato spazio alla musica, con i concerti del noto gruppo rap di Tangeri “Bangadash”, le esibizioni di canto arabo di Nadia El Bettate e le performance del rapper Daniel Mbala. Di grande impatto è stato anche l’incontro con la delegazione dell’Associazione Culturale Senegalese, che ha presentato balli tradizionali di Dakar, arricchendo il festival con elementi folcloristici ed etnografici.
Il SamhainBaucogna International Film Festival ha confermato la sua vocazione di crocevia culturale, celebrando Tangeri come punto di incontro tra il mondo arabo e quello occidentale, tra l’Africa e l’Europa, tra il Mediterraneo e l’Atlantico, offrendo una vetrina sulle tematiche registiche contemporanee.
Sicuramente dato il successo – merito dello sforzo dei suoi collaboratori e del coordinamento di Ruggiero Cilli – questa iniziativa ha già un buon incoraggiamento per proseguire anche nei prossimi anni a venire.
Andrea Curcione