Tina Anselmi: Una vita simbolo per le Celebrazioni a Parigi del 25 aprile

Nessuna iniziativa è migliore per celebrare l’anniversario della Liberazione a Parigi di quella offerta da Anna Vinci, con il suo film su Tina Anselmi, da lei presentato alla Scuola Italiana “Leonardo da Vinci” il 24 e alla Maison d’Italie il 25 aprile.

Vinci, scrittrice di romanzi e saggi, amica e biografa di Anselmi (tra cui: “Le notti della democrazia: Tina Anselmi e Aung San Suu Kyi, due donne per la libertà”, ed. Ediesse 2011, 2018 e 2023, “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”, ed. Chiarelettere 2011), documentarista alla RAI (tra cui: “Tina: una vita per la democrazia” nel 2013 e “Tina Anselmi, la grazia della normalità” nel 2016) ha curato l’autobiografia di Anselmi “Storia d’una passione politica (ed. Sperling & Kupfer, 2006, 2016 e Chiarelettere 2023) da cui è tratto il film “Tina Anselmi: una vita per la democrazia interpretato da Sarah Felberbaum con la regia di Luciano Manuzzi, già andato in onda alla RAI il 25 aprile 2023 per l’anniversario della Liberazione.

Ma, come scrive Dacia Maraini nella prefazione, la Resistenza ha formato una Tina “combattiva” non solo allora, come partigiana 17enne nella brigata veneta di Gino Sartor (dopo che nel 44 con altri studenti aveva dovuto assistere all’impiccagione a Bassano di 43 prigionieri dei nazifascisti, poiché “dopo l’8 settembre 43 i nazisti” erano divenuti “i veri padroni del territorio”) , ma per tutta la vita a partire dalla difesa delle donne che, con le mani “lessate” dal lavoro nelle filande, andavano a votare per la prima volta al referendum del 2 giugno 46 tra Repubblica e Monarchia, fino a quelle nelle categorie dei tessili e degli insegnanti dei cui sindacati (prima in ambito CGIL e, dalla fondazione nel 50, in ambito CISL) è stata dirigente (molte donne che erano state sindacaliste conoscevano i problemi delle operaie mentre “gli uomini politici di partito spesso non avevano mai visto una fabbrica”); inoltre associandosi a Lina Merlin fino alla legge di chiusura delle case chiuse nel 58; e infine, da (prima) Ministra del Lavoro dal 76 al 78, come firmataria della legge sulla parità salariale tra donne e uomini.

Tina, ricorda Maraini, “combattiva”, ma sempre alla giusta distanza: in un viaggio in Cina anche con Emma Bonino: “ridevamo come scolarette degli eterni brindisi a Marco Polo”, e la Tina con “l’ironia festosa fu una scoperta per me”. E la ricorda quando il partito di cui è stata deputata dal 68 al 92, la DC, era stato nel 74 per il sì all’abrogazione della legge Fortuna-Baslini sul divorzio: “esistono conflitti di coscienza che vanno rispettati”; “sono stata una sportiva, ho giocato a pallacanestro, e il momento dei giocatori nello spogliatoio prima delle partite è molto delicato”: “liti tremende, ma l’ultima parola spetta all’allenatore e il rispetto della disciplina è uno dei pilastri della gara”!

Tina che nel libro ricorda anche che, quando a Togliatti era stato chiesto il parere sull’estensione del voto alle donne per il referendum, egli aveva risposto di “sentire prima quello che pensa(va) De Gasperi”. Il quale, allorché gli era stato prospettato un intervento diretto dei religiosi nelle scelte elettorali, aveva risposto che “per un cristiano la libertà in politica significava prendersi la responsabilità delle proprie scelte e non addossarla alla Chiesa perché era più comodo” e allorché alcuni della DC gli avevano prospettato d’allearsi con i fascisti per marginalizzare il PC, aveva minacciato “d’uscire dal partito e di fondarne uno nuovo”. Tina che ricorda pure i contributi ideologici di Dossetti e Gonella nella rinascita della democrazia, e la personalità di Pertini: “mentre mi preparavo a partire per Roma per partecipare all’elezione presidenziale, la mamma mi aveva detto: guai a te se non voti per (lui), il Presidente giusto!”

Tina che, poco dopo essere stata nominata Ministra della Sanità (1978-79), aveva sentito dirsi da Aldo Moro, in risposta al mancato appoggio del PC al nuovo Governo di Andreotti: “pochi si rendono conto che siamo sull’orlo d’un abisso”, di cui proprio egli con il rapimento di pochi giorni dopo diventava la vittima fatale. Intanto la dignità della sua famiglia superava la disperazione, poiché quando Anselmi era andata a casa loro per comunicare l’ipotesi del suo ritrovamento nel lago della Duchessa la moglie aveva detto ai figli: “andiamo in cucina a preparare un caffè” e poi a lei: “devo difendere non solo mio marito ma anche i miei figli; dopo, ancora, dovrò difenderli”. La lettera di Paolo VI ai brigatisti doveva allora essere ritenuta come scritta soltanto dal principale “pastore di anime”, pur nella fluidità del confine tra Stato e Chiesa rimasta tale finché (anche a proposito dell’aborto) non sono state considerate sufficientemente distinte “la sagrestia” e “la piazza” (in proposito Anselmi non ha mai svelato una confidenza fatale dal futuro Papa Luciani, che doveva essere inoltrata a Moro e Zaccagnini).

Dopo essere stata titolare dei due Ministeri di maggior importanza sociale, e aver istituito il “Servizio Sanitario Nazionale”, Anselmi ha presieduto la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli (1981-85), i cui atti disponibili all’Archivio della Camera sono integrati dagli appunti personali pubblicati da Vinci. Ne emerge ancora una volta tutta la forza con cui la deputata si era dedicata alla funzione assegnatale, dimostrandosi “combattiva” anche di fronte alle voci scettiche sull’utilità della mole imponente di lavoro: ossia ritenendole non solo come una mancanza di rispetto per le istituzioni, ma soprattutto contrarie ai principî riportati costantemente nel libro: la lotta alla “dimenticanza assurta a valore”; al “silenzio” che avvolge “certi argomenti”, e dunque il rispetto della verità perché “sia di monito ai ragazzi di oggi”, a cui ricordare che la democrazia è un regime difficile da vivere ma è l’unico in grado di garantire la libertà e la dignità di ciascuno. Nella Resistenzaragazze e ragazzi di 17, 18, 20 anni sfidavano la morte pur di conquistare anche per gli altri la libertà”. “Credo che non ci sia un servizio più utile di quello che compiamo ogni anno il 25 aprile”. “Se è vero che la Costituzione è figlia della Resistenza, dobbiamo stare attenti che il tempo non ne consumi il patrimonio morale, civile, e politico. La Resistenza, da questo punto di vista, non è mai finita”.

Come direbbe Simone Weil, la verità è verità della vita”. ”Io mi sono sforzata di essere e di vivere la mia”: prima di spegnersi nel 2016 a Castelfranco Veneto, dov’era nata 89 anni prima per diventare, anche con queste frasi, un simbolo per tutte le generazioni.

Lodovico Luciolli

P.S. della redazione Altritaliani. Riportiamo con piacere il link dell’intervista video realizzata dai nostri amici dell’Italie en direct : « Anna Vinci racconta Tina Anselmi, passionaria della Resistenza e della politica italiana« (28 minuti)

CELEBRAZIONI DEL 25 APRILE A PARIGI:

Tina Anselmi: una vita per la democrazia
Le 25 avril 2024 19:00
Maison de l’Italie, 7a, Boulevard Jourdan, 75014 Paris

À l’occasion de la fête du 25 avril, la fête de la Libération italienne, nous célébrons la figure de Tina Anselmi, résistante, syndicaliste, députée, qui a été la première femme ministre de la République en Italie en 1976.
Sa biographe Anna Vinci nous racontera la vie exceptionnelle de cette femme considérée una madre della Repubblica, un mère de la République.
La rencontre sera suivie à 20h de la projection de la fiction de la Rai “Tina Anselmi – Una vita per la democrazia”.
Evénement en italien.
Entrée libre sur réservation en cliquant ici

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Lodovico Luciolli
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