Il tema de “Il Barbiere” (Read Red Road-Romanzi di Strada, maggio 2025 ) è terribilmente attuale.
Tratta degli influencer, questa nuova categoria di professionisti digitali “in grado di influenzare e condizionare i comportamenti e le opinioni di un determinato pubblico”.
Gli influencer sono ovunque, anche dove non ti aspetteresti, e condizionano e governano gli stili di vita di milioni di persone. Di noi tutti.
E, nel libro, proprio per questa capacità di influenzare entrano nel mirino di un personaggio che invece fa un mestiere antico, il barbiere, che quasi torna alle origini di quando esercitava anche una bassa chirurgia.
Dal corto circuito di questi due mondi, antico e nuovo, trae origine il thriller psicologico di Marco Faccio.
Il Barbiere è questo: la follia, e la morte, cui può portare la rete.

Chi è l’autore:
Torinese, 62 anni, pubblicitario, copywriter, Marco Faccio è un pioniere dei social in Italia.
Ha vinto premi nazionali e internazionali tra cui un Leone d’Oro al Festival di Cannes della Pubblicità.
Proprio per questa sua capacità e immersione quotidiana nel mondo dei “social”, sente il pericolo e l’onnipotenza di questi nuovi eroi digitali.
Di tanto in tanto si prende una pausa dai testi pubblicitari per dar sfogo alla propria anima più nascosta e nera, quella di serial killer.
«Chiudo gli occhi e mi lascio sognare, accompagnato dai personaggi che hanno animato i miei racconti passati: Pietro, Bianca, Nicoletta e tanti altri. Alle volte mi perdo per giorni, rapito dalla frenesia del racconto».
Con Read Red Road ha già pubblicato Il Mostro di Procida, Spaccacuori e Nero.
Lo abbiamo incontrato, e la prima domanda è stata:
1- Come nasce l’idea di questo libro, un mix di mondi, antico e moderno ?
In realtà sono due mondi che convivono, non sono diversi.
Noi tutti abbiamo una parte di vita digitale e una fisica e non sempre sono identiche.
Passiamo ore su Tik Tok e poi passeggiamo tra le corsie di un supermercato di periferia.
Siamo persone diverse?
No, siamo sempre noi ma con atteggiamento e narrazioni differenti.
Credo che sia stato questo il germe che mi ha portato a raccontare questa storia.
Facendo il pubblicitario vivo ogni giorno immerso in questa realtà, e credo che gli influencer, spesso, siano l’apice della dualità che descrivo e che è in tutti noi.
E questo dualismo, purtroppo, sta diventando sempre più divergente, spesso le persone sono quiete nella propria vita reale e diventano aggressive, cattive, in quella digitale.
Nel periodo del COVID, la rete si è trasformata nel terreno di scontro tra fazioni differenti.
In una società sempre più polarizzata, questo utilizzo dei social pare non avere più margini.
Il Barbiere racconta questo… non solo attraverso il personaggio del protagonista ma anche attraverso chi ne segue il macabro show.
2- A chi ti rivolgi ? Hai un target cui pensi quando scrivi ?
Devo essere sincero, quando scrivo non penso agli altri, penso solo a me stesso.
Mi immergo nella storia in modo totale, divento un osservatore senza corpo che si muove tra i personaggi, le scene, i luoghi dei miei thriller.
Non c’è tempo per pensare ad altri o a come verranno accolte le cose che sto scrivendo.
È un flusso che mi travolge, usandomi come strumento per uscire.
Molti scrittori lavorano di schemi, canovacci, fasi preparatorie alla scrittura, io no.
Io sono semplicemente curioso di vedere come va a finire la storia e la scrivo per scoprirlo.
Il target quindi non esiste.
3- È Un titolo maschilista ?
Di un mondo in via di estinzione ?
Un barbiere tradizionale sembra appartenere più al 900 che all’oggi.
Maschilista? Proprio no!
È semplicemente una fotografia di una realtà che puoi trovare serenamente in ogni città italiana, in ogni paese.
Il retaggio del 900 è certamente presente, ma lo è perché lo è nella realtà, nella quotidianità di noi tutti.
La panetteria sotto casa che non è mai cambiata dagli anni 70 a oggi, la piola al Balon e, perché no, il barbiere di quartiere.
Siamo nel 2025 ma il 900 è presente tutti i giorni nella nostra vita, noi stessi siamo pezzi di 900.
4- C’è solitudine e c’è vita ripetitiva, monotona, è una storia di dolore… o… si intravede una speranza ?
O perderebbe il senso del thriller psicologico ?
La vita del Barbiere, per certi versi, è l’esasperazione di quella della maggior parte di noi.
Ci svegliamo alla stessa ora, compiamo gli stessi gesti, andiamo al lavoro, facciamo le solite cose. In fondo abbiamo bisogno di una routine per vivere serenamente.
La gioia di rompere la routine è quello che Leonardo non sa regalarsi, per lui non si tratta di comfort zone, bensì di necessità.
Quando la sua normalità s’incrina, resta solo una caduta veloce verso gli abissi.
Il dolore è quasi fisico, insopportabile.
Leonardo ci trascina dentro tutti, trasformando quel dolore in uno show in rete al quale milioni di persone partecipano più o meno inconsapevolmente.
Per Leonardo, il Barbiere, non c’è speranza, non c’è possibilità di redenzione.
La speranza c’è per chi vive quella storia come involontario protagonista e riesce a interpretarla correttamente.
Vi è un momento in cui la gente in rete si chiede “cosa stiamo facendo?”, quella è la porta per la speranza.
5- Quando trovi il tempo per scrivere ?
Hai una routine, un luogo ?
Come procedi in un libro ?
Hai delle regole ?
In realtà è il contrario… non sono io che cerco il tempo per scrivere ma sono le storie che cercano me.
Quando arrivano non posso non mettermi a scrivere.
Non ho un luogo e non ho una routine, diciamo che ci sono delle situazioni che si ripetono.
Generalmente mi viene un’idea, uno spunto, scrivo di getto le prime venti pagine e poi mi fermo, magari per mesi.
Intanto la storia matura, cresce, sparisce, ricompare nei miei pensieri.
Poi, di colpo, esce. La stesura non dura mai più di una quindicina di giorni, anche meno.
Giorni nei quali mi blindo completamente.
Faccio fatica a dormire per la curiosità di quello che accadrà il giorno successivo…
Poi ovviamente segue un lavoro molto più lungo di affinamento che viene fatto a quattro mani con l’editore.
Insomma, la mia è una scrittura decisamente istintiva, direi quasi esperienziale.
Spesso provo fisicamente e emotivamente quello che sto raccontando.
Avete presente quando piangiamo davanti a un film, ecco, io, alle volte, piango scrivendo, proprio come se stessi vivendo quella esperienza.
6- Dovessi farne un film, che attore sceglieresti per interpretarlo ?
Ehehehe domanda assai complessa !
Ci penso spesso e non ti nascondo che trasformare i miei racconti in un film o in una serie è un sogno al quale non rinuncio.
Chissà, vedremo.
Desiderare con forza le cose le avvicina sempre.
Chi sarà l’attore, poi, poco conta.
7- Per chiudere: un consiglio per gli acquisti… il tuo motivo per cui un lettore dovrebbe comprare “Il barbiere”
Come detto, faccio il pubblicitario e mi ingegno tutti i giorni per vendere prodotti di ogni tipo alle persone.
Scrivere, per me, è una sorta di vacanza dalla vita, soprattutto dal lavoro.
Quindi mi avvalgo della facoltà di non rispondere a questa domanda.
Intervista a cura di Eraldo Mussa
Riassunto del libro sul sito dell’editore:
Una storia di ordinaria follia, di quelle che si nascondono dietro le serrande abbassate delle botteghe di quartiere, dietro i sorrisi cortesi dei vicini di casa, dietro le routine precise di vite apparentemente normali. La storia di un anonimo barbiere che trasforma l’omicidio di influencer nel più macabro show mai trasmesso in diretta.
Il libro:
Il barbiere
di Marco Faccio
Read Red Road, maggio 2025
16€. Esiste in formato e-book. 272 pagine
EAN: 9791280207128
Puoi visionare il trailer qui: https://www.youtube.com/watch?v=QPtPrsc3qBU




































