Il 2 febbraio, si rinnova ogni anno, al Santuario di Montevergine, in Irpinia, nella provincia di Avellino (a circa 50 km da Napoli), l’antichissima festa della Candelora, nota ai più come la “Juta dei Femminielli”. Centinaia di fedeli, provenienti da tutta Italia, raggiungono in preghiera il santuario, per rendere grazie a una delle sette Madonne della Campania, la Madonna nera, Mamma Schiavona, protettrice dei diversi, che “tutto perdona”.
È una giornata di intenso sacrificio e di sudore! Basti pensare che per arrivare in cima alla montagna (1270 metri di altezza), dove si trova il santuario, ci vogliono oltre due ore di cammino. Tammurriate e canti accompagnano i pellegrini lungo tutto il percorso.
Il rituale della Candelora è una tradizione che ha origini secolari, una festa che trae spunto probabilmente da antichi riti pagani. È un momento di passaggio. A Febbraio, quando la natura si rigenera e i semi mettono le radici per dare vita a dei raccolti prosperosi, le donne della comunità accendevano in processione delle candele per festeggiare la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera.
Una delle leggende più accreditate vuole per altro che prima ancora della fondazione del santuario, due omosessuali, scoperti dai compaesani in atteggiamenti intimi, furono mandati a morire di freddo e dati in pasto ai lupi sulla sommità del Monte Partenio, ma, protetti da Mamma Schiavona, i due giovani sopravvissero e poterono amarsi liberamente nella loro comunità senza più nascondersi. L’origine della devozione dei femminielli per la Madonna di Montevergine sarebbe quindi da ricercare in tale segno di estrema tolleranza e benevolenza.
Inoltre, la “Juta” rappresenta un momento in cui si incontrano allo stesso tempo la diversità e la devozione. L’occasione è giusta per riaffermare l’orgoglio gay. È noto che nella cultura popolare napoletana, il femminiello, abbia sempre rappresentato qualcosa di sacro, di divino, perché sintesi del soprannaturale: spirito che racchiude in sé gli opposti, il maschio e la femmina, e sia sempre stato accettato e rispettato.
A seguire, i versi di preghiera del poeta irpino Gabriele De Masi per celebrare tale giornata di offerta, di sacrificio e di sudore, che si ripete, in un alternarsi di devozione e folclore, puntualmente ogni anno.
Lo sguardo calamitato della Grande Madre, che accoglie e segue con i suoi occhi, ovunque la si guardi, tutti i devoti, vale più di ogni parola.
Montevergine
Madonna dello sguardo,
il Bimbo in braccio, gli angeli
per lato, leggera sul trono
d’altare, sguardo che cerca
e non lascia, chiede, conosce
i profondi dolori, le grazie
impetrate, le speranze fondate.
Attendi, accogli la venuta
per l’erta santa, juta
verso il monte e non è pianto
che non consoli e asciughi,
sgomento che non ripiani
a noi in basso sul pendio,
sempre più affannati, non stanchi,
perché, Madonna dello sguardo,
una volta su, possa Tu fissarci
e noi, negli occhi, guardarti.
Gabriele De Masi
Festa della Candelora Montevergine 2024 Sei giorni di eventi. Programma completo sul sito di Napoli da vivere (dal 29 gennaio al 3 febbraio)
(pubblicato il 2 febbraio 2023 e aggiornato)
È poesia dello sguardo.
Lo sguardo è salvezza e grazia.
È poesia del cammino, non del percorso.
Ascesa dal basso verso l’alto.
L’ altezza è trascendenza.
La poesia dell’irpino Gabriele De Masi rivela il valore della devozione, non effimero sentimentalismo.
La modernità razionale calcolante, imbevuta di tecnicismo, non afferra il senso profondo devozionale della singolare esperienza religiosa, che coinvolge tutta la persona, cuore, mente sensi, corpo.
De masi, poeta delle radici, che danno vita all’ albero della vita, indica il sentiero, dove non si smarrisce l’identità.
Il rispetto, il rispecchiare degli sguardi, sotto lo sguardo divino, fonda la comunità in cammino verso il sublime.
Non un errare, ma passi significativi di pellegrini che puntano lo sguardo verso l’alto.
Altezza, che è redenzione.
Il nostro poeta indica così una segnaletica, un cammino, che vede insieme gli esseri umani tutti uniti nella fratellanza.
Fratellanza che fonda, non la società, ma la comunità, comunione di fede, di sentimenti, radicati nella tradizione.
Tradizione, che è rivoluzione, linfa, che alimenta e fa nascere la comunità.
Versi, dunque, profondi, di un poeta irpino, che sa liricamente narrare le pieghe più riposte dell’ animo umano in un linguaggio semplice, essenziale, immediato.
Fausto Baldassarre
Ciò che di Mamma Schiavone (popolarissima denominazione della Vergine del Partenio) sconvolgeva mia nonna Teresina (classe 1898) e le devote coetanee che raggiungevano a piedi il Santuario erano gli occhi della preziosa icona.
« Quill’uocchi non ti lassano… »…quegli occhi , non ti lasciano , ti seguono, non ti abbandonano.
La fantasia originale e brillante di De Masi intercetta questa « sensazione » comune a tanti e
Battezza la Vergine « Madonna dello sguardo ».
E cos’è, del resto, la poesia di autentica vena se non intercettare il comune sentire e dargli « veste letteraria »…?
Il brano , intanto, si fa preghiera e procede con felice, incalzante crescendo di stati d’animo comuni a chi si affida alla divinità.
Nel finale il pezzo di bravura, tutto giocato sulla sostanziale differenza tra fissare e guardare.
La Madonna che « fissa » e dona , in irripetibile sintonia, la possibilità (che in questo caso diventa…la grazia ») di « guardarla ».
Grande Gabriele: Non fallisci un colpo!!!!
Belli questi versi, densi di Memoria e di sincera Devozione
Prof De Masi grande poeta si ispira a eventi attuali,con grande attenzione per i le oppressione le guerre per i più deboli e la natura. Persona di una grande umanità e ispirazione,tutta la nostra ammirazione. Grazie Gabriele De Masi
Professore De Masi un poeta che sa far vibrare il cuore.