Fa piacere segnalarvi il nuovo romanzo dell’apprezzato scrittore veneziano Andrea Molesini. Ambientato tra Venezia e Rodi nel settembre del 1938, un’epoca di crisi che assomiglia un po’ alla nostra, Non si uccide di martedì è una commedia nera e satirica dal gusto anglosassone. Attorno al testamento di una vedova molto ricca si dispiegano torbide relazioni familiari e intrecci criminali, mentre Venezia si affaccia prepotente con la Giudecca e le chiese, il Caffè Florian e l’eterna magia dell’acqua. Autore, tra gli altri libri, di Non tutti i bastardi di Vienna, Molesini è anche fondatore di una casa editrice di poesia raffinata che vi abbiamo presentato QUI.
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Indubbiamente Andrea Molesini è bravo, sa bene come si racconta una storia, e sa raccontare storie complesse, interessanti, intriganti, muovere un insieme di personaggi come nel celebrato Non tutti i bastardi sono di Vienna, Premio Campiello 2011, e nel più recente Il rogo della Repubblica. Romanzi che si possono dire storici, dove la creatività sopperisce e allarga la frequentazione di archivi, l’uso di documenti. Il risvolto di copertina di questo Non si uccide di martedì ci avverte che anche qui siamo in presenza di un romanzo storico, forse di minor impegno, visto che il numero di pagine si aggira intorno alle duecento e il sempre medesimo risvolto ci dice che ci troviamo nel 1938, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, proprio mentre a Monaco si discutono i destini futuri dell’Europa, con tragici esiti.
Ma forse questo, prima di essere un romanzo storico è qualcos’altro. Forse è un racconto giallo, termine abbastanza bruttino che si usa in Italia per dire che ci troviamo in presenza di una storia in cui c’è un crimine, una vittima quindi un colpevole e, solitamente, un investigatore che conduce le sue indagini per smascherarlo, che, però, qui non c’è, se non molto marginalmente.
Questa è una storia in cui il delitto e il suo svelamento avvengono tutti, letteralmente fatti in casa, è un home-made crime, come le torte di mele della mamma, fatte appunto in casa. Piccolo inciso: chi non ha scritto, o pensato di scrivere un thriller o un crime o un horror alzi la mano… se ne scrivono tanti, tantissimi, probabilmente troppi nell’illusione, da parte delle case editrici, innanzitutto, di vendere copie, tantissime copie; praticamente ogni angolo d’Italia possiede un investigatore, a differenza dall’America, più raramente privato, in Italia si usa meno, che ha il compito di alzare il velo sul più efferato dei delitti, investigatore a cui solitamente piace mangiare, senza una famiglia regolare, con una buona dose di geniale intuito.
Ecco tutti questi elementi, tipici del noir italiano attuale, li troveremo meno in Non si uccide di martedì, che cerca anche altrove i suoi modelli e i suoi riferimenti. […] Molesini per scrivere questo suo racconto ha sicuramente guardato agli illustri inventori del genere, Agatha Christie su tutti, la sua ambientazione è quella stessa, un gruppo di benestanti, o presunti tali nell’Italia o, meglio, nelle sue colonie alla fine degli anni Trenta. Ma nella miscela originale inserisce una buona dose d’ironia e qualche sottesa preoccupazione moralistica.
In un’intervista sul Piccolo di Trieste, Molesini dichiarava di aver voluto creare una storia satirica ma divertente pensando allo spirito del film di Hitchcock La congiura degli innocenti, o A Murder considered as one of the Fine Arts (L’omicidio come opera d’arte) composto, poco prima della metà del diciannovesimo secolo, da Thomas de Quincey, uno scrittore inglese della prima età vittoriana che fa ricorso ad una dose massiccia di humor nelle sue opere. Un filone umoristico ma anche moralistico che esiste, nella letteratura inglese, anche da prima dell’Ottocento basti a pensare Jonathan Swift e alla sua Modest proposal, caustica e surreale proposta per risolvere la miseria dell’Irlanda. Andrea Molesini compone dunque un racconto zeppo di riferimenti, ma abbastanza raro nella tradizione italiana che, comunque, non si sottrae alla sfida di lanciare qualche interrogativo di peso, del tipo: “Fino a dove siamo disposti a spingerci per il nostro personale guadagno?” o “Quale limite è disposta a fissare la nostra coscienza?”. Ad ognuno spetta l’ardua risposta e il libro ce lo chiede direttamente, senza mezzi termini.
Non solo per questo rapporto fra il piccolo, i fatti dei protagonisti e il grande, i grandi interrogativi morali, la grande storia europea, in Non si uccide, abbiamo l’impressione di trovarci continuamente nelle sabbie mobili, tutto si muove e ogni personaggio, il maritino tonto e la sposina ingenua piuttosto che l’avvocato spiantato, diventano qualcos’altro, piccoli mascalzoni più o meno in gamba, in un gioco metamorfico quasi ovidiano dove ognuno dà il meglio del suo peggio. Alla fine la verità, se verità la possiamo chiamare, che emerge è quella per cui non ci possiamo mica fidare di nessuno, nessuno è quello che sembra, tutti hanno un alias dentro di sé, pronto a prendere il sopravvento, ma questo lo avevano capito piuttosto bene anche il dottor Freud e Robert Louis Stevenson già qualche tempo fa.
Il libro si apre con una tradizionale immagine veneziana: un avvocato, non certo di grido, sfoglia il Corriere della Sera al Caffè Florian di piazza San Marco e si conclude con un perfetto cerchio nuovamente a Venezia, ma la sua azione centrale si svolge nell’isola di Rodi, che dal 1912 al 1945 fu italiana e che per un periodo fu governata dall’ex ministro dell’istruzione De Vecchi, uno dei quadrumviri della marcia su Roma, che applicò con efferato rigore le leggi razziali nella isole del Dodecaneso; la tragedia degli ebrei di Rodi è oggi ricordata da un museo, il libro serve anche a richiamare alla nostra memoria questa pagina vergognosa, e di conseguenza altre ancora potrebbero tornarci alla mente per tanti altri aspetti del colonialismo italiano su cui la riflessione andrebbe approfondita. Il dominio italiano nelle isole greche non fu tutto il miele che tanta pubblicistica vuotamente nazionalistica vorrebbe farci credere. Ciò non toglie che, come sopra detto, le caratterizzazioni storiche rimangono sullo sfondo, sono un fondale in cui prendono vita le azioni dei protagonisti della storia.
Una storia breve che si svolge in un tempo ristretto, un mese nemmeno, in cui ognuno dei personaggi ha il tempo per divenire qualcos’altro, come già sottolineato, anche per passare dalla vita alla morte, anche viceversa dalla morte alla vita. Non vorrei sembrare nemmeno troppo criptico, ma la difficoltà nel parlare di un noir, chiamiamolo così per comodità, è anche quella di non rivelare troppo della sua trama, se non che gusto c’è a leggerlo, poi. Così è anche per il racconto di Molesini che riserva diverse sorprese man mano che si procede nella lettura.
Una annotazione merita la scrittura dell’autore veneziano, capace di tenere saldamente in mano lo svolgimento della vicenda, variando registro linguistico all’occorrenza, i bicchieri divengono tumbler se siamo fra persone o in un luogo in cui è necessario, si fa per dire, chiamarli così. Ma le domestiche parlano con le loro padrone in dialetto, deliziosamente. Così si caratterizzano una serie di personaggi, alcuni dei quali, come le domestiche venete, ricorrenti nella narrativa di Molesini che, sinceramente, mi sembrano molto riuscite: sagge, scaltre e più che collaboratrici delle complici delle loro padrone. Ecco come in tutti racconti updated, anche in Non si uccide di martedì, le fila del gioco sono rette dalle donne, padrone e domestiche ereditiere e ricche nobildonne, mentre gli uomini fanno la figura di tonti e maldestri, sempre disposti al facile guadagno e alla scappatella sentimentale, facili da abbindolare facendo leva sulle loro vanità.
Andrea Molesini ha detto di aver scritto Non si uccide di martedì, anche per aver avuto bisogno di divertimento e humor dopo la stesura di una storia cupa come Il rogo della Repubblica, sarà pure vero, ma non per questo quest’ultima sua fatica manca di intelligente gioco intellettuale e anzi, dietro a qualche bocca sorridente ci pone delle questioni intriganti, ci fa pensare insomma, facoltà a cui, visti i tempi in cui la fiducia nel futuro viene a mancare, non sarebbe male ricorrere più spesso.
Roberto Dedenaro
Questa recensione è già apparsa sulla rivista culturale Il Ponte rosso di Trieste, n°96 – ottobre 2023. Come ogni mese, potete scaricare questo nuovo numero e leggere gratuitamente i suoi interessanti contenuti cliccando QUI
LINK INTERNI ALTRITALIANI a firma di Fulvio Senardi:
‘Dove un’ombra sconsolata mi cerca’, un romanzo di Andrea Molesini
‘Il rogo della Repubblica’, di Andrea Molesini. Tra storia e finzione un avvincente romanzo.
IL LIBRO:
Andrea Molesini
Non si uccide di martedì
Sellerio editore, Palermo 2023, pp.198, euro 14,00
Scheda del libro sul sito dell’editore e trailer da visionare su YouTube: Andrea Molesini racconta Non si uccide di martedì.