«Se l’ombre nostre v’han dato offesa voi fate conto v’abbian colto queste visioni così a sorpresa mentre eravate in preda al sonno.» È il folletto Puck del “Sogno di una notte di mezza estate” decantata da Shakespeare.
Una vaga chimera si appresta in questa estate più torrida che mai, fra allucinazioni inquiete e un pianeta in sofferenza. Non è proprio la solita cantilena che annuncia il meteo “sopra le medie stagionali, fra incendi mostruosi, ghiacciai che si dissolvono, bombe sui bambini; e l’immancabile virus.
E tuttavia si persegue l’idea geniale di reinventarsi lo svago. L’esercito dei vacanzieri si mette in viaggio. Voglia di uscire, ancorché “infelici che si affidano all’industria della felicità”. E’ ordinario tutto questo, persino per coloro che decidono di amare il tempo liberato piuttosto che quello libero. Una differenza apparentemente lessicale, che evoca la calda voce di Bruno Martino quando, sessant’anni fa, cantava Odio l’estate (qui su YouTube).
Non si può certo odiare, se non per l’amore perduto, questa stagione che consente di godere del sole, del mare e dei monti, senza maglioni e cappotti, che lascia asciugare la biancheria in pochissime ore. E che fa riscoprire le nudità senza sentirsi osceni. Quella struggente canzone l’abbiamo scovata, ben arrangiata, persino nel fantasy americano Mona Lisa and the Blood Moon, di Ana Lily Amirpour, in concorso a Venezia lo scorso anno: è davvero una canzone senza tempo.
Immagini sudate si addensano: Domenica d’agosto di Luciano Emmer che, nel 1950, era capace di infondere l’esperienza del neorealismo nella commedia. Film di alta scuola, sulle fughe dei romani verso Ostia. E sempre di calure estive e di conseguenze bizzarre è quel film dell’austriaco Ulrich Seidi: Canicola (Hundstage, 2001) che presentò e vinse a Venezia.
Sarà il concetto stesso di vacanza da ripensare, quel sentirsi apparentemente evoluti solo se si va in ferie, e magari nei posti più alla moda o più esotici, malgrado le angustie contingenti.
Forse evoluzione sarà anche questo: sentirsi nella massa, e scopritori della propria individualità. Ma non è che avesse ragione quello scrittore anarchico, quando, in un sussulto di lungimiranza, annunciava che “il socialismo perderà perché il capitalismo convincerà i servi di essere padroni”?
L’auspicio di questa stramba estate è di indurci davvero sopra le medie stagionali, superando il tempo e le temperature.
Armando Lostaglio
(Nel logo, immagine tratta dal film « Domenica di agosto » di Luciano Emmer)