Il paese reale e un paese normale

Cosa divide un paese normale del nostro paese reale. Proviamo in undici esempi una incompleta sintesi degli elementi e tratti che caratterizzano il “berlusconismo” e quali sono le differenze con il comune senso del pudore o forse del sentire.

Breve premessa utile per comprendere questo confronto tra paese reale e paese normale. Bisogna leggere “berlusconismo” quando parliamo di paese reale e democrazia compiuta quando del paese normale.

Tutto chiaro mi sembra.
Incominciamo:

1) Nel paese reale il governo promuove un “Family day” in difesa dei valori tradizionali della famiglia, ispirati dal cattolicesimo, contro tutte le minacce provenienti da chi vuole equiparare quelle famiglie a le coppie di fatto o “peggio” il matrimonio eterologo con quello omosessuale, tacciando chi chiede più diritti per le coppie di fatto, qualunque esse siano, d’immoralità. Un anno dopo lo stesso governo taccia l’opposizione, specie di centro sinistra, di essere bacchettona e moralista perché chiede al premier, inquisito per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, più sobrietà e delle dimissioni che appaiono inevitabili allo stato delle cose e di presentarsi come tutti i cittadini davanti alla giustizia per affrontare da comune cittadino un giusto processo.
In un paese normale, il premier con o senza la premessa del “Family day” dopo essere stato inquisito per tali reati, con prove ritenute non dalla procura milanese, ma dal Giudice dell’indagini preliminari, più che fondate si sarebbe immediatamente dimesso da ogni carica per evitare di mettere in crisi l’onorabilità e l’immagine della nazione e certamente avrebbe abbandonato la politica (come fece ad esempio il governatore del Lazio Marrazzo, senza essere neanche inquisito).

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2) Nel paese reale l’unica cosa che conta è l’immagine (tranne quella dell’Italia), apparire e non essere. Come dimostrano le tante “veline e velone” della televisione di oggi. Avere soldi. La cultura non conta, anzi è un male da colpire a cui conviene tagliare i fondi (il prezzo dei cinema aumenta, i teatri hanno meno risorse, la cultura è vissuta come un inutile impaccio).
Nel paese normale l’unica cosa che conta è essere. Per apparire basta essere puliti dentro e fuori. Per un paese come l’Italia la cultura è quasi tutto. L’Italia, è stato fatto notare, è stata prima cultura e poi nazione. Altrove si difende e si spende per un patrimonio culturale ben inferiore al nostro.

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3) Nel paese reale si festeggiano i 150 anni della nostra nascita, con conflitti istituzionali, e finanche nel governo, dove i separatisti della Lega Nord invitano a non festeggiare, con una sufficienza che sfiora il disprezzo verso l’Italia, i suoi eroi e i suoi simboli. Lo stesso governo appare incapace nella sua ipocrisia di esprimere con forza la sua volontà unitaria solo per non innervosire l’unico alleato che rimane, ovvero la stessa Lega.
In un paese normale, questa festa sarebbe stata l’occasione per ricordare chi nel risorgimento e nella resistenza ha sacrificato la vita per darci una patria, si ricorderebbe la nostra Costituzione repubblicana, invidiataci da molti, una delle più moderne e democratiche nel mondo intero. Sarebbe l’occasione per conciliare i toni tra le forze politiche per ritrovare, almeno per un anno, una concordia di spirito e passione per rilanciare il nostro Paese in Europa e nel mondo. Si metterebbe mano a quelle riforme condivise necessarie al futuro e alla stabilità del paese.

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4) Nel paese reale impera l’ipocrisia, si paventano riforme necessarie della giustizia, solo per minacciare l’autonomia dei giudici, senza fornire agli stessi gli strumenti necessari per rendere la giustizia più efficace e veloce. Si parla di riforma ma si vuole solo condizionare l’alta magistratura colpevole di aver osato bilanciare lo strapotere padronale del capo del governo. Per cui si vuole finanche modificare i criteri elettivi della Corte Costituzionale rendendolo un organismo politico la dove la sua funzione è solo di verificare la costituzionalità delle leggi. Si parla ipocritamente di impedire l’uso delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, in nome della privacy, ma in realtà si vuole solo impedire di indagare sulle condotte penalmente perseguibili di Berlusconi. Come nell’epoca fascista, si vuole che i magistrati siano asserviti al potere governativo. Si vuole impedire il diritto alla cronaca, impedendo ai cittadini di conoscere i comportamenti pubblici e privati del capo del governo.
In un paese normale, il potere giudiziale e della corte suprema è ben separato dal potere governativo e parlamentare, vi è un bilanciamento dei poteri che garantisce equilibrio alla democrazia, che impedisce atti e leggi che siano contrari ai principi ispiratori della nostra Repubblica. Che consente così una sana vita della politica in un quadro normativo e di regole che sia chiaro ed inderogabile per tutti. Si garantisce la privacy ma in modo bilanciato anche l’informazione che in un paese normale non potrebbe essere gestito al 90% dal capo del governo, ma che sarebbe libero da vincoli politici ed ispirato solo dalla professionalità e capacità dei giornalisti, in modo libero ed aziendale e non in modo codino e genuflesso al potere (vedasi la Tv pubblica in particolare RAI 1).

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5) Il paese reale non è fondato sul lavoro e sul merito ma unicamente sul privilegio concesso spesso a mediocri faccendieri, legati al governo e al suo padrone, da vincoli di parentale, amicizia o semplice sudditanza. Nel paese reale il parlamento non è eletto dal popolo, ma nominato dai segretari dei partiti i quali decidono chi deve essere eletto, non per i suoi meriti politici o per la sua attenzione e presenza sui temi e argomenti che interessano i cittadini ma solo per interessi dei capi partito i quali scelgono per logiche di private convenienze interne o addirittura come per il nostro capo di governo, per far pagare con il denaro pubblico (ovvero quello di noi tutti) performance spesso sessuali o che comunque con la politica non hanno nulla a che vedere (si veda l’elezione della Minetti in Regione Lombardia che senza alcuna esperienza politica è stata imposta dall’alto sembra solo perché era l’igienista dentale di Berlusconi e gli procurava le mignotte).
In un paese normale conta solo il merito, si privilegia il lavoro e si aiutano i giovani nella loro formazione ed inserimento nel mondo del lavoro. Il parlamento è eletto dal popolo e il parlamentare non è ricattabile, rispondendo alla sua coscienza e agli elettori che gli hanno dato il mandato. Il parlamentare, prima di essere tale, ha svolto una lunga gavetta nel territorio, conosce i problemi dei suoi elettori e mantiene i contatti con essi anche dopo l’elezione. Agisce per un suo credo politico e non per accaparrarsi la pensione di parlamentare, rinuncia a privilegi e pensa di dover essere sempre un esempio per i suoi concittadini (specialmente per i giovani), avendo sempre presente, come da Costituzione, la sua onorabilità e quello del paese che rappresenta, mantiene una sua sobrietà, evita di fare il guitto per la televisione e non cerca di togliere il lavoro ai comici e satirici.

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6) Nel paese reale si impone un contratto di lavoro agli operai in aperto contrasto con la Costituzione e con lo statuto dei lavoratori, si impone che non si può avere dieci minuti di pausa durante il turno (otto ore) alla catena di montaggio, contemporaneamente si fanno regali ad escort, di case e migliaia di euro e auto e gioielli, mentre il paese diviene sempre più povero e molti giovani veramente qualificati sono costretti, spesso con la morte nel cuore, a lasciare i propri amici, le famiglie, la propria storie e le proprie città, per essere considerati almeno all’estero, mentre in Italia il padrone del governo festeggia con la sua corte di nani, guitti e ballerine, al ritmo del bunga-bunga.
In un paese normale si medierebbe tra le necessità delle aziende e quelle dei lavoratori, il governo sarebbe presente e dirigerebbe questa mediazione. Si chiederebbero sacrifici ma mai si renderebbe carta straccia la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori, si cercherebbe di non dividere i sindacati ma di richiamarli ad un concorso responsabile nella stipula dei contratti. Si ricorderebbe ad aziende simbolo del paese che hanno dei doveri verso lo stesso paese che molto ha dato per quelle aziende e per la loro prosperità.

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7) Nel paese reale ci si dimentica di Falcone e Borsellino e si dichiara che mafiosi come Mangano sono eroi, si difende a spada tratta politici corruttori come Previti e collusi con la mafia come Dell’Utri (naturalmente tutti uomini del padrone del governo), si dice che è giusto evadere le tasse (50 miliardi di euro negli ultimi anni), si fanno continui condoni edilizi con i quali si è devastato il paesaggio e l’inestimabile valore archeologico di intere aree (si pensi alla valle dei templi di Agrigento), tutto questo mentre il patrimonio archeologico va a pezzi (Pompei) e quello idrogeologico pure, ogni pioggia in Italia diviene ormai alluvione. In questo paese le regole si cambiano ogni minuto a seconda degli interessi del padrone e dei suoi galoppini. Non c’è una sola idea che sia certa e assoluta, tutto si trasforma secondo interessi di casta o addirittura individuali.
In un paese normale, non ci sarebbe un premier che ha avuto rapporti con persone legate alla mafia (Mangano), sarebbe chiaro chi sono gli eroi (Falcone e Borsellino, per esempio, ma ce ne sono moltissimi) e chi i nemici dell’Italia (le mafie e i loro conviventi). In un paese normale come in tutto il mondo civile non esisterebbero condoni e gli evasori fiscali sarebbero puniti duramente e anche con il carcere e per molti anni (come negli Stati Uniti). Il patrimonio archeologico come la nostra storia sarebbero difesi e valorizzati.

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8) Nel paese reale non esiste la memoria e non si guarda al futuro si pensa sempre e solo al presente, divorando in un “carpe diem” odioso e volgare ogni risorsa e possibilità. La storia è ritenuta inutile e pericolosa con i suoi edificanti esempi che non vanno celebrati (non a caso il premier non ha mai festeggiato il 25 Aprile, l’unica volta ch l’ha fatto si rifece il pomeriggio con la minorenne Ruby ed una buona dose di bunga-bunga, quasi per “pulirsi” del peccato commesso. Si vuole confondere la storia mettendo sullo stesso piano partigiani e repubblichini, briganti, borboni ed eroi del risorgimento. Non si guarda al futuro (il padrone è anziano ed urgenza di consumare ora n.d.r.). I cittadini non sono tali. Il loro compito è solo di consumare. In questa società i cittadini sono aboliti, contano solo i consumatori.
Nel paese normale, si difende e si tiene alta la memoria storica di un paese, se ne celebra degnamente le giornate di gloria e di dolore. Si ricorda chi siamo e da dove veniamo. Si guarda al passato per cercare risposte per il futuro. Si vive il presente serenamente e non solo per consumare, ma per rendere confortevole la vita ai propri cittadini rendendo le città a misura d’uomo, difendendo gli elementari diritti a tutti e nessuno escluso, si cerca di elevare la condizione morale, culturale e sociale degli abitanti e di non renderli solo massa di manovra, schiera acefala utile al consumismo.

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9) nel paese reale si comprano e vendono onorevoli e senatori. Il capo del governo impunemente ritiene che le persone si possano comprare. Si considerano quelli che lasciano onori e vantaggi, per una idea nuova ed europea di destra come traditori, ma si difende la liberta di coscienza di chi si vende ritornando al servizio del padrone per qualche vantaggio e magari avere la certezza della rielezione. Potremmo dire: “escort della politica”.
In un paese normale la coerenza e il coraggio delle idee sono ritenuti valori essenziali ed esemplari per chi si occupa della politica e quindi del bene di tutti. Si può cambiare idea, ma di solito è un processo lungo e travagliato e non miracolistico. In altri tempi si dava la vita per la propria fede politica e per la propria coerenza. Oggi si dà altro.

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10) Nel paese reale disvalori come l’opportunismo, l’ipocrisia, l’egoismo, l’arrivismo, l’arroganza, la prepotenza, la volgarità, il disprezzo per i “diversi”, la corruzione, il populismo (per citare solo degli esempi), non sono ritenute cose spregevoli e da condannare, ma utili strumenti e requisiti del successo di una persona. Elementi di una presunta leggerezza della vita e gran parte dell’informazione, in mano al padrone Silvio, cerca di convincere l’opinione pubblica che questo sia modernità, effettuando una sorta di lavaggio mentale sulle coscienze degli italiani.
In un paese normale questi disvalori sarebbe sostituiti dal coraggio delle proprie idee, dalla libertà di esprimerle, sarebbe incoraggiata la solidarietà tra i cittadini e tra le generazioni, sarebbe ben voluta la modestia e la sobrietà specie nella condotta pubblica, si farebbero progressi nel lavoro per meriti e capacità e non per altro; la prepotenza sarebbe punita e non sarebbe favorita la volgarità, i diversi sarebbero tutelati e accolti come recita la nostra Costituzione. Le persone sarebbero considerate pensanti ed incoraggiate a valutare e giudicare (specie i propri governanti) e non ridotte a claque dei potenti. Sarebbero valori e non disvalori a segnare il successo di una persona.

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11) Nel paese reale c’è tanta gente che crede e difende il capo del governo (il padrone dell’azienda Italia) e tanti altri che ci marciano, che sono evasori fiscali, corrotti e corruttori, soliti chiedere raccomandazioni e favori non dovuti, che devastano il paesaggio, che non vogliono regole ma neanche la libertà, che sono abituate in modo parassitario a trarre vantaggio da situazioni politiche come queste, che sono soliti speculare e devastare il territorio, sfruttando le sacche di debolezza e povertà che crescono, che sfruttano esseri umani con il lavoro nero, collegandosi con qualunque mafia pur di avere rapidi vantaggi, ci sono genitori che incoraggiono le figlie prostituirsi per avere vantaggi e ricchezze.
In un paese normale la gente sarebbe in piazza ad invocare libertà, dignità, pane e democrazia. Un sistema più giusto nel lavoro; delle scuole che funzionino; il rispetto dei giovani che invocano il loro futuro e delle donne che chiedono rispetto per i propri diritti e per la propria dignità. Si invocherebbe più attenzione alla cultura e al suo patrimonio, si chiederebbe il rispetto della Costituzione frutto del sangue di tanti italiani che si sono battuti contro l’oppressione nazi-fascista, il rispetto dell’informazione e delle istituzioni. Si chiederebbe alla politica tutta di riformarsi, di rinunciare ad ingiusti privilegi a tornare a pensare che il ministro è il servo dei cittadini e non i cittadini servi del ministro.

(tra le foto dall’alto in basso il family day, la Consulta, il logo per i 150 anni d’unità d’Italia, Garibaldi ed altro)

Veleno

veleno@altritaliani.net

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1 COMMENTAIRE

  1. Il paese reale e un paese normale
    particolarmente d’accordo sui punti 6 e 11, ho da ridire sui punti 3 e 8.
    nel punto 3 si dice:

    « [i]n un paese normale, questa festa sarebbe stata l’occasione per ricordare chi nel risorgimento e nella resistenza ha sacrificato la vita per darci una patria, si ricorderebbe la nostra Costituzione repubblicana, invidiataci da molti, una delle più moderne e democratiche nel mondo intero. »

    questa presa di posizione mostra che l’autore non si è mai premurato di informarsi su fonti diverse da quelle ufficiali su come sia andato veramente il cosiddetto Risorgimento. quanto al fatto che la Costituzione italiana sia una delle più democratiche, è anche una delle meno rispettate del globo, e fin da quando è stata creata (non è certo B il primo a fregarsene), quindi nella pratica vale carta straccia.

    nel punto 8 si dice:
    Si vuole confondere la storia mettendo sullo stesso piano partigiani e repubblichini, briganti, borboni ed eroi del risorgimento.

    mettere sullo stesso piano repubblichini e briganti è un insulto alla storia del Sud. i briganti combattevano per evitare una conquista che nessuno al sud aveva chiesto. e, a meno che non ci si limiti alle fonti ufficiali dello stato italiano, cioè di chi quella conquista l’ha portata avanti, non si può non vedere che la storia degli « eroi del risorgimento » è pura retorica di Stato, di cui un’analisi per altri versi attenta dovrebbe fare a meno. concordo che i briganti NON SONO sullo stesso piano dei piemontesi: i primi difendevano la loro terra, i secondi volevano soggiogarla. i primi non hanno commesso eccidi di massa, i secondi sì.

    per finire, una domanda: non è che si confonde il paese normale con il paese ideale?

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