Breve viaggio in Italia. 1. La Repubblica.

Paris Orly, mercoledì 16 febbraio. Prima di imbarcarmi per Pisa compro la Repubblica. Qui di seguito, un’analisi, anzi no, un semplice elenco, a fini diciamo statistici, dei suoi argomenti, pagina per pagina (fedelmente mi limito a ricopiare dal giornale, che ho conservato appunto per questo).

Prima pagina. Berlusconi.

(Più esattamente il titolo, enorme, è : Ruby, processo a Berlusconi. Con intorno un caleidoscopio di articoli ed editoriali, alcuni dei quali rimandano all’interno. Da segnalare anche ai margini superiori, sopra il titolo, in quanto segnalazioni di articoli da ritrovare nelle pagine successive, o meglio, nel cosidetto giornale nel giornale, una specie di inserto culturale di «approfondimento», detto Repubblica 2 : le adozioni dei genitori single ; l’ultimo libro di Amélie Nothomb ; «il Tottenham beffa il Milan, con rissa finale», quest’ultimo a dir il vero in posizione strategica, cioè in maggior risalto. Quindi, nei margini inferiori, sempre R2 : il Bunga Bunga – cioè di nuovo Berlusconi – a Sanremo ; «un italiano su tre fatica a dormire», anche questo – come si confermerà in seguito – nel bel risalto che gli conviene).

P.2. Berlusconi.

P.3. Berlusconi.

P.4. Berlusconi

P.6. Berlusconi.

(E la p. 5 ? Un momento di giusta evasione, una bella pubblicità, a tutta pagina : Con TUTTO COMPRESO l’IPHONE E’ TUO A 10 E AL MESE)

P.7. Berlusconi.

P.8. Berlusconi.

P.9. Berlusconi.

P.10. Berlusconi.

P.11. Berlusconi.

P.12. Berlusconi.

(Ma, ad onor del vero, va specificato : solo in modo indiretto – vi si tratta dello scontro del ministro La Russa con un giornalista di Anno Zero, di cui si dirà in una successiva riflessione.)

P.13. Berlusconi.

(O forse bisognerebe dir meglio : «su» Berlusconi. Trattasi di un’intervista a Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà e governatore della Puglia, di cui il Giornale, di area berlusconiana, ha pubblicato in prima pagina una suo foto nudo, da adolescente, su una spiaggia – eh già ! – di nudisti, con il titolo : « Ecco il leader nudo ». E devo sottolineare, al di là delle mie simpatie o meno per il personaggio, che il suo linguaggio, il suo pensiero, in questa intervista, sono anni luce al di sopra di tutto quello che ho appena letto, sino a tale pagina 13.)

P.14 e p. 15. Si cambia soggetto, ma intendiamoci, sempre per restare in Italia : due pagine sull’ « emergenza immigrati ». P. 16, nuova pubblicità a tutta pagina, sulla Golf, che apprendiamo essere « Das Auto ».

Finalmente, a p. 17, si esce dall’Italia, è la cronaca estera (che qui va sotto il nome di «Mondo»), la rivolta medio-orientale, quella che nello stesso giorno (ho sostato a lungo all’edicola dell’aereoporto), monopolizza sin dai titoli di testa la maggior parte dei giornali francesi, tedeschi, spagnoli, inglesi, americani, che anche vi dedicano un gran numero di pagine di analisi, e che qui è tutta concentrata in una stessa pagina (la 17, appunto!), ed esclusivamente sul modo della cronaca (non un solo articolo, foss’anche piccolo, di analisi, approfondimento, in tutto il giornale) : Yemen, Libia, Egitto, Iran, il discorso di Obama, Bahrein, in diversi articoletti, su mezza pagina, l’altra mezza dedicata al «caso» : la cronista della Cbs violentata a piazza Tahrir (e con tutta la pena e l’indignazione che questa notizia provoca, non ci si può non chiedere come vengano decise le priorità nella redazione del giornale).

P. 18, ancora «Mondo», con Sarkozy e la crisi messicana, e sempre (Dio ci salvi dalle analisi) sul modo della cronaca, che specie se è di tipo giudiziario e ancor meglio scandalistico, possibilmente profumata di sesso, sembra piacere al lettore.

P.19, sempre «Mondo», mezza pagina sulla super multa alla Chevron, per i danni agli Indios dell’Amazzonia, l’altra mezza su una scoperta geologica, che rivela come la Gran Bretagna è diventata un’isola (dimenticavo, la sezione «Mondo» si accompagna del sottotitolo Per saperne di più).

Dopo un’altra bella pagina-pubblicità (20), alla 21 si torna alla Cronaca italiana (forse che troppo «Mondo» stroppia ?) : muore per amianto il re del cemento a Casale (¼ di pagina) ; il «caso» delle gemelle sparite a Marsiglia («sangue sulle rocce di Cap Corse» : ¼ di pagina), restante ½ di pagina per necrologi e Superenalotto.

P.22, restiamo in Italia (ma ora si chiama «Attualità») : su mezza pagina, la Svendita dei beni culturali (tuttavia si tratta sempre di cronaca, e cioè un’indagine al Ministero su due funzionari poco onesti ; anche se accanto, su una striminzita mezza colonna, c’è finalmente una microscopico tentativo di analisi del problema). L’altra mezza : pubblicità.

P.23 (sempre «Attualità») : Pedoni lenti, maleducati : sul marciapiede si litiga come in auto. L’intera pagina (lo giuro).

Pp.23-28. Economia (italiana).

Pp.29-33. RepubblicaViaggi. Il Canada (che, lo confermo, è paese civile e bellissimo). Ma anche, p. 32 : Sanremo (che cacchio c’entri con i viaggi, Dio solo lo sa) e Berlino (p.33).

Pp.34 e 35. Lettere e Commenti. Essenzialmente su Berlusconi, e Bunga Bunga, con la lodevole eccezione di un articoletto su Maghreb e Oriente, e uno, inevitabile, sul Tricolore : proprio l’indomani infatti si festeggiano (si vorrebbero, si dovrebbero festeggiare ?) i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Dopo la p. 36 (splendida ragazza, in tutta pagina di pubblicità), arriviamo infine a R2 : p. 37, «Il papà single» ; 38 e 39, «Adozioni : quando il papà fa anche da mamma» ; 40 e 41, moda (qui messa in rilievo come «stili di vita»). P. 42, pubblicità.

Quindi (p. 43) un’intera pagina (e di nuovo mi tocca giurare) sull’insonnia degli Italiani – è l’ «approfondimento» che era stato annunciato in prima pagina.

(Parentesi ariosa, la pubblicità sulla stessa pagina 43 per Tex – la serie storica, a colori, venduta con la Repubblica. I am serious : è a mio avviso uno dei migliori fumetti che l’Italia abbia mai prodotto, è una sorta di western sapiente mischia generi, un cocktail di Sergio Leone, John Ford e i fratelli Coen!)

Segue nuova publicità (p. 44, l’ultima fatica di Eugenio Scalfari, con inevitabile foto dell’autore). Poi p.45 (siamo sempre R2) pagina (anche questa annunciata in prima) dedicata a Amélie Nothomb, che c’è a chi piace e a chi meno.

Pp. 46 e 47 (R2, sempre). Patria e identità, con articoli e interventi vari. I 150 anni, appunto. Ma questo merita una riflessione in sé.

Pp. 48-51. Quattro belle paginozze su Sanremo.

P.52, aripubblicità (voce del dialetto romanesco, which means : pubblicità arrere, che invece è siciliano). P. 53, i programmi della televisione (e anch’essi meritano una riflessione in sé).

Pp. 54 e 55. Calcio (anch’esso come da annuncio in prima – siamo sempre in R2, eh : con quali criteri gli articoli, dall’insonnia al calcio passando per i beni culturali ed Amélie N. ci finiscano dentro è tutt’ora per me un mistero).

Per chiudere con (p. 56), pubblicità : Speaknow. DVD in vendita con Repubblica : impariamo l’inglese ! (Per leggere i giornali stranieri e capire meglio cosa avviene nel mondo ?).

***

N.B.

Quando ho scritto un paio di settimane fa l’articolo sul segreto di Arcore, pensavo di chiudere i miei conti con «quella» Italia, di cui non desidero affatto occuparmi. Paradossalmente, era un po’ come se avessi aperto una parentesi, per scrivere un articolo in cui spiegavo – come mi ha fatto notare un amico – perché non avessi più voglia … di scrivere, in «quella» direzione.

Ci sono state, inaspettatamente (per me), tante risposte, alcune sul web, pubbliche, moltissime via email, personali. Risposte spesso critiche. E spesso, con quelle «critiche», io mi son trovato … d’accordo. Da qui, la necessità di spiegarmi ancora, di riprendere alcuni argomenti sottopostimi, meglio di quanto potessi fare (e un poco ho fatto), brevemente, rispondendo caso per caso. Non solo per non spezzettare il mio già spezzettato ragionamento, ma anche e soprattutto perché in tutte quelle diverse risposte, critiche o meno, c’era un disagio collettivo che (almeno così mi è sembrato) meritava una risposta collettiva. Che tenesse aperta (spero non per molto) questa mia «parentesi» e sfidasse la mia diffidenza (che permane) per la scrittura rapida, da «rete».

Nel frattempo, e sempre con il retropensiero di quei commenti (e di altri che via via arrivavano) son dovuto partire per l’Italia. Le linee che precedono, insomma, come le altre che seguiranno (sino a chiusura di questa parentesi) sono il frutto dell’incontro di questo retropensiero e di quel che ho esperito durante questo breve viaggio in Italia.

Qualche precisazione.

Un amico francese, un po’ (ma solo un po’ !) scherzosamente, mi ha ricordato la differenza fra «nemici» primari e «nemici» secondari, mettendomi in guardia dal rischio di favorire i primi, per scagliarmi contro i secondi. Non credo che questa tattica politica di sapore veterocomunista – che per altro in generale ha prodotto in passato qualche guasto – si applichi all’Italia, caratterizzata dal fatto che l’uragano berlusconiano (che viene da lontano) ha da tempo rotto gli argini, e ha inquinato modi di pensiero e comportamento delle opposizioni. È molto dalle «nostre» parti che bisogna guardare, se vogliamo capire come mai – con le brevi e non abbastanza apprezzate parentesi prodiane – Berlusconi faccia il bello e il cattivo tempo, nel Bel Paese, da quasi vent’anni.

Non è, d’altro canto, «contro» Repubblica, o «contro» Anno zero (la prossima «tappa» del mio viaggio ), che mi scaglio (Repubblica, come giornale, e Anno zero, come trasmissione televisiva sono, come è noto, i due media più attivi e seguiti nella battaglia contro Berlusconi). A Repubblica, per restare al tema di oggi, scrivono alcuni giornalisti perbene, e che stimo molto – per far qualche nome proprio dal numero in esame: Barbara Spinelli, Michele Serra, Corrado Augias. Ma è il «progetto» di Repubblica, sin dalle famose «dieci domande», che sempre meno mi piace, mi convince, mi sembra efficace. (Del resto, ero convinto che il processo «Ruby», con dietro tutto il suo can can mediatico, non avrebbe steso Berlusconi, ma lo avrebbe almeno fatto barcollare visibilmente – invece, a mio grande stupore, il Sovrano ha subìto solo un leggero sbandamento : con la «sua» maggioranza che anzi si è fatta rapidamente più forte).

Infine, rispondendo a qualcuno che mi rimproverava di non proporre «soluzioni», confesso… di non averne – dovrei ? o dovrebbe essere questo il compito dei «politici» ? Certo, come molti altri, qualche idea ce l’ho, ma non necessariamente «risolutiva», o speranzosa. Anche se poi, in questo viaggio, ho trovato anche qualche inatteso motivo di conforto : in particolare, le due volte che – dopo tanti anni – ho comprato «Il Manifesto», e leggendo un articolo di Concita De Gregorio («l’Unità»).

E se poi, come diceva Mao Tse Tung (scherzo, eh !) «grande è la confusione sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente», possiamo dire che in Italia si vive nel migliore dei mondi possibili. Quando ci penso, quando penso a quel che potrebbe essere il suo futuro, non faccio altro che esprimere, infatti, il sentimento che mi sembra più diffuso fra gli «antiberlusconiani» : appunto, la confusione. È questa, forse, la ragione principale che mi spinge a scrivere : far circolare la mia «confusione», confrontarla con altre «confusioni», alcune interne, altre, come la mia, esterne, esuli (da fuori si capiscono cose che non si capiscono da dentro, e viceversa…). E nel confronto capire, forse, un po’ meglio cosa succede laggiù.

Per concludere queste precisazioni «preliminari», vorrei dire che non mi sento un virtuoso della picconata, né intendo iscrivere queste mie riflessioni a quel filone apocalittico che oggi, in Italia, sta diventando un vero e proprio genere retorico. Anch’esso, come il Sovrano scostumato e i fustigatori dei costumi, sintomo dell’Impero al tramonto. Il mio disagio è storico, non esistenziale. Vedo all’opera «l’eterno fascismo italiano», o se vogliamo (è un altro modo di dirlo) lo spirito della Controriforma vittorioso contro quello del Rinascimento : l’Italia diffida del mondo, e assediata si richiude in se stessa. Mentre è nel mondo e dal mondo che possono arrivare forze ed idee nuove, magari proprio attraverso quel mare che oggi fa tanta paura.

Giuseppe A. Samonà

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(Ante scriptum)

Testo privo di immagini

Per una volta ho chiesto alla redazione di poter «immaginare» solo con parole…)

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Giuseppe A. Samonà
Giuseppe A. Samonà, dottorato in storia delle religioni, ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. 'Quelle cose scomparse, parole' (Ilisso, 2004, con postfazione di Filippo La Porta) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte de 'La terra della prosa', antologia di narratori italiani degli anni Zero a cura di Andrea Cortellessa (L’Orma 2014). 'I fannulloni nella valle fertile', di Albert Cossery, è la sua ultima traduzione dal francese (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo). È stato cofondatore di Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale 'ViceVersa'. Ha vissuto e insegnato a Roma, New York, Montréal e Parigi, dove vive e insegna attualmente. Non ha mai vissuto a Buenos Aires, né a Montevideo – ma sogna un giorno di poterlo fare.

5 Commentaires

  1. Breve viaggio in Italia. 1. La Repubblica.
    Caro Giuseppe,
    ho letto il tuo articolo, e ne apprezzo lo stile e il contenuto.
    Sento di condividerne soprattutto la conclusione, in cui parli della confusione come sentimento comune agli « antiberlusconiani » e dell’Italia che si chiude in sé stessa per rassicurarsi ed evitare confronti.
    Mi permetto di aggiungere una testimonianza personale sull’assuefazione della parte progressista della società nei confronti del processo di impoverimento politico e culturale generale del Paese.
    Vengo da una famiglia di sinistra, mamma sessantottina, padre che lo è divenuto di riflesso. L’unico giornale che si leggeva in casa era La Repubblica di Scalfari.
    Televisione a parte, credo che l’involuzione qualitativa di questo glorioso quotidiano sia stata la cartina di tornasole della crisi della sinistra italiana. Tu citi Serra, Augias e la Spinelli: io sento di poter ringraziare solo Castaldo e Assante per l’informazione musicale e Beniamino Placido per le pagine culturali. Spesso mi accontentavo di leggere le pagine sportive, dove fior di giornalisti crescevano all’ombra di Gianni Brera.
    Quando ero ancora a casa, mi faceva tristezza vedere mio padre addormentarsi davanti a Porta a porta. Quando chiedevo, sfogliando La Repubblica: ma perché non comprate un altro giornale? I miei mi rispondevano: ormai ci siamo abituati.
    Credo che anche a Berlusconi e a D’Alema, ormai ci siamo abituati.
    Ho 35 anni, sono da due anni a Parigi, e la vita non è sempre facile.
    Ma chissa perché, riesco a non sentrimi preso per il culo.
    L’antidoto alla confusione? Resistere, forse…Adda passà a nuttata.

  2. Breve viaggio in Italia. 1. La Repubblica.
    grazie giuseppe per questi due ultimi articoli. e dire che « il segreto di arcore », visto il titolo, non volevo nemmeno leggerlo…

    continua su questa strada. l’unica critica costruttiva è quella che si fa in casa propria

    ciao

    • Breve viaggio in Italia. 1. La Repubblica.
      visto il titolo, non volevo nemmeno leggerlo…

      Figurati io, che non volevo neanche scriverlo! E ti ringrazio delle tue parole, che mi confermano che gli italiani della diaspora, quando sono dal lato in cui batte il cuore, partecipano di un malessere comune. A +. Gius

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