Crescere nella laguna di Venezia al tempo della guerra.
Esce sempre presso Sellerio il nuovo romanzo dello scrittore veneziano Andrea Molesini, caso letterario del 2011 con Non tutti i bastardi sono di Vienna, trionfatore al Campiello e tradotto nelle principali lingue europee.
Il clima di Dove un’ombra sconsolata mi cerca è ancora quello aspro della guerra, qui la Seconda guerra mondiale, ma raccontato, come piace a Molesini, da una prospettiva obliqua e marginale: non ci sono campi di battaglia né soldati che vi si affrontano, ma la finta quiete delle retrovie e la scivolosa quotidianità di un paese occupato, dove l’insidia non giunge da un fucile spianato, ma da un’occhiata storta o da una parola sconsiderata.
Il contesto grava minaccioso su personaggi ed eventi, larga trama su cui lo scrittore annoda un ordito di focalizzazione squisitamente esistenziale, una quinta che esalta ed esaspera affinità e contrasti nel piccolo nucleo di personaggi: un mondo traguardato con la lente, insomma, e tutto composto di istantanee, piuttosto che passato al grandangolo. Anche in questo caso il filo rosso che si snoda nel racconto rimanda allo schema del Bildungsroman, con al centro la figura di un bambino, Guido, che si fa ragazzo e poi uomo, costruisce un suo senso della vita nel rapporto prima con i genitori, poi mettendo la vela alle brezze e alle tempeste del mondo, con tutte le ingenuità e le velleità di un cucciolo che, crescendo, affonda i denti nella polpa della vita.
Resteranno dentro di lui, come lieviti di un carattere in formazione, le opposte sensibilità genitoriali: «La filosofia della mamma era complessa almeno quanto i mappamondi di mio padre. Lei voleva bene alla vita, le piaceva la luce, il cantare dei piccoli uccelli, il ciangottio del mercato, e temeva la notte, i silenzi, l’agguato della malinconia. Aveva paura del vuoto, mentre mio padre aveva bisogno degli spazi ventosi, aperti, e della luce obliqua della sera. Le sue malinconie gli davano un certo piacere, o almeno lì si sentiva a casa». Guido, che si apre con fiducia alle cose e vive come un’avventura di corsaro fomite di fantasie eroiche l’esperienza del contrabbando e della Resistenza ambiguamente embricate sui sentieri acquitrinosi, i canali e le barene della laguna di Venezia, scoprirà presto il gusto amaro della menzogna e del tradimento, con una presa di coscienza destinata a segnarlo senza rimedio: traumatico e irreversibile rito di passaggio.
Aumenta il fascino del libro, che dopo una parte iniziale riflessiva ed aforistica prende un ritmo rapinoso e coinvolgente, un’astuta strategia di temporalità spezzettata, con un andirivieni tutto salti e strappi abilmente tagliato per implementare attese e curiosità. Lo scrittore distilla la suspence con mano sapiente, e il risultato, narrativamente parlando, gli dà ragione.
Se il peso della guerra grava sui personaggi determinandone pensieri e azioni, ma sempre con il rombo lontano di una minaccia solo potenziale, onnipresente invece e vicino è il contesto naturale di acque e di cielo, di canali sabbiosi e bassifondi, di isole affioranti dal salso e profumate di alghe, di venti, uccelli acquatici e correnti capricciose, di casoni marci di umidità e puzzolenti di pesce. Prima di tutto, dunque, romanzo della laguna, di cui interpreta e veicola le infinite suggestioni. Un aspetto esaltato dal metaforismo ad alta densità della scrittura di Molesini, che sembra qualche volta cedere al gusto manieristico dell’accumulazione, più spesso si abbandona a una sorta di brama conoscitiva come se dire fosse possedere le cose, quasi a sfida della multiforme e sfuggente sirena del mondo, in altri casi modella, con esiti di felice visionarietà, figure di grande forza espressiva: «Le tende della camera filtravano un sole violento che non voleva farsi da parte. Un ragno gigantesco, dal corpo grosso e nero e le corte zampe uncinate – l’ombra di un vecchio lampadario di Murano – minacciava il letto sempre più da vicino». Un mostro che presto ghermirà la madre, mettendo per sempre fine, per Guido, all’età dell’innocenza.
Fulvio Senardi
Una recensione già apparsa sulla rivista culturale Il Ponte rosso di Trieste, n°48 – agosto 2019. Come ogni mese, potete scaricare questo nuovo numero e leggere gratuitamente i suoi interessanti contenuti cliccando QUI.
IL LIBRO:
Andrea Molesini
Dove un’ombra sconsolata mi cerca
Sellerio, Palermo 2019
pp. 284, euro 15,00
Riassunto dell’editore: A Venezia, negli anni che vanno dal 1938 al 1945, anni di guerra, di fascismo e di occupazione nemica, Guido passa dall’infanzia all’adolescenza. Una crescita dominata dalla imponente figura del padre – il «Comandante», un ufficiale della Regia Marina che diventa capo partigiano – e della madre che decifra il mondo «con il naso e con le orecchie», beffandosi della presunta razionalità maschile. Centrale, nella vita di Guido, è l’amicizia, nata sui banchi di scuola, con un compagno di umile estrazione sociale e di poca cultura, ma capace di fulminee intuizioni. I due amici – Guido e Scola – entrano nella pericolosa rete clandestina del contrabbando, e quasi senza rendersene conto divengono staffette partigiane. La vastità e i segreti della laguna si rivelano in lunghe giornate in cui i due ragazzi portano di isola in isola messaggi criptati, curano i loro piccoli traffici, incontrano le persone più strane. Ma altro li unisce: le donne, che per un adolescente sono fuoco, tormento, mistero; Scola, più grande e già seduttore, è per Guido un modello.
In questa vicenda, un po’ Resistenza un po’ ribellione brigantesca, sono coinvolti altri personaggi memorabili, tra cui spiccano il nostromo Tobia e la vecchia Sussurro, la somala Maria, che vive nascosta nella palude, una contessa e un maggiore tedesco. Ognuno di loro ha una storia da svelare e mette un granello di saggezza, di poesia e di coraggio nella formazione di Guido. Ma quando, all’improvviso, il sospetto di un tradimento si insinua, l’impalpabile senso del rischio e della sfida («tutto quel che conta è segreto») che eccitava le peripezie dei due amici si trasforma in angoscia.
Con una scrittura di potente, naturale musicalità, che aderisce al dettaglio realistico senza rinunciare al vigore della metafora, Molesini fa sempre sentire al lettore una rivelazione, una forza nascosta, mettendo in scena i turbamenti della coscienza, che in ogni essere umano convivono con il travolgente mistero della felicità.
Note en français de notre rédaction:
Dove un’ombra sconsolata mi cerca (Sellerio, 2019) est le tout dernier roman de cet amoureux de sa ville, Venise; il n’est pas traduit à ce jour en français. Nous l’avons beaucoup aimé et, tout comme l’auteur de l’article qui précède, vous en recommandons la lecture. Andrea Molesini a été lauréat du prix Campiello avec Non tutti i bastardi sono di Vienna (2011). Écrivain, poète et traducteur, ce n’est pas la première fois que Molesini choisit la lagune comme décor. Dans ce roman de formation, Venise, avec ses canaux, ses îles et les personnages mémorables qui l’habitent, devient la scène enchantée des aventures des deux jeunes protagonistes et de leur passage à l’âge adulte pendant les années du fascisme. Du même auteur, à lire chez Calmann-Lévy, Le printemps du loup, Presagio et Tous les salauds ne sont pas de Vienne.
LIEN INTERNE A CONSULTER: La lagune de Venise, un mondo oublié. Photos des années ’80 de Serge Bassenko. (logo de l’article du même photographe)